Nati il 15 giugno: Cosma Manera, il carabiniere di Asti “Padre degli Irredenti”
La storia di Cosma Manera è di quelle che sembrano vissute apposta per diventare un film d’avventura. Maggiore dell’Arma dei Carabinieri, tra il 1916 e il 1920 viene incaricato di salvare circa 20.000 soldati austriaci di lingua italiana e originari dei territori irredenti che allo scoppio della Prima guerra mondiale sono sotto dominio austro-ungarico e che sono stati fatti prigionieri dall’esercito zarista o bloccati in seguito alla rivoluzione comunista. Nel 1918 dopo aver lottato contro il freddo dell’inverno siberiano, incredibilmente riesce a raggiungere i soldati irredenti e li raggruppa a Kirsanoff. Qui li inquadra militarmente in battaglioni e compagnie occupandosi della loro istruzione e riorganizzazione militare. Nel febbraio 1920 Manera lascia la Russia a bordo di tre navi mercantili americane e, dopo essersi fermato in Egitto e sul Mar Rosso, giunge finalmente a Trieste dopo due mesi di viaggio. Una missione la sua che anche oggi fa tremare i polsi a qualunque ufficiale, vista la complessità e la vastità del campo in cui muoversi. Figuriamoci cent’anni fa verso il termine della Grande Guerra. Da quel momento diviene famoso come “Padre degli Irredenti” ed è promosso a tenente colonnello.
Nato ad Asti il 15 giugno del 1876 da Ferdinando e da Delfina Ruggero, a undici anni entra nel Collegio Militare di Milano, dove apprende molte lingue straniere (francese, inglese, tedesco, greco, turco, bulgaro, serbo e russo) e in seguito viene ammesso all’Accademia di Modena. A 18 anni è trasferito a Catania come sottotenente di fanteria e, grazie alla sua abilità nelle lingue, nel 1899 viene inviato a Creta al seguito del 2º Battaglione del 93º Fanteria, con il grado di tenente, per seguire da vicino la situazione successiva alla guerra greco-turca.
Da quel momento la sua carriera militare è un escalation di incarichi: nel 1904 viene inviato in Macedonia con una missione italiana per riorganizzare la gendarmeria, in cui fa arruolare 1.400 soldati musulmani e ortodossi per mantenere l’ordine pubblico. Successivamente diviene referente per le questioni macedoni e rappresentante italiano nel Comitato Balcanico a Londra nel 1906. Promosso a capitano nel 1911, da febbraio a luglio 1913 è inviato in missione in Albania, quindi a Berlino e in Russia.
Allo scoppio della Grande Guerra, Manera torna in Italia per organizzare nel Cadore la sorveglianza militare delle linee ferroviarie nelle retrovie del fronte italiano. Poi, nel 1916 comincia la sua missione in Russia con l’intento di cercare e rimpatriare circa 20.000 soldati austro-ungarici di etnia italiana, prigionieri di guerra o dispersi in Russia, tra la Siberia e il Turkestan.
Nell’agosto del 1921 torna a Roma, dove venne assegnato al Battaglione mobile dei Carabinieri Reali, prestando poi servizio nelle Legioni di Salerno, Roma e Ancona. Il 30 aprile 1923 sposa Amelia Maria Pozzolo, da cui avrà due figlie. Lo stesso anno riceve dal re l’onorificenza del collare dei santi Maurizio e Lazzaro. Dopo altre missioni in Francia, Grecia, Inghilterra, Austria, Germania, Spagna, Portogallo, Bulgaria, Cina, Egitto e Russia, il 1º aprile 1927 viene promosso a colonnello e comandante della Legione di Roma, mentre nel 1929 è trasferito al comando della Legione di Milano. Su sua richiesta, a dicembre 1932 è collocato in ausiliaria, mentre l’anno successivo è promosso a generale di brigata. Nel 1940 viene trasferito nella riserva e promosso a generale di divisione, ma data la sua scarsa simpatia al fascismo in questo periodo si occupa maggiormente della famiglia e dei bisognosi, oltre a scrivere articoli per giornali e riviste.
Muore a 81 anni, ricevendo i solenni funerali di Stato. La sua salma riposa nel cimitero astigiano di viale Don Bianco. A lui è intitolata una porzione dell’ex piazza d’Armi di Asti.