Curiosità

Un corso e due vie torinesi per ricordare i padri del Traforo del Frejus: Sommeiller, Grandis e Grattoni

Tre personaggi legati a doppio filo. A loro si deve il primo grande tunnel nel cuore delle Alpi, inaugurato un secolo e mezzo orsono

Non c’è Torinese che non abbia percorso infinite volte Corso Germano Sommeiller, l’arteria alberata che si snoda da Corso Re Umberto fino ad intersecare Corso Filippo Turati sulla destra e Via Sacchi sulla sinistra, per poi proseguire come cavalca-ferrovia per raggiungere Via Nizza, al di là del massiccio intreccio dei binari che conducono o si dipartono dalla vicina stazione di Porta Nuova.

Chissà quanti, però, si sono chiesti chi fosse questo Sommeiller. Magari quest’uomo era anche un buon degustatore di vini, ma qui il sommelier (parola che è quasi un anagramma del cognome del Nostro, e che peraltro si scrive con una elle sola) nel senso di esperto enologo, proprio non c’entra.

Germano, anzi Germain Sommeiller (era nato a Saint-Jeoire-en-Faucigny, in Alta Savoia, a quei tempi facente parte del Regno di Sardegna, il 15 febbraio 1815, e morì proprio a Saint-Jeoire-en-Faucigny, l’11 luglio 1871) è stato un geniale ingegnere, noto per aver progettato e diretto i lavori per la costruzione del Traforo Ferroviario del Frejus. Com’è noto, il tunnel  era stato costruito scavando la viva roccia nelle viscere delle Alpi per collegare la Francia e l’Italia, e – con i suoi 12 km. e più – rappresentava un primato assoluto, e un capolavoro d’ingegneria in grado di stupire il mondo di allora.

A lui si deve anche l’invenzione della prima “talpa” meccanica, ovvero della macchina perforatrice, utilizzata per perforare la roccia.

La macchina perforatrice pneumatica, progenitrice delle attuali “talpe” in azione nel cantiere di scavo del Tunnel del Fréjus.
Fonte: TELT, Società Italo-Francese per la costruzione del Tunnel Euroalpino LIone-Torino

L’altro personaggio che vogliamo ricordare è Sebastiano Grandis.
La via torinese che gli è stata dedicata è una traversa che collega Corso Bolzano e Corso Vinzaglio.
Anche Sebastiano Grandis (era nato a San Dalmazzo di Tenda, allora in territorio dello Stato di Sardegna, il 6 aprile 1817 e morì a Torino, il 10 gennaio 1892) è stato uno degli ingegneri, che insieme a Sommeiller e Grattoni, avevano progettato e diretto i lavori per la costruzione del Traforo Ferroviario del Frejus.

Il nostro terzo uomo è  Severino Grattoni.
La via che gli è stata dedicata è una breve traversa di Corso Vinzaglio, e si trova a due passi dal Museo Pietro Micca; questa contrada è nota ai Torinesi per accogliere, al civico 8, la Sede della Questura.
Severino Grattoni nacque nel 1815 a Cervesina, nei pressi di Voghera (oggi in provincia di Pavia, ma allora questo territorio faceva parte del Regno di Sardegna) ed era il terzogenito di sei figli, di una famiglia contadina:  il padre era il fattore del castello quattrocentesco nella frazione San Gaudenzio di Cervesina. Severino si laureò a Torino in Ingegneria Idraulica a soli 21 anni: era il 1836. Tra il 1838 al 1842 insegnò Geometria e Disegno presso la Scuola di Arti e Mestieri di Biella. Tornato a Torino, si dedicò sia all’insegnamento che all’attività politica e giornalistica. Anche Grattoni è stato uno dei progettisti del Tunnel del Fréjus e ne ha diretto i lavori.

In questo articolo, non possiamo però dimenticare un quarto personaggio, Francesco Medail, (Bardonecchia, 1789 | Susa 1844): fu il primo ad intuire la necessità di un tunnel che potesse unire il Piemonte alla Francia. Il suo progetto non riguardava tuttavia una strada ferrata (ai suoi tempi ancora inconcepibile), bensì una strada carreggiabile. Bardonecchia gli ha dedicato la via principale del paese. A Torino, Via Medail è una traversa di Via San Donato, e sbocca in Corso Regina Margherita.

La spettacolare illuminazione allestita sul Corso del Re (oggi Corso Vittorio Emanuele II) per celebrare l’inaugurazione
del Tunnel Ferroviario del Fréjus. Era il 17 Settembre 1871. Xilografia. Fonte: Collezione TELT

In questi giorni, in cui si celebrano i centocinquant’anni del Traforo del Fréjus, un’opera che al momento in cui fu inaugurata (era il 17 Settembre 1871) venne considerata ciclopica e straordinaria, e che ancor oggi ci stupisce e ci meraviglia, ci piace ricordarne i padri progettisti.

Se ci capita di transitare nelle contrade a loro dedicate, ricordiamoci del loro geniale contributo, rivolgendo loro mentalmente almeno un sommesso e doveroso saluto.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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