Quando a conquistare i cieli piemontesi non fu un uomo, bensì “madama” Blanchard…
TORINO. L’audace coraggio di una donna offriva ai torinesi il brivido della prima conquista dell’aria. La singolare impresa avvenne nella Torino capoluogo de le Departément du Po quando il Piemonte era una provincia francese. Era il 26 aprile 1812 e sul piazzale antistante il castello del Valentino, madame Sophie Blanchard dava il primo saggio di ascensione aeronautica in Piemonte innalzandosi nel cielo di Torino. La novità generò curiosità, per assistere all’avvenimento la folla numerosa accorse incredula, si era diffusa la notizia anche fuori città, madame Blanchard aveva polarizzato l’attenzione, non solo per la prima ascensione in pallone sopra Torino, ma soprattutto per ammirare la prima donna che pilotava e volava tra le nuvole con un aerostato.
Erano trascorsi non molti anni da quella data del 5 giugno 1783 quando i fratelli Joseph e Etienne Montgolfier in un paesino nella valle del Rodano, ad Annonay, realizzarono la prima apparecchiatura volante in tela e carta che riuscì ad alzarsi dal suolo per più di 1500 metri, sfruttando dell’aria calda soffiata dentro un pallone di dodici metri di diametro. Finalmente l’uomo realizzò il sogno di volare, le ricerche proseguirono negli anni seguenti, molti furono i pionieri che si dedicarono a sperimentare gas più leggeri dell’aria e vari materiali da utilizzare per costruire le apparecchiature volanti.
I rischi di alzarsi in volo comunque erano ancora tanti, anche quando madame Blanchard quel pomeriggio di tiepido sole primaverile si stava preparando sulla sponda del fiume Po. Non aveva a disposizione mappe dettagliate dei luoghi, non aveva indicazioni sui venti, sulla pressione atmosferica o su previsioni metereologiche affidabili, doveva solo affidarsi alla buona sorte. Ma Sophie Blanchard era una temeraria, una professionista dopo tante ascensioni, il suo principale obiettivo quando saliva in solitaria nel cestello con il pallone verso il cielo, era di rendere spettacolare l’impresa e dimostrare che anche una donna era in grado di volare e poi in fondo l’ascensione quel giorno sopra Torino sarebbe stata a bassa quota. Controllati gli ultimi dettagli l’aerostato si alzò in volo, ecco cosa scrisse il “Giornale italiano” il 2 maggio 1812 per raccontare l’impresa: «Torino, 28 Aprile. L’ascensione di madama Blanchard, che fu annunziata per giorno 19 del corrente mese, venne differita a cagione della pioggia, ed ebbe luogo l’altr’jeri con un tempo affatto sereno. Era questa la prima volta che gli abitanti di Torino godevano di uno spettacolo sì magnifico. La novità avea altresì fatto concorrere un gran numero di forestieri. Alle ore 4 e mezzo pomeridiane l’intrepida viaggiatrice si è innalzata nell’aria salutando gli spettatori. Un grido di soddisfazione, ed unanimi applausi si levarono da per tutto. Il pallone restò librato per lunga pezza sulla città; ma un colpo di vento lo spinse verso il sud-est. Alle ore 5 e 22 minuti madama Blanchard discese in un campo del comune di Ceretto; dipartimento di Marengo, distante 7 leghe e mezzo da Torino, ove fu accolta dagli abitanti. Il maire di Cocconato e parecchie persone che giunsero nello stesso tempo, ebbero per essa tutte le cure ed ogni riguardo. L’abbiamo veduta jeri ritornare a Torino in perfetta salute».
Ci fu l’imprevisto, il vento spinse il pallone lontano e sparì alla vista degli spettatori che rimasero attoniti e preoccupati per le sorti dall’aeronauta, fortunatamente l’avventura ebbe poi lieto fine. Per le difficoltà di manovra era frequente che i palloni aerostatici non atterrassero nella località voluta, alla stessa Blanchard un anno prima durante un’ascensione sopra Milano per festeggiare il compleanno di Napoleone Bonaparte, trascinata dalle correnti d’aria si ritrovò in circa un’ora, dopo aver sorvolato zone montagnose e nebbiose, a Montebruno, un paesino dell’entroterra boschivo di Genova. Impigliatasi tra gli alberi con il cestello nell’atterraggio di fortuna passò la notte all’addiaccio, alle prime luci del giorno seguente venne quasi scambiata dai pastori per una nuova visione della Vergine, apparsa già in quei luoghi secoli prima.
Sophie Armant era nata nel 1778 in un paesino vicino a La Rochelle in Francia, si sposò giovanissima con Jean Pierre Blanchard, inventore di macchine volanti ed esperto aeronauta. Imparò dal marito, molto più anziano di lei, tutti i segreti del volo nelle numerose ascensioni, alla sua morte superò ogni indugio e pregiudizio e continuò a volare da sola. E così diventò una donna che dava spettacolo della sua audacia, acclamata ed amata dal pubblico che andava ad assistere alle esibizioni. Ma per rendere sempre più spettacolari gli spettacoli di volo, il 6 luglio 1819 nei giardini di Tivoli a Parigi, per dare più luminosità all’ascensione che si svolgeva all’imbrunire, pensò di lanciare dall’alto dei fuochi d’artificio. Commise una imprudenza, la sua grande esperienza di volo non le ricordò che l’idrogeno è un gas molto infiammabile, così mentre i fuochi illuminavano il cielo e la folla applaudiva, anche la mongolfiera si illuminò e precipitò rapidamente sui tetti delle case. A soli 41 anni finva così la storia di madame Sophie Blanchard, sulla sua lapide a perenne ricordo venne scritto: “Victime de son art e de son intrépidité”.