A Palazzo Einaudi di Chivasso, un omaggio ai dipinti carichi di luce di Alfonso Biròlo
CHIVASSO. Per la seconda volta in dieci anni, il Palazzo Einaudi di Chivasso ospita una mostra di dipinti del pittore Alfonso Biròlo. Infatti, se dal 28 marzo al 4 maggio dell’ormai lontano 2008 venne proposta una “summa” dell’artista allora appena scomparso, sotto il titolo “La magia della luce”, a partire da venerdì 23 novembre fino a domenica 9 dicembre, ci si soffermerà su un tema specifico, La magia delle colline del Po. Come due lustri fa, anche adesso lo studioso chivassese d’arti figurative Diego Bionda si è occupato della selezione delle opere, in questo una volta di più affiancato dalla vedova del pittore, la signora Lucetta (nella foto sopra, con il compianto Alfonso). Preme sottolineare che questa nuova esposizione, ideata dal sindaco di San Sebastiano Po, Beppe Bava, che fu grande amico personale di Birolo, si avvale della collaborazione non solo del Comune e della sezione dell’Università della Terza Età della stessa località, ma anche del Comune di Chivasso e della Fondazione Novecento, di cui Bionda da sempre è il deus ex machina.
Alfonso Biròlo era nato nel 1927 a San Sebastiano Po ed era fiero di avere aperto gli occhi a pochi metri di distanza dalla casa in cui, settantasei anni prima, era venuto al mondo un altro maestro del colore, Demetrio Cosola. Aveva incominciato a dipingere nel 1951, quando stava per terminare gli studi universitari di Architettura, prendendo una strada giovanile d’inquieto espressionismo. Erano infatti gli anni in cui il progresso tecnologico si faceva più rapido e quindi si preparava quello che sarebbe stato di lì a poco il grande “boom” economico-industriale italiano: un’evoluzione dal ritmo vertiginoso che egli visse poi, una volta laureato, in prima persona, lavorando a Torino come progettista meccanico. L’abitare forzatamente in città, con tutte le alienazioni del caso, spinsero Biròlo a trovare nella pittura (quasi sempre svolta con la tecnica dell’olio su tela) la via per tornare alla natura e a riscoprirla, che fosse quella della sua zona d’origine (soprattutto) o di altri luoghi, vicini o lontani. Specie negli ultimi anni di vita (l’artista venne a mancare nel 2006), ritornato tra le sue colline, Biròlo seppe ricreare quei paesaggi più vicini a lui, puntando sulla grandiosità degli effetti pittorici, quindi con una sapiente scomposizione del colore e della luce (“una tavolozza infinita di verdi, gialli e azzurri”, sottolinea Bionda nelle note di presentazione di questo importante evento): ecco allora la magia di immagini fluviali, di una luce solare che gioca a nascondino con la coltre di foschia posatasi sulle campagne, delle spettacolari colline imbiancate di neve.
Biròlo fu un artista serio e umile, rispettando appieno il concetto di “arte per l’arte”. A questo proposito, Diego Bionda conclude, basandosi sull’esperienza del pittore canavesano: «Chi lascia le sue opere in pasto al pubblico e non deve spiegarle, salvo alcune indicazioni tecniche che se suscitano la curiosità di chi guarda e vanno illustrate, assume in pieno il rischio del proprio lavoro. Non cerca consensi, ma confronti».
Come già detto, “La magia delle colline del Po” di Alfonso Biròlo terminerà il 9 dicembre: sarà liberamente aperta al pubblico tutti i pomeriggi (escluso il lunedì) dalle 16,00 alle 19,30 e la domenica anche di mattina, dalle 10,00 alle 12,00.