Da Torino a Susa, alla scoperta di due importanti musei di arte sacra
Il Piemonte, assieme a Toscana e Triveneto, è la regione più ricca di musei diocesani: ne conta oltre cento
TORINO. Con la Toscana e il Triveneto, il Piemonte si attesta come la regione più ricca di musei religiosi contandone più di cento. Tra questi musei, moltissima importanza rivestono quelli di Susa e di Torino. Essi, infatti sono un prezioso contenitore indirizzato alle molteplici forme di fruizione e valorizzazione, poiché non hanno come unico fine la sola conservazione e gestione dei beni che raccolgono, ma anche la messa in mostra organica delle sue opere secondo i criteri scientifici e culturali.
Inaugurato nel 2008, il Museo Diocesano di Torino ha sede nella Chiesa Inferiore del Duomo, di impianto rinascimentale con emergenze archeologiche relative alle basiliche paleocristiane, limitrofe al teatro romano. Il percorso di visita si sviluppa attraverso opere d’arte, che ripercorrono l’intera storia della Diocesi, sino all’arte contemporanea, esposte nel loro contesto storico, artistico e liturgico ed è organizzato in aree tematiche che illustrano i momenti principali dell’Evento cristiano. Il Museo Diocesano racchiude un raro patrimonio che permette un viaggio nella storia dell’arte non solo attraverso opere pittoriche e scultoree ma anche attraverso manufatti delle cosiddette “arti minori” come preziosi argenti e rari tessuti.
L’esposizione delle opere è organizzata per aree tematiche, dedicando i primi spazi all’evoluzione della liturgia per l’iniziazione cristiana (battesimo ed eucaristia), per proseguire in un’area incentrata sulla devozione mariana. Lo spazio centrale è riservato all’evoluzione della liturgia della Parola, con interessanti confronti tra gli altari pre e post riforma cattolica. Completano il percorso la pinacoteca, che accoglie notevoli opere d’arte ordinate per tipologia, epoca e materiali e l’area archeologica. A proposito di quest’ultima, nel museo sono visibili parti delle strutture architettoniche riportate alla luce con gli scavi archeologici del 1996, come i resti di edifici d’epoca romana o le basiliche cristiane di Santa Maria e di San Salvatore. Ci sono anche tracce del battistero di San Giovanni Battista e un sepolcreto medievale.
La struttura è tra le poche realtà museali che vanno oltre le consuete aperture al pubblico: al suo interno sono stati ospitati nel corso degli anni diversi eventi culturali e artistici. Restaurato di recente, il campanile è stato inserito all’interno del percorso di visita del Museo Diocesano. Dalla cima è possibile ammirare un panorama d’eccezione: la città di Torino vista dall’alto, circondata dalle Alpi.
Info: http://www.museodiocesanotorino.it
Anche a Susa esiste un Museo Diocesano di Arte Sacra simile a quello torinese, che si presenta come strumento di promozione culturale ed ecclesiale. La struttura ubicata offre la possibilità di ammirare gli aspetti artistici più preziosi del tesoro dell’adiacente chiesa della Madonna del Ponte e della cattedrale di San Giusto. Inaugurato il 22 settembre 2000, il museo di via Mazzini 1 vuole essere espressione del cammino storico – artistico e culturale del popolo della Valle di Susa. Il museo, fortemente voluto da monsignor Vittorio Bernardetto (vescovo di Susa dal 1978 al 2001), è stato realizzato e allestito su progetto dell’architetto Michele Ruffino.
La novità principale e distintiva del Museo Diocesano d’Arte Sacra è il carattere diffuso e territoriale da esso assunto.
La volontà di prestare un servizio alla valorizzazione delle potenzialità umane sul territorio e la ricchezza di testimonianze artistiche presenti sullo stesso, hanno fatto nascere un progetto articolato in una “struttura diffusa”, che affianca cioè alla sede centrale segusina le sedi staccate site a Melezet, San Giorio di Susa, Giaglione e Novalesa.
Tra le opere di maggiori rilievo del museo seguisino ricordiamo il Trittico del Rocciamelone, risalente al XIV secolo: è interamente inciso con il bulino ed è composto da tre parti terminanti a cuspide, unite da quattro cerniere: a quella centrale, più grande, sono collegate due più piccole a forma di trapezio, che fungono da sportelli, in maniera da rendere più comodo il trasporto del trittico. Il Trittico, dedicato alla Vergine Maria, fu portato dal cavaliere Bonifacio Rotario, per voto, sulla cima del monte Rocciamelone. Nel 1673 Giacomo Gagnor di Novaretto, convinto di fare un piacere al duca Carlo Emanuele II, “rubò” il trittico dalla vetta del monte e lo trasportò al castello di Rivoli, dove i reali stavano trascorrendo il periodo estivo, in maniera da risparmiare al duca la faticosa salita fino alla cima. L’opera venne esposta nella chiesa dei Padri Cappuccini di Rivoli e onorata con un solenne pellegrinaggio da Rivoli a Susa, cui parteciparono un’enorme folla di fedeli e le maggiori autorità religiose e civili. Il trittico venne quindi posto nella cattedrale di San Giusto di Susa, da dove è stato poi trasferito nella sede del museo segusino.
Info: http://www.centroculturalediocesano.it