La Pastorale di don Luca e i suoi ragazzi incontrano il Salone del Libro
TORINO. Don Luca Peyron è passato dal fare l’avvocato a prendere i voti, a interpretare il ruolo che ha rivestito all’interno del film “Fai bei sogni”, tratto dal romanzo del giornalista Massimo Gramellini, fino ad approdare alla scrittura. Certo è che, come dicono Gerardo, Marta, Adriana ed Eleonora, alcuni dei suoi ragazzi facenti parte di un clan universitario, Luca è molto attivo e coinvolgente, tanto da riuscire a unirli nelle varie attività che propone in qualità di loro assistente ecclesiastico.
Nello specifico questo don, poco più che quarantenne, è il direttore dell’ufficio per la Pastorale Universitaria a Torino, una sezione che comprende la Pastorale giovanile, e riguardo il libro che ha scritto “Per una pastorale universitaria”, pubblicato dalla casa editrice Elledici, afferma: «La Pastorale Universitaria è vista come qualcosa di nicchia, ma l’universtà è un tempo straordinario della vita, e accompagnare i giovani in questo tempo significa farlo per il presente, ma anche per il loro futuro, costruendo qualcosa che possa essere un bene comune». L’esperienza più bella, a parer suo, risiede nel quotidiano, quando ci si accosta a questi ragazzi e li si ascolta, perché diventare adulti è faticoso, ma è l’unico motivo per cui si esiste.
Tra le pagine del libro si può cogliere il pensiero sulla responsabilità, che è di tutti, compresi i docenti, i quali dovrebbero assumersi anche la paternità e la maternità degli studenti. «L’università è il luogo di circolazione delle idee, e il pensiero non deve essere tarpato. I ragazzi devono seguire il desiderio di diventare realmente protagonisti delle proprie vite. Inoltre, la Pastorale Universitaria è lo strumento della Chiesa per aprire una strada all’interno del mondo accademico, ed è a disposizione della società civile. I giovani oggi vivono molte solitudini, e hanno bisogno di qualcuno che non li giudichi, ma li comprenda. Papa Francesco ha detto che dialogare significa fare delle cose insieme, ciò che si dovrebbe fare con questi giovani».