Osservatorio culturale del Piemonte, vent’anni di relazioni e scambi in Italia e all’estero
TORINO. Confronti e scambi con gli altri Osservatori, con Università e centri di ricerca Italiani, sono stati costanti in questi anni per l’Ocp, l’Osservatorio culturale del Piemonte, che si è relazionato anche con Istat e Mibact e, a livello europeo e internazionale con Eurostat, con Unesco, Ocse e con numerosi network, che hanno a che fare con gli operatori della cultura e i ricercatori in ambito culturale. Compiuti 20 anni di attività, festeggiati al Caffè Muller di Torino con un convegno denominato “Ieri, oggi, domani”, i rappresentanti del mondo culturale piemontese hanno fatto il punto sulla cultura del territorio, com’era in un mondo privo di Google e di una rete tanto “invadente”.
«In 20 anni c’è stato il lavoro costante a contatto con tutti i partner che hanno dato vita all’Osservatorio Culturale, il dialogo con i funzionari della Regione Piemonte e degli Enti locali per migliorare la qualità di un dato, per fornire informazioni che potessero orientare una decisione, la cooperazione con le Fondazioni Bancarie e la Camera di Commercio per analizzare i programmi e restituire valutazioni d’impatto, il lavoro di condivisone con l’Agis e le Associazioni di categoria, lo scambio scientifico e metodologico con l’IRES, in una attività di messa in circolo delle conoscenze. Tutto ciò ha rappresentato un’opportunità di scambio e di approfondimento eccezionale, a stretto contatto con i decision makers e con gli operatori nella costruzione degli scenari, nel consolidamento delle convinzioni in merito a ciò che fosse opportuno proporre o fare, evitando un distacco analitico», ha dichiarato Luca Dal Pozzolo, responsabile dell’Osservatorio.
Antonella Parigi, assessore alla Cultura e al Turismo, ha detto: «Oggi le speranze e le attese riposte in una strategia d’investimento nella cultura hanno prodotto, non senza difficoltà, una stagione comunque irripetibile, che ha dato vita a un modello Torino riconosciuto internazionalmente, pienamente percepibile proprio alle soglie della più grave crisi economica dell’ultimo secolo e che, nonostante la caduta verticale delle risorse disponibili e gli impatti fortissimi sulle organizzazioni culturali, ha saputo mantenere elevati livelli di offerta e di qualità, continuando ad attrarre un pubblico di turisti culturali in dimensioni che solo pochi anni prima parevano rappresentare un miraggio». Parigi ha inoltre affermato che la consapevolezza di quanto sia importante la cultura pare essere cresciuta nel tempo, ma, mancando un vero spirito imprenditoriale, la trasformazione della mentalità è faticosa. «Vedo che insieme alle tecnologie procedono fattori importanti come il ripopolamento dei nostri borghi e la rivalutazione dell’agricoltura e dell’artigianato. Ecco il senso della fluidità della cultura».