EconomiaΩ Primo Piano

Parmigiano Reggiano, una crescita del 4,9% nonostante il Covid: i segreti del successo

REGGIO EMILIA. Nonostante il Covid il 2020 è stato un anno record per la produzione del formaggio Parmigiano Reggiano che è cresciuto complessivamente dell’4,9% rispetto all’anno precedente. I 3,94 milioni di forme (circa 160 mila tonnellate) prodotte l’anno scorso rappresentano il livello più elevato nella storia di questo prodotto a denominazione di origine protetta. Un giro d’affari al consumo pari a 2,35 miliardi di euro che lo proiettano sempre più verso l’estero; una valvola di sfogo per una produzione in continua espansione che ha bisogno di nuovi spazi di mercato. Negli ultimi quattro anni, la produzione è infatti aumentata da 3,47 milioni di forme a 3,94 milioni di forme, registrando una crescita pari al 13,5%.

Spiega il presidente del Consorzio Nicola Bertinelli: “Il Parmigiano Reggiano ha vissuto un 2020 positivo anche per quanto riguarda le quotazioni. Se nel primo semestre, il prezzo del 12 mesi (prezzo medio alla produzione Parmigiano Reggiano 12 mesi da caseificio produttore, fonte: bollettini Borsa Comprensoriale Parma ndr.) era 7,55 euro al chilo, alla fine dell’anno ha superato i 10 euro al chilo. La quotazione media annua (8,56 euro al chilo) è stata inferiore a quella del 2019, ma con un sostanziale incremento nella seconda parte dell’anno che ha permesso di recuperare marginalità”.

Grazie anche a questa cifre si comprende che Il mercato del Parmigiano Reggiano stia diventando sempre più internazionale. L’Italia – che rappresenta il 56% del mercato – ha registrato un incremento dei volumi di vendita pari al 7,9%. La GDA è sempre il primo canale distributivo (61%), seguito da normal trade (13%), vendite dirette (12%), e industria (4%).

Il canale Horeca rappresenta invece solo un 2% – presenta pertanto ampi margini di miglioramento – e ha subito un drastico calo dovuto alla chiusura dei ristoranti nel periodo della pandemia. Il restante 7% è distribuito negli altri canali di vendita.

La quota export è pari al 44% (+10,7% di crescita a volume rispetto all’anno precedente). Gli Stati Uniti sono il primo mercato (20% dell’export totale), seguito da Francia (19%), Germania (18%), Regno Unito (13%) e Canada (5%). Nei mercati più importanti, le performance migliori sono state registrate nel Regno Unito (+21,8%), in Germania (+14,8%) e in Francia (+4,2%). Crescono anche gli Stati Uniti (+1,9%) e il Canada (+36,8%), così come i nuovi mercati: Australia (+85,4%), Area del Golfo (+62,3%) e Cina (+8%).

“Nonostante le difficoltà legate alla pandemia – spiega ancora il presidente Bertinelli -, il Parmigiano Reggiano ha chiuso il 2020 con un risultato positivo che premia la reputazione, la qualità del prodotto DOP di maggior valore nel mondo. La scelta dei consumatori in tutti i mercati, costretti a rinunciare ai pasti fuori casa per molti mesi, ha indicato la loro preferenza in maniera netta. Ci prepariamo ad affrontare un 2021 difficile, ma nonostante tutto la marca Parmigiano Reggiano può diventare un vero brand globale e stiamo lavorando in questa prospettiva”.

