26 marzo 1980: se ne andava il grande Erminio Macario
Il 26 marzo di 39 anni fa se ne andava uno dei comici più amati dai torinesi e non soltanto da loro, vista la popolarità acquisita nel corso degli anni nel mondo della rivista, del teatro, del cinema e della televisione. Erminio Macario ci lasciava all’età di 78 anni, lasciando un grande vuoto. Un vuoto che nessuno è riuscito a colmare negli anni successivi, vuoi perché è cambiato il modo di fare spettacolo e di divertire, vuoi perché come diceva il suo amico Totò “la classe non è acqua, tutt’al più vino”. Tre cose avevano in comune Macario e i grandi comici del suo tempo: il talento, la precocità e la povertà. Nato a Torino il 27 maggio 1902, inizia a recitare da bambino nella filodrammatica della scuola, scuola che deve abbandonare molto presto per lavorare e dare una mano alla famiglia. Ma il giovane non molla e, tra un lavoro e l’altro, entra in una compagnia itinerante, nel 1920 esordisce su un palco in un paesino vicino a Belgioioso in provincia di Pavia.
Il 1921 è l’anno del debutto in un teatro di prosa e nel 1924 approda finalmente al varietà. E’ in scena con il ruolo di secondo comico nella compagnia di Balli e Pantomime di Giovanni Molasso al Teatro Romano di Torino. Per Macario è un salto di qualità, ma è anche l’occasione per sviluppare la sua naturale inclinazione all’arte mimica. Ma la passione del giovane Erminio è la comicità e inizia a metterla in scena nel 1925, quando la famosissima soubrette Isa Bluette lo nota e lo scrittura nella sua compagnia. Accanto alla Bluette intuisce che il successo di uno spettacolo consiste soprattutto nella presenza sulla scena di donne avvenenti, belle e soprattutto dalle gambe lunghe. Il comico è ben consapevole dell’efficacia del contrasto tra il candore e la semplicità della propria maschera e il sottinteso erotico delle belle soubrette che lo affiancano sulla ribalta, sfilando seminude in una nuvola di cipria, per la gioia degli sguardi del pubblico. Nascono così le famose “donnine” che si chiameranno via via, Wanda Osiris, Tina De Mola, Marisa Maresca, Lea Padovani, Elena Giusti, Isa Barzizza, Dorian Gray, Lauretta Masiero, Sandra Mondaini, Marisa Del Frate.
Il comico riesce a costruirsi un personaggio tutto suo, una maschera clownesca le cui caratteristiche più appariscenti sono un ciuffo di capelli sulla fronte, gli occhi arrotondati e la camminata ciondolante; i suoi personaggi sono caratterizzati inoltre da un adattamento del dialetto torinese. Rimane con Isa Bluette fino al 1929, anno in cui firma la sua prima rivista Paese che vai. Il 1930 è l’anno di un altro passo importante: fonda la sua compagnia teatrale che sarà una delle più longeve e proficue del teatro italiano. Nel 1937 scrittura Wanda Osiris e costituisce la coppia più famosa della rivista , mentre un anno dopo scoppia l’amore con la giovanissima Giulia Dardanelli. Ma Macario è già sposato con la coreografa Maria Giuliano e non sarà facile per ottenere il divorzio. Soltanto nel 1951 riuscirà a convolare a nozze e dovrà farlo a Parigi.
Nella sua lunga carriera, l’attore torinese annovera anche l’esperienza cinematografica, ma i film dove appare non ottengono mai il successo che gli riserva il teatro. E’ da segnalare il ruolo drammatico rivestito in Italia piccola di Mario Soldati: una prova eccellente che mette in evidenza la notevole versatilità del comico. Negli anni ’70 Macario si dedica al teatro di prosa, distinguendosi anche in ruoli drammatici, fa anche qualche incursione nel teatro in lingua piemontese e ottiene un grande successo con le Miserie ‘d Monssù Travet, messo in scena al Teatro Stabile.
Gli ultimi anni della sua vita li spende nella creazione di un teatro tutto suo in via Maria Teresa, a Torino: nel 1977 decide di inaugurarlo misurandosi con il grande Molière, realizzando “Sganarello”, un’esilarante rivisitazione della commedia “Il medico per forza”. Ma le lungaggini burocratiche gli impediranno di realizzare appieno il suo sogno. Nel gennaio del 1980 Macario accusa un malessere durante l’ultima replica dello spettacolo “Oplà, giochiamo insieme”. Malessere che si scoprirà essere un tumore. Si spegne il 26 marzo 1980, nella sua Torino. Accanto c’è l’amatissima moglie Giulia Dardanelli.