Nati il 7 luglio: il pugile alessandrino Erminio Spalla
Un personaggio eclettico, che viene ricordato per essere stato un pugile, un attore, uno scultore e addirittura un cantante lirico. La storia avventurosa di Erminio Spalla, da Borgo San Martino, piccolo centro in provincia di Alessandria, è stata raccolta di recente in un libro scritto da Mauro Parrini per Mursia Editore.
Figlio di un agricoltore e commerciante di vini del Monferrato, Erminio nasce il 7 luglio 1897. La sua famiglia si trasferisce a Milano negli anni della sua adolescenza. Nel capoluogo lombardo, Spalla inizia a lavorare in un laboratorio di scultura, dove si mette in luce per il suo talento artistico e poi si iscrive a un corso serale dell’Accademia di belle arti di Brera. Secondo la leggenda, decide di cambiar vita dopo aver visto al cinema il filmato dell’incontro del Campionato del mondo dei pesi massimi tra Jack Johnson e l’ex detentore Jim Jeffries, disputatosi a Reno il 4 luglio 1910 e conclusosi con la vittoria del pugile di colore per ko al quindicesimo round. Comincia allora a frequentare la palestra dell’U.S. Milanese con il fratello maggiore Giuseppe.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Spalla viene arruolato nel 41º reggimento di fanteria e combatte nelle Valli Giudicarie, dove è promosso al grado di sergente e insignito della croce di guerra. La sua carriera pugilistica professionistica ha inizio alla fine del 1918. Nerll’estate dell’anno successivo gareggia nel torneo di pugilato dei Giochi Interalleati di Parigi, manifestazione riservata ai militari alleati che hanno combattuto nella prima guerra mondiale e vince il titolo sconfiggendo in finale l’australiano John W. Pettybridge.
La sua carriera pugilistica è un crescendo di successi e di soddisfazioni in Europa, così come in America. Il 5 settembre 1920 diviene campione d’Italia “assoluto” sconfiggendo l’ancora imbattuto milanese Eugenio Pilotta per ko al 4º round. Successivamente intraprende un tour che lo porta a combattere prima a Berlino, poi a Londra e negli Stati Uniti. Nel 1923 all’Arena Civica di Milano, sconfigge ai punti in 20 riprese l’olandese Piet van der Veer, divenendo il primo italiano a conquistare la cintura di campione d’Europa di pugilato. Nel 1924 raggiunge il Sud America dove, il 7 marzo, a Buenos Aires, affronta l’idolo locale Luis Ángel Firpo, detto “Il toro selvaggio della Pampa”. Spalla resiste per quattordici riprese dopo aver spedito al tappeto il campione argentino nel nono round, poi è dichiarato sconfitto per ko tecnico. In Argentina si ripeterà anche nel 1926 e nel 1927, anno in cui deciderà di abbandonare la carriera dove aver perso il titolo italiano, contro Riccardo Bertazzolo, per ko alla seconda ripresa.
Dopo il ritiro dal pugilato, Spalla emigra con la famiglia in Brasile, dove fonda una rivista sportiva e apre una palestra. A Rio de Janeiro è preso dalla passione del canto. Dopo aver frequentato una scuola, viene scritturato come basso da un’emittente radiofonica di Rio e una di Petrópolis. Rientrato in Italia nel 1937, Spalla torna a dedicarsi alla scultura e poi, a partire dal 1939, intraprende la carriera cinematografica. Durante la seconda guerra mondiale, è arruolato con il grado di sergente nella Regia Aeronautica e viene assegnato alla Scuola Paracadutisti di Tarquinia. Dopo aver conseguito il brevetto di paracadutista militare, è incaricato di seguire l’istruzione degli Arditi Distruttori Regia Aeronautica per quanto riguardava il pugilato, le arti marziali e le tecniche di difesa a mani nude.
Erminio Spalla gira in tutto 53 film, con registi come Mario Bonnard, Amleto Palermi, Goffredo Alessandrini, Carmine Gallone, Alessandro Blasetti (in: Fabiola del 1949), René Clair, Vittorio De Sica e Dino Risi (Poveri ma belli nel 1957 e Il mattatore del 1960). Tra le sue interpretazioni si ricorda quella del barbone Gaetano in Miracolo a Milano di Vittorio De Sica (1950), nel quale improvvisava un combattimento di boxe a pugni nudi e quella in Un uomo facile, di Paolo Heusch. Nel 1969 recita anche nello sceneggiato televisivo I fratelli Karamazov, di Sandro Bolchi.
Muore a Roma il 14 agosto del 1971.
Fonte: Wikipedia