Le fate del Piemonte: creature buone, malvagie, bellissime e magiche
L’alone di mistero e magia che circonda le fate rimanda a immaginarle come creature nascoste tra i boschi delle montagne, o vicino a ruscelli. Le “faie” del Piemonte sanno di buono, sono legate alla natura, e con la loro leggiadria divengono spesso le protettrici dei raccolti, degli allevamenti, degli animali della selva, possiedono poteri magici, ballano e cantano, filano e tessono.
Fiabe e mitologia narrano di spiriti con sembianze di fanciulle, ma con poteri sovranaturali: le fatine. La loro storia pare risalire al Medioevo intorno alle leggende su Carlomagno e i suoi paladini, ma anche nei romanzi di re Artù e della Tavola rotonda. Queste figure fantastiche, ideate dalle popolazioni per spiegare le forze della natura, sono intrecciate col destino (fato) degli uomini, e presenti in quasi tutte le tradizioni popolari del mondo, pur con nomi e poteri diversi. India, Irlanda, Germania, Italia, Grecia rappresentano i luoghi dove le leggende delle fate sono più vive.
Nel Settecento molti autori scrissero opere con fate protagoniste, e, nel tempo, esse comparvero anche nei cartoni animati con caratteristiche curiose: la Fata Turchina di Pinocchio è bellissima, elegante, vestita di turchino; Smemorina, quella di Cenerentola, è un po’ grassoccia, anziana, distratta; quella di Peter Pan, Trilli, è minuscola, vivace, e dispettosa.
Nel periodo che va dalla notte dei Santi alla notte di San Giovanni, le fatine si rintanano nelle grotte per sfuggire al freddo e alla neve, continuando a regolare il succedersi delle stagioni. Invisibili, e in grado di fare incantesimi anche malvagi, non sono sempre buone, come, ad esempio, la fata del lago di Envie che si muta in un caprone demoniaco, diventando un genio del male.
Le fate vivono a lungo, e non muoiono, ma possono incantarsi per l’eternità, o mostrarsi sotto sembianze di bambini, giovani, anziani. Nella mitologia greca si narra di tre dee, figlie di Zeus, le Parche, custodi di un lungo filo prezioso, che rappresentava il destino degli uomini. Ogni giorno la più anziana lo tesseva con cura, misurandolo, mentre la più piccola lo tagliava. Se infastidite dal comportamento umano, esse potevano reciderlo, e aggrovigliarlo in modo da infliggere punizioni.