Italia ’61, l’ex monorotaia diventa passerella pedonale nel progetto del torinese Luca Valzano
TORINESE. L’ingegnere e architetto torinese Luca Saverio Valzano ha suscitato l’interesse del Comune di Torino per il suo progetto di recupero della ex monorotaia di Italia ‘61 che, se realizzato, consentirebbe di riqualificare e valorizzare una significativa porzione dell’area verde compresa tra il (purtroppo) fatiscente Palazzo del Lavoro, progettato da Pier Luigi Nervi, e il Palazzo delle Mostre, meglio noto ai Torinesi come “palazzo a vela”.
Il tratto sopravvissuto della struttura, che giace in stato di totale abbandono, riporta alla mente le famose celebrazioni legate all’Esposizione Internazionale denominata “Italia ‘61”, allestita appunto nel 1961, il cui piano urbanistico venne predisposto dall’architetto Nello Renacco. Sul piano dei trasporti, oltre all’ovovia, immaginata per collegare la sponda sinistra del Po al colle di Cavoretto, poi dismessa e smantellata (sopravvivono, malconce, le due stazioni, una in riva al fiume e l’altra nel parco Europa a Cavoretto), si realizzò un’avveniristica (per l’epoca) monorotaia su gomma del tipo Alweg (cosiddetta “ferrovia a sella”), già sperimentata qualche anno prima nei pressi di Colonia in Germania e in seguito utilizzata soprattutto nelle città del Giappone.
Il tracciato della monorotaia torinese, al tempo al centro di polemiche per gli alti costi di realizzazione, ma all’avanguardia per il periodo, tra i simboli di una città tecnologicamente avanzata, si estendeva per circa 1800 metri su un viadotto in cemento armato, sorretto da piloni tronchi conici, che connetteva due stazioni, consistenti in piattaforme sopraelevate per l’accesso ai convogli: la stazione Nord, che sorgeva dove oggi si trova la sede di “Casa Ugi” (Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini), destinata ad ospitare i bambini in cura presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita e i loro famigliari, e la stazione Sud, ancora esistente e visibile nelle adiacenze del Palazzo del Lavoro, sulle sponde del laghetto artificiale creato per l’occasione. Terminata la manifestazione di Italia ‘61, la monorotaia venne mantenuta in funzione ancora per un paio d’anni, nel periodo estivo e soprattutto ad uso delle scolaresche, per poi venire dismessa definitivamente nel 1963, lasciando come testimonianza di sé soltanto una parte del viadotto sopraelevato e l’edificio della stazione Sud.
Il progetto, a lungo coltivato da Luca Valzano, è stato portato all’attenzione del Comune grazie all’interpellanza di Silvio Magliano, capogruppo dei Moderati nel Consiglio Comunale, riscontrando giudizi molto positivi, soprattutto se lo si inserisce nel quadro di una visione più ampia, tesa al recupero e alla valorizzazione dell’intera area che costituì la cornice principale delle manifestazioni di Italia ’61.
L’idea portante elaborata da Valzano è di restaurare il tratto esistente del viadotto su cui scorreva la monorotaia per trasformarlo in una passerella pedonale panoramica che avrebbe una funzione estetica e di conservazione della memoria storica legata a un periodo di grandi innovazioni tecniche per Torino, ma anche pratica, in quanto consentirebbe di collegare il parcheggio del Palazzo a Vela (o PalaVela), radicalmente modificato nel 2004 su progetto dell’architetto Gae Aulenti per accogliervi le gare olimpiche di Pattinaggio artistico e Short Track di Torino 2006, con il Palazzo del Lavoro nell’ottica di un’auspicabile ristrutturazione e riconversione d’uso di quest’ultimo edificio, oggi ridotto a malinconica rovina.
Il progetto dell’ingegnere e architetto torinese prevede inoltre l’intervento di riqualificazione della vecchia stazione Sud della monorotaia che, con una piccola aggiunta, permetterebbe di creare tre ambienti ad uso di Torinesi e turisti, uno spazio destinato a ristorazione e caffetteria, un locale da riservare a incontri ed eventi culturali e una sorta di “camera dei ricordi” in cui esporre oggetti, pannelli illustrativi e cimeli riguardanti le vicende di Italia ’61 e della Torino del tempo.
L’area espositiva di Italia ’61, come racconta Marziano Bernardi nel suo libro “Torino storia e arte”, era stata impostata attorno a tre nuclei edilizi principali, tutti situati nella fascia verde che costeggia il corso del Po dal complesso ospedaliero delle Molinette sino al confine con il comune di Moncalieri: tra l’ansa del Sangone, via Ventimiglia e corso Maroncelli il Palazzo del Lavoro, gigantesco cubo in cemento armato, acciaio e vetro progettato da Pier Lugi Nervi, che vi unì l’arditezza delle soluzioni tecniche al “rigore e la solennità di un’architettura classica”, il Palazzo delle Mostre, presto ribattezzato “Palazzo a Vela” dai Torinesi, colpiti dalla conformazione della copertura studiata dagli architetti Annibale e Giorgio Rigotti, e il gruppo dei padiglioni delle Regioni progettati da Nello Renacco, che trovarono in seguito nuova destinazione a sede del “Centro Internazionale di Perfezionamento Tecnico e Professionale” del BIT (Bureau International du Travail).
Paolo Barosso