Nati il 24 aprile: Susanna Agnelli, scrittrice, politica, benefattrice
TORINO. Susanna Agnelli nasce a Torino il 24 aprile 1922. Appena diciottenne è infermiera volontaria sulle navi ospedale della Croce Rossa durante la guerra. Nella sua vita piena di impegni e di incontri, di battaglie e solidarietà, scrive libri di successo, è sindaco, deputato, europarlamentare, senatore della Repubblica. E’ la prima donna in Italia a rivestire l’incarico di ministro degli Esteri donna. Nel 1990 porta Telethon nel nostro Paese. Eppure, ancor oggi, ne parlano unicamente come della “sorella di Gianni Agnelli”. Oscurata da un destino legato a filo diretto alla fabbrica del nonno, la più grande industria di automobili d’Italia.
“Non dimenticare d’essere una Agnelli” le ripeteva costantemente quand’era fanciulla miss Parker, la sua severa istitutrice inglese. Una frase che ha finito per diventare la chiave della sua esistenza. Ma Susanna era ben cosciente di appartenere a una famiglia che sin dai primi decenni del secolo passato ha deciso le sorti di ogni suo componente come una vera e propria dinastia reale. Un destino che ben traspare tra le pagine del suo libro Vestivamo alla marinara, in cui Susanna Agnelli racconta la sua infanzia e la sua giovinezza: dalla nascita a Torino, nel 1922, al matrimonio con Urbano Rattazzi nel 1945. Ventitrè anni che coincidono con l’ascesa e la caduta di Mussolini.
Delle sue esperienze successive scrive in Addio, addio, mio ultimo amore che esce nel 1985. Soprattutto dell’innamoramento dell’Argentario di cui è sindaco per dieci anni a partire dal 1974. Due lustri di battaglie per fermare la speculazione edilizia, gli incendi che divorano i boschi, l’inquinamento della costa e del mare.
A livello politico, sceglie un piccolo partito a vocazione laica: i repubblicani di Ugo La Malfa. Un partito dai piccoli numeri, ma con una storia nobile. Il segretario vuole il fratello Gianni alle politiche del 1976: Gianni rifiuta, Susanna accetta. È prima in lista ed entra alla Camera. È il primo passo di una carriera politica che la porterà a diventare ministro degli Esteri nel 1995 con il governo Dini. La prima donna a capo della diplomazia nella storia della Repubblica. Quando esce dalla politica nel 1996 ha ancora molte cose da fare.
Il suo carattere irrequieto non le permette soste. Fonda Il Faro, un centro che forma i giovani, soprattutto immigrati, al lavoro. Si dedica alla famiglia, ai suoi sei figli e ai 12 nipoti, prende parte alle decisioni dell’impresa dopo la morte dell’amatissimo fratello Gianni nel 2003 e di Umberto, nel 2004. Con i fondi raccolti attraverso Telethon, vengono aperti tre centri d’eccellenza per la ricerca sulle malattie genetiche rare. La morte sembra coglierla per caso, ancora in movimento il 15 maggio 2009. Il suo ultimo desiderio: tornare all’Argentario, dove le sue ceneri, ora, riposano in mare.