Espressioni piemontesi: quegli incapaci di svolgere le mansioni loro affidate…
Può apparire un’espressione forte, e in effetti lo è, ma è soprattutto un’espressione pungente e pregnante di significato, con quel pizzico di filosofia argutamente celata tra le parole, tipica di molte locuzioni verbali piemontesi.
Definire o apostrofare qualcuno come “merda montà an scagn” è sicuramente – per il destinatario di questa espressione – poco edificante. Anzi.
La prima parola è di significato scontato e non stiamo qui a soffermarci più di tanto. Montà sta per salito. An è preposizione e significa su, sopra. Lo scagn è il panchetto, lo sgabello o anche lo scranno.
E allora il senso viene da sé: l’apostrofato è qualcuno giudicato indegno di ricoprire un ruolo, un incarico professionale o politico, ottenuto senza averne la competenza. E che, all’atto pratico, si rivela perfettamente per quello che è: una persona assolutamente incapace ma che – e questo è il paradosso – si vanta pure del suo ruolo, della sua posizione sociale, pur essendo salito sullo scranno del potere solo per vomitare sentenze e giudizi insensati o per sciorinare sciocchezze e castronerie.
Una “merda montà an scagn” può essere qualcuno che ha scalato la piramide sociale o l’organigramma aziendale, oppure ha fatto carriera politica per raccomandazione, truffa, inganno e altre millanterie.
Dice il provetbio: “Quand che la merda a monta an scagn, o ch’a spussa o ch’a fa dann”. Eallora? Tanquilli! Prima o poi quel tale cadrà dallo scranno, per mano altrui, o per un suo stesso passo falso. È noto infatti che “chi troppo in alto sale cade sovente precipitevolissimevolmente”.
Ah, la verità inconfutabile e rassicurante dei proverbi!
Sergio Donna