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19 febbraio 1416: la nascita del ducato di Savoia e la stagione di Amedeo VIII detto il Pacifico

Il 19 febbraio è una data significativa nella storia del Piemonte e dei territori sabaudi perché proprio in questo giorno, il 19 febbraio 1416, l’imperatore Sigismondo I della casata di Lussemburgo concesse l’ambito titolo ducale ad Amedeo VIII di Savoia, succeduto al padre, Amedeo VII detto il Conte Rosso, alla guida dello Stato sabaudo.

Nacque così ufficialmente, il 19 febbraio di 608 anni fa, il ducato di Savoia, una realtà statale ormai consolidata nella cartina politica dell’Europa del tempo che, di lì a poco, nel 1418, si sarebbe ulteriormente rafforzata con l’incorporazione del principato di Acaia, avvenuta a seguito della morte di Ludovico, ultimo esponente del ramo cadetto dei Savoia-Acaia. A questo ramo della famiglia, verso la fine del XIII secolo, era stato affidato il governo dei territori piemontesi, nel quadro però di un rapporto di vassallaggio e di subordinazione al ramo principale che era funzionale a preservare l’unitarietà dello Stato sabaudo contro i rischi di frammentazione.

La promozione di Amedeo VIII di Savoia al rango di duca segnò il riconoscimento, da parte dell’imperatore, dei meriti acquisiti dalla dinastia e rispecchiava, sul piano della progressione nella gerarchia nobiliare, l’effettiva influenza politica e militare che i sabaudi erano in grado di esercitare nel contesto europeo del tempo. Inoltre, la solenne cerimonia organizzata per celebrare l’arrivo nel castello di Chambéry dell’imperatore Sigismondo aveva un suo precedente in quella che era stata allestita qualche decennio prima, nel 1365, in occasione dell’investitura di Amedeo VI, detto il Conte Verde, al rango di vicario imperiale.  

La data del 19 febbraio rimase scolpita nella storia della dinastia, che poté quindi elevarsi nel quadro politico europeo e ottenere un prestigio maggiore, ma entrò anche a far parte della memoria storica e culturale della terra di Savoia, che celebra ogni anno, in questo giorno, la sua Festa nazionale e identitaria.

Protagonista di questo importante riconoscimento fu Amedeo VIII di Savoia, detto il Pacifico, figlio di Amedeo VII di Savoia, il Conte Rosso, e di Bona di Berry, asceso al potere effettivo al principio del Quattrocento dopo un lungo periodo in cui la reggenza dello Stato sabaudo era stata affidata alla nonna di Amedeo, Bona di Borbone, moglie del Conte Verde.

Veduta del castello di Ripaille nel Chiablese (provincia storica della Savoia).

La stagione di Amedeo VIII è ricordata dagli storici sia per l’abile equilibrismo diplomatico con cui il duca sabaudo seppe muoversi con saggia prudenza (da cui il soprannome “Il Pacifico”) nel turbolento quadro politico internazionale di quegli anni – ad esempio in occasione della contesa tra i duchi di Orléans e i duchi di Borgogna (guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni) durante la follia del re Carlo VI di Valois, o nel conflitto che, a più riprese, oppose Venezia e Firenze alla potenza viscontea (guerre di Lombardia) – sia per l’encomiabile sforzo di razionalizzazione e modernizzazione dell’apparato amministrativo dello Stato, di cui è massima testimonianza, nel settore giuridico, la pubblicazione nel 1430 (dopo la prima versione del 1423) dei Decreta seu Statuta (un corpo legislativo in cinque libri).

Sul piano delle acquisizioni territoriali, con il governo di Amedeo VIII lo Stato sabaudo approfondì l’asse di penetrazione nella regione oggi svizzera del Vaud, attraendo nella propria sfera d’influenza la ricca città di Friburgo, e consolidò le posizioni sul versante piemontese, raggiungendo la linea della Sesia con l’acquisizione di Vercelli (1427), espandendosi verso nord con la dedizione dell’Ossola (1411) e rafforzandosi anche in altre direzioni, a danno degli interessi angioini e dei marchesi del Monferrato, in particolare con l’ingresso nell’orbita sabauda di Mondovì (1396) e Chivasso (1435).

