Auto, tram e vagoni per treni: l’affascinante storia della Moncenisio di Condove
La grande azienda metalmeccanica valsusina negli Anni Settanta del Novecento arrivò ad occupare mille dipendenti. La sua gamma produttiva comprendeva vetture tranviarie, carrozze dei treni, aerei, armi ed automobili, come la mitica “Temperino” prodotta a cavallo degli Anni Dieci e Venti del Novecento
TORINO. Fu il cav. Fortunato Bauchiero, originario di Montiglio d’Asti, a fondare la Moncenisio, o meglio la “Società Anonima Bauchiero”. Era il 1906: la sede operativa fu stabilita a Condove (in Val di Susa), in Via Torino 19. E di lì non si sarebbe mai più spostata. Lo statuto sociale indicava come oggetto della produzione “costruzioni e forniture ferroviarie”. La sede amministrativa venne fissata a Torino, in piazza Carlo Felice. Partner di Bauchiero era l’industriale e finanziere torinese Cesare Goldmann. La fabbrica, a vocazione metalmeccanica, si specializzò presto – oltre che nella produzione di carrozze, carrelli ferroviari e tranviari, e locomotive – anche nella produzione di materiale aeronautico, con forniture per il Regio Esercito Italiano e per la Regia Marina Militare.
La Moncenisio divenne in pochi anni la molla dello sviluppo industriale del piccolo centro della Val di Susa, offrendo opportunità d’impiego, non solo ai residenti dei comuni della Bassa ed Alta Valle, ma di tutto il Piemonte. Nella tradizione del capitalismo illuminato d’inizio Novecento, il suo fondatore, il cavalier Bauchiero, programmò e diede impulso allo sviluppo socio-economico ed urbanistico del paese, dotandolo di case per gli operai e villette per gli impiegati, e attrezzandolo di strutture sociali, quali un Poliambulatorio, e una Mensa aziendale, le Scuole professionali, e un Dopolavoro, che ancora oggi caratterizzano l’impronta urbanistica di Condove.
La Moncenisio era un’azienda molto dinamica, capace di convertire la gamma produttiva a seconda delle necessità contingenti. Durante la Prima Guerra Mondiale, a partire dal 1916, la società iniziò a produrre su licenza aerei del tipo SAML – Aviatik B.I, cui seguirono, a partire dal 1917, i Pomilio PD e i SAML S.2: dagli stabilimenti di Condove ne uscirono ben seicento unità. Parallelamente, la Moncenisio produsse anche altro materiale bellico per l’Esercito e per la Marina Militare.
Dopo la fine del conflitto, la Moncenisio cambiò la propria ragione sociale in Officine di Moncenisio, e si lanciò nella produzione di automobili, per conto dei fratelli Temperino. Il lancio della “Temperino 8-10HP”, un’innovativa utilitaria molto maneggevole e dal look grintoso e sportivo, ebbe l’effetto di lanciare il marchio Temperino a livello internazionale. La Temperino era stata fondata nel 1907 dai fratelli canavesani Maurizio, Secondo, Giacomo e Mary Temperino, di Borgiallo, che in quell’anno iniziarono l’attività industriale come progettisti e produttori di biciclette, motocicli, automobili e creatori di brevetti per il settore motociclistico.
Le prime vetturette Temperino vennero costruite tra il 1908 e il 1909: questi prototipi erano dotati di un motore a due cilindri raffreddato ad aria, su brevetto di Giacomo Temperino. Ma fu la Temperino modello 8-10 HP, prodotta negli stabilimenti Moncenisio di Condove (di cui si conserva uno splendido esemplare rosso cremisi al Museo dell’Automobile di Torino), a segnare l’acme del successo del marchio Temperino.
Prodotto tra il 1918 e il 1924, questo modello di successo fu commercializzato in due versioni, normale e sport: tanto fu l’interesse per questa vettura (cui contribuirono anche i numerosi successi ottenuti in molte competizioni sportive dell’epoca), anche da parte dei mercati stranieri, che l’utilitaria venne costruita su licenza anche a Londra, dalla “Temperino Motors Ltd”, che ne portò avanti la produzione fino al 1940, ben oltre la chiusura della casa madre italiana, avvenuta nel 1924, e che aveva sede a Torino in piazza Paleocapa 1. Lo stand espositivo era in corso Tortona 23.
Chiusa la parentesi di produzione automobilistica, la Moncenisio, oltre a mantenere la tradizionale produzione di vagoni ferroviari, continuò a specializzarsi nel comparto della produzione di materiale bellico, conoscendo un ulteriore sviluppo del fatturato quando entrò a far parte del Gruppo Falk: nel corso della Seconda Guerra Mondiale l’azienda della Valle di Susa si aggiudicò importanti commesse militari per la produzione di armamenti. Nel 1964, la Officine Moncenisio contava circa mille dipendenti, ma la gestione cominciò a registrare le prime perdite di bilancio, che neppure il massiccio sostegno finanziario dell’IMI riuscì a compensare.
Tra gli ultimi anni Sessanta e i primi anni Settanta del Novecento, in un capannone degli Stabilimenti Viscosa del quartiere torinese Cenisia (nel quadrilatero industriale delimitato dalle vie Frejus, Cesana, Moretta e Revello), trovò sede anche una filiale delle Officine Moncenisio, azienda con cui la Viscosa, holding ormai molto diversificata, aveva stretto una joint venture per la produzione di componenti di carrozze ferroviarie.
Già da qualche tempo, infatti, la Snia Viscosa di via Frejus produceva materiale di isolamento e di coibentazione per i portelloni dei treni: ciò spiega come mai una filiale delle Officine Moncenisio (che restava una delle aziende leader nel settore delle carrozze tranviarie e ferroviarie) fosse stata accolta nello stabilimento torinese del quartiere Cenisia.
Nonostante il tentativo di riconversione delle linee produttive in macchine per il settore tessile (per la produzione di maglie e calze), le Officine Moncenisio non riuscirono a superare le difficoltà di gestione, che a Condove furono accentuate anche da un grave danno tecnico alla centrale elettrica che alimentava lo stabilimento e che portò all’interruzione forzata dell’attività produttiva. Tutto ciò accelerò l’istanza di fallimento, che fu presentata dall’azionista di maggioranza nel giugno del 1974.
Gli ex stabilimenti della Moncenisio, attraverso successivi passaggi di mano, entrarono poi nell’orbita del Gruppo Fiat e, in seguito, alla Teksid Siderurgica. Attualmente, dopo un ulteriore passaggio di proprietà alla Vertek, società del Gruppo Lucchini, la fabbrica appartiene al Gruppo Magnetto Wheels, che produce cerchi in ferro.
L’avventurosa e gloriosa epopea della Moncenisio, la “Monce” per tutti gli ex lavoratori della fabbrica, ha recentemente dato lo spunto alla realizzazione di un docu-film, dal titolo Noi siamo i figli della Monce, per la regia del valsusino Luigi Cantore, le cui riprese sono iniziate nel settembre del 2019. Sul set, sono stati coinvolti più di cento attori, figuranti e comparse, per ricreare, nel modo più realistico, il contesto sociale e lo stile di vita delle maestranze della Moncenisio nel Novecento, ed il clima di tensione e di preoccupazione emerso nel corso delle assemblee aziendali, negli anni in cui gli operai intravedevano le prime difficoltà della gestione. Ci auguriamo di poterlo presto vedere nelle sale cinematografiche o alla tv.