La “maestrina dalla penna rossa” di De Amicis è esistita e viveva a Torino
TORINO. Camminando con il naso all’insù per le strade della città, si potrebbe rimanere a bocca aperta facendo un po’ di attenzione tra le vie dei quartieri. In largo Montebello, ad esempio, in zona Vanchiglia, c’è una targa al civico 38, una delle numerose che si trovano sopra i muri degli edifici. Questa però riporta alla mente uno dei personaggi di quel delizioso racconto di amicizia e povertà che fa parte della memoria collettiva, e si ritrova nel romanzo “Cuore” dello scrittore Edmondo De Amicis: la “maestrina dalla penna rossa”.
Giuseppina Eugenia Barruero, nata nel 1860, visse a Torino proprio in quella via. Si dice facesse la maestra elementare, e che l’autore fosse stato ispirato da lei nel dare vita al personaggio del libro, un’insegnante molto dolce verso i propri allievi, e dotata di un grande senso materno. La vita di questa donna fu molto lunga per quei tempi, e, quando morì nel 1957, il popolare settimanale italiano “La Domenica del Corriere”, fondato a Milano nel 1899, le dedicò la copertina, riportando in prima pagina la notizia del decesso.
Si legge: “È morta a Torino Eugenia Barruero, la “maestrina dalla penna rossa” che De Amicis ha esaltato in una delle pagine più belle del suo capolavoro. Appunto ispirandosi a quella pagina il pittore Walter Molino ha ricostruito qui la scena dell’uscita dalla scuola, con la maestrina che “corre come una bimba” dietro all’uno e all’altro per rimetterli in fila e li segue fin sulla strada sempre allegra e sorridente. Un papà aspetta il figlio, il piccolo Enrico, allievo di terza. Quel papà è Edmondo De Amicis. La maestrina, nata nel 1860, aveva allora 26 anni”.
Dalla penna di De Amicis le parole con cui la maestra sarà descritta, e quindi ricordata per sempre da tutti coloro che hanno avuto la fortuna d’immergersi tra le pagine di “Cuore”, usciranno gentili: “Sempre allegra, tien la classe allegra, sorride sempre, grida sempre con la sua voce argentina che par che canti, picchiando la bacchetta sul tavolino e battendo le mani per imporre silenzio; poi quando escono, corre come una bimba dietro all’uno e all’altro per rimetterli in fila; e a questo tira su il bavero, a quell’altro abbottona il cappotto perché non infreddino; li segue fin sulla strada perché non s’accapiglino, supplica i parenti che non li castighino a casa e porta delle pastiglie a quei che han la tosse, e impresta il suo manicotto a quelli che han freddo; ed è tormentata continuamente dai più piccoli che le fanno carezze e le chiedon dei baci, tirandola pel velo e per la mantiglia; ma essa li lascia fare e li bacia tutti, ridendo”. Poi fa ritorno “a casa ogni giorno arruffata e sgolata, tutta ansante e tutta contenta, con le sue belle pozzette e la sua penna rossa”.