La figura di Amedeo VIII è, inoltre, indissolubilmente legata alle intricate vicende religiose e politiche che lo condussero nel 1439, per volontà del Concilio di Basilea, ad essere eletto papa con il nome di Felice V, sostenuto da alcuni cardinali, vescovi e principi (tra cui l’Elettore di Sassonia e il granduca di Lituania) in opposizione al pontefice romano Eugenio IV, tacciato di eresia e simonia. Pochi anni prima, nel 1434, dopo aver lasciato il governo dello Stato al figlio Ludovico, nominato Luogotenente generale, Amedeo VIII aveva deciso di ritirarsi nel castello di Ripaille, residenza sabauda situata a Thonon nel Chiablese, sulle rive del lago Lemano, che, proprio per volere di Amedeo, era stata trasformata in un castello-convento, centro di vita spirituale affidato a un priore e a quattordici religiosi.

Torino, cappella della Sindone: dettaglio del monumento funebre in marmo bianco dedicato ad Amedeo VIII di Savoia.

In seguito, il castello-convento di Ripaille venne scelto anche quale sede del nuovo ordine cavalleresco e religioso di San Maurizio fondato nel 1434 per volere dello stesso Amedeo VIII e destinato ad essere unificato, al tempo di Emanuele Filiberto, con l’ordine di San Lazzaro per confluire nell’odierno Ordine Mauriziano (intitolato ai santi Maurizio e Lazzaro).

Provvisto di sette torri circolari, di cui quella più alta riservata al capo dell’Ordine, cioè allo stesso Amedeo, il castello di Ripaille divenne, quindi, dal 1434 dimora del duca sabaudo e di sei cavalieri dell’Ordine, suoi compagni di vita spirituale, ma, forse per la fama di devozione e religiosità che s’era guadagnato in quegli anni, unitamente alle innegabili capacità diplomatiche, il duca Amedeo VIII venne convocato dai padri conciliari riuniti a Basilea che lo elessero papa in aperto contrasto con Eugenio IV, dichiarato decaduto, aprendo un nuovo scisma in seno alla Chiesa d’Occidente. Una decina di anni più tardi, nel 1449, “per favorire l’unità dei Cristiani” e ricomporre lo scisma, Amedeo VIII si risolse a dimettersi dalla carica, dopo aver trovato un’intesa con il nuovo papa romano, Niccolò V, che accettò di riconoscere come validi gli atti emanati dal duca sabaudo negli anni del pontificato.

Conclusa l’esperienza come “anti-papa” e ottenuto il titolo cardinalizio, Amedeo VIII tornò al castello di Ripaille, dove morì nel 1451. Il primo duca di Savoia trovò sepoltura nella cappella del castello, che però, durante l’invasione bernese del 1536, fu profanata e saccheggiata. I resti di Amedeo non andarono dispersi, ma vennero raccolti dal signore di Evian e custoditi nel suo castello, all’interno di una cassa in legno di cipresso. Più tardi, il duca Emanuele Filiberto diede ordine di traslare le ossa dell’antenato a Torino, dove furono deposte nella Cattedrale e qui rimasero fino all’Ottocento quando, per volere di re Carlo Alberto, vennero collocate nella Cappella della Sidone, accanto ai resti di altri esponenti della dinastia.

Paolo Barosso

Giornalista pubblicista, laureato in giurisprudenza, si occupa da anni di uffici stampa legati al settore culturale e all’ambito dell’enogastronomia. Collabora e ha collaborato, scrivendo di curiosità storiche e culturali legate al Piemonte, con testate e siti internet tra cui piemontenews.it, torinocuriosa.it e Il Torinese, oltre che con il mensile cartaceo “Panorami”. Sul blog kiteinnepal cura una rubrica dedicata al Piemonte che viene tradotta in lingua piemontese ed è tra i promotori del progetto piemonteis.org.

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