Sold out torinese per il cantautore romano Ultimo
TORINO. Il cantautore Ultimo si esibirà stasera (venerdì 31) alle ore 21 al Pala Alpitour con il suo “Colpa delle favole tour”. Solamente un anno fa, Niccolò Morriconi in arte Ultimo, con il suo primo tour nei club si era esibito davanti ad un pubblico di circa 2.500 persone: un anno dopo gira l’Italia nei palazzetti facendo registrare un sold out dopo l’altro, per arrivare al concerto evento del 4 luglio allo stadio Olimpico di Roma, anche quello sold out da tempo. “Perché è colpa delle favole se la mia vita adesso è questa”, dice, allargando le braccia, con un sorriso che nasconde un pizzico d’amarezza. Di fronte a sé Ultimo ha tutto quello che voleva: palasport gremiti che cantano le sue canzoni dalla prima all’ultima parola, un esercito di fan che urla il suo nome, coriandoli e fuochi d’artificio. Il ragazzino che passava i pomeriggi con gli amici al parchetto ha realizzato i suoi sogni. Per quanto si sforzi di restare con i piedi per terra, la sua testa viaggia inevitabilmente lontano, come il palloncino rosso che sul maxischermo alle spalle del palco si perde tra lande desolate e distese di dune e polvere. Colpa delle favole, se la sua vita adesso è questa.
“Colpa delle favole”, “Aperitivo grezzo”, “Quando fuori piove”, “Quella casa che avevamo in mente”, “Fermo”, “Il tuo nome”: nella scaletta del concerto i tanti piccoli manifesti della nuova vita di Ultimo si mischiano alle ballate che gli hanno permesso di fare passi da gigante in una manciata di mesi, da “Il ballo delle incertezze” a “Sogni appesi”, ripercorrendo in poco più di due ore di musica la rapida ascesa del cantautore romano. Quando quasi a fine concerto si siede al pianoforte e sfodera una dopo l’altra “La stella più fragile dell’Universo”, “Farfalla bianca”, “Giusy” e “L’eleganza delle stelle”, gli occhiali scuri scompaiono e nello sguardo emozionato di Niccolò ricompare quel Peter Pan di periferia pronto a prendere per mano le belle addormentate del Bronx di San Basilio e a portarle lontano da quei grigi palazzoni, nella sua Isola che non c’è. “Pianeti”, “Fermo”, “Stasera”, “Il tuo nome”: il finale è un crescendo che esplode nel ritornello di “Sogni appesi”. Con quei quattro versi – diventati a tutti gli effetti il suo manifesto – urlati a pieni polmoni da ogni palasport: “Da quando ero bambino / solo un obiettivo / Dalla parte degli ultimi / Per sentirmi primo”. Lo ripete tre volte, e sempre più forte. Quasi come se fosse un modo per ricordare a sé stesso chi è e da dove viene.
I biglietti non sono più disponibili in quanto il concerto è sold out.