San Bernardino e Gesù Adolescente: da sempre le due chiese sono il simbolo di Borgo San Paolo
«Una delle più belle scuole suburbane di Torino, che son tutte nuove e di bell’aspetto, è quella del piccolo sobborgo di San***, posto un miglio fuor di porta e abitato in gran parte da contadini e da operai di due grandi fabbriche…, che lo riempion di rumore e lo coprono di fumo. Il sobborgo è formato da una sola strada diritta, fiancheggiata di piccole case e d’orticelli, dalla quale si spicca un largo viale, che corre nella campagna aperta: in fondo a questo v’è la chiesa, solitaria, e dall’un dei lati, sul confine d’un campo, la scuola…».
Questo è l’incipit de “La maestrina degli operai”, sorprendente e scorrevole racconto realista di Edmondo De Amicis, dal tragico finale, pubblicato nel 1892, ed ambientato in un suburbio di Torino, che molti hanno identificato nel nascente Borgo San Paolo.
È molto probabile che la strada citata dallo scrittore, in realtà, non fosse che l’Antica Strada di San Paolo, che si dipartiva all’altezza della barriera daziaria, a ridosso delle Officine Grandi Riparazioni Ferroviarie, e che era posta sulla Via Circonvallazione all’altezza del Viale Principi d’Acaja (poi Via Pier Carlo Boggio, e più recentemente Via Paolo Borsellino). La Strada di San Paolo non era che una strada rurale in terra battuta, sulla quale affondavano, con marcati solchi, le ruote dei carri che la percorrevano. In effetti, come la definiva De Amicis, quella via era la “strada maestra”, anzi l’unica strada veramente importante del sobborgo, poiché l’altro braccio del bivio da cui essa prendeva origine, e il cui vertice coincideva con l’apertura della barriera daziaria, non costituiva che un tracciato poco più importante di una strada secondaria vicinale: l’Antica Strada del Monginevro.
Quella chiesa potrebbe essere la Chiesa di San Bernardino, che, in effetti, nel 1891, proprio mentre De Amicis è alle prese con la stesura delle pagine del romanzo, era in fase di realizzazione. A lato della Chiesa, il Chiostro, qualche costruzione rurale, e poco più in là, un piccolo edificio scolastico: nei suoi pressi, nei tardi anni Dieci del Novecento, sarebbe stata poi edificata l’imponente Scuola Elementare Santorre di Santarosa, inaugurata nel 1921.
Intorno, sparse, numerose cascine, alcune architettonicamente notevoli, vere e proprie villette o palazzine, attorno alle quali facevano quadrato le ben più spartane e rustiche abitazioni dei mezzadri e degli addetti alla mungitura delle bestie, e le stalle.
Attorno a quelle case rurali e a quella chiesa, soprattutto dopo l’abbattimento della cinta daziaria, si sviluppò ben presto un intero e vivace quartiere popolare, ricco di fabbriche, bòite e officine.
Spesso definito il “Borgo Rosso” torinese per antonomasia, Borgo San Paolo in realtà è stato caratterizzato da un melting pot di cultura contadina, operaia e borghese, da cui è scaturita una cultura tipica e forse unica, trasversale e di valenza universale, dove laicità e religione non hanno mai rappresentato un motivo di divisione. Non a caso, qui hanno vissuto famiglie di grandi politici o intellettuali come i Montagnana, i Pajetta, i Negarville, i Giambone, i Cavallo, che hanno condiviso e promosso questa cultura trasversale, che va al di là delle divisioni di classe, e che prescinde dagli orientamenti politici e dai singoli credo religiosi. Cattolici, evangelici, ebrei, e oggi musulmani, hanno sempre convissuto in Borgo San Paolo in un civile rispetto reciproco. Accoglienza e solidarietà, senso della famiglia e di appartenenza al quartiere, ideali di libertà e di democrazia, ma anche di riscatto sociale e di emancipazione economica e civile erano i valori che hanno sempre caratterizzato i residenti dell’antico borgo.
Nel periodo del ventennio fascista, da questi ideali trasse origine un forte movimento di intolleranza e di reazione al regime, che negli ultimi anni del conflitto e nella lotta per la liberazione si espresse con azioni eroiche e in molti casi con il sacrificio della vita di molti sanpaolini.
Molti operai, anche se iscritti al Partito Socialista o − più tardi − a quello Comunista, professavano la loro fede senza timore. Due erano i principali luoghi di culto dell’antico Borgo San Paolo: la Chiesa francescana di San Bernardino e la Chiesa salesiana di Gesù Adolescente, in Via Luserna.
Il ritmo di vita degli operai e dei residenti di Borgo San Paolo era scandito ogni giorno dal suono lacerante delle sirene delle fabbriche, che segnalavano l’avvicendarsi dei turni di lavoro. Ma erano anni in cui si poteva ancora udire il suono delle campane delle chiese: al sibilo penetrante delle sirene, e ai colpi sordi dei magli che echeggiavano dai finestroni delle fabbriche, faceva da contrasto il rintocco gentile delle campane della chiesa francescana di Via San Bernardino, e il suono dolce e cristallino delle campane della Chiesa di Gesù Adolescente, in via Luserna.
Detto questo, vediamo di fornire ai Lettori ancora quale curiosità sulla storia di queste due parrocchie, che rappresentano il simbolo del quartiere San Paolo.
La Chiesa di San Bernardino: cenni di Storia
La costruzione ebbe inizio agli albori degli Anni Novanta dell’Ottocento; non ancora autonoma, ma semplice dipendenza della Chiesa barocca della Natività della Vergine di Pozzo Strada, la Chiesa di San Bernardino, assurta a monumento simbolo del borgo, sarebbe diventata parrocchia nel 1906. Negli anni Dieci e Venti del Novecento, la “cultura operaia” degli abitanti di Borgo San Paolo era una “cultura di socialismo utopico”. Un socialismo, cioè, basato sulla solidarietà, sul sostegno reciproco, nonché sulla compatta coesione di tutte le forze lavoratrici, con l’obiettivo di un riscatto finale, sociale ed economico comune, e proprio per questo, forse, utopico. In questa realtà sociale e culturale circoscritta, così particolare e unica, persino clericali ed anticlericali talvolta si mobilitano insieme per un ideale comune, condividendo obiettivi e princìpi, perché lo stile di vita lavorativa, che li accomuna, appiattisce molte delle loro differenze ideologiche e li rende solidali. Come successe, ad esempio, in occasione dei gravi moti dell’agosto del 1917 per il caro pane, allorché una banda di rivoltosi attaccò per protesta la Chiesa di San Bernardino, dandole fuoco (solo l’intervento di alcune guardie a cavallo sarebbe riuscito a cacciare gli insorti).