Il Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano in cifre

  • 3.940.000 forme prodotte (3.754.193 nel 2019, variazione del 4,9%) pari a circa 160.000 tonnellate
  • 5 province della zona di origine (Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova destra fiume Po, Bologna sinistra fiume Reno) dove avviene la produzione dei foraggi, la produzione di latte, la trasformazione in Parmigiano Reggiano, la stagionatura e il confezionamento
  • ZERO insilati (divieto di uso di foraggi fermentati nell’alimentazione delle bovine)
  • ZERO additivi e conservanti in tutte le fasi di produzione
  • 13.5 litri di latte per la produzione di 1 Kg di formaggio
  • 520 litri di latte necessari per produrre una forma
  • 39,9 kg peso medio di una forma a 12 mesi
  • 2.609 allevatori/conferenti latte ai caseifici
  • 267.000 bovine di oltre 24 mesi di età per la produzione di latte
  • 2,18 mln tonnellate di latte prodotto
  • 20,6% della produzione nazionale di latte
  • 321 caseifici produttori
  • 1,35 miliardi di euro giro d’affari alla produzione
  • 2,35 miliardi di euro giro d’affari al consumo
  • 50.000 persone coinvolte nella filiera produttiva
  • 59.524 tonnellate esportate (53.785 nel 2019, +10,7%)
  • 44% quota export
  • Il Regno Unito è il quarto mercato estero per il Parmigiano Reggiano con 7.863 tonnellate di prodotto importato nel 2020.

Dazi a stelle e strisce

Gli Stati Uniti rappresentano il mercato più importante per il Parmigiano Reggiano DOP con oltre 11 milioni di tonnellate di prodotto esportato ogni anno.

Al Consorzio si nutre fiducia che il neo presidente Biden “assumerà un approccio di maggiore rigore nella lotta al Covid, sia per frenare la pandemia, sia per garantire una ripresa veloce del mercato nordamericano che è importantissimo per tutte le eccellenze del made in Italy. Nel medio periodo, ci auguriamo inoltre che gli Stati Uniti cambino rotta dal punto di vista commerciale, aprendosi maggiormente agli scambi con l’Europa, rinunciando ai dazi e alla ‘politica autarchica’ che ha contraddistinto la presidenza Trump”.

Horeca e altri canali di vendita

Tra le evidenze di questo 2020, solcato dalla crisi sanitaria Covid 19, c’è che il settore più colpito dalla pandemia è quello del turismo e della ristorazione fuori casa. Il Consorzio si è impegnato a sostenere questo comparto per assicurare la continuità delle collaborazioni con quel mondo di ristorazione che nei decenni ha contribuito a diffondere la conoscenza del Parmigiano Reggiano ed il conseguente consumo.

Tuttavia, l’esame dei dati di mercato degli ultimi mesi, permette oggi di delineare una fotografia di un comparto che – per quanto attiene il Parmigiano Reggiano – appare denso di ombre attuali e che potrebbero però diventare luci future.

“Partiamo dal problema: – aggiungono ancora dalla direzione del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano – con il lockdown della primavera 2020, a fronte della sostanziale chiusura degli esercizi ristorativi per oltre 2 mesi, il consumo si è spostato tra le mura domestiche e la vendita nei supermercati è aumentata a doppia cifra. Da gennaio a ottobre +19,8% (fonte Nielsen). Nel 2016, inoltre, un’attività di vigilanza mirata del Consorzio in 620 ristoranti italiani ha rivelato che oltre il 25% dei menù indicava Parmigiano Reggiano nella carta. Inoltre, un’indagine realizzata da Ipsos nel 2017 con interviste a consumatori ha rilevato che nel 60% dei casi quando mangia fuori casa e chiede il formaggio grattugiato non chiede un formaggio generico bensì Parmigiano Reggiano”.

dal nostro inviato Ivano Barbiero

Ivano Barbiero

Giornalista professionista, ha lavorato per 35 anni per l’Editrice La Stampa (Stampa Sera, La Stampa, TorinoSette), scrivendo di spettacolo, cronaca, teatro, arte. Per vent’anni cronista di nera, dal 1990 al 1992 è stato presidente del Gruppo Cronisti del Piemonte e della Valle d’Aosta. Di recente è uscito nelle librerie il suo romanzo noir “Torino. Il guardino dei Cavalieri”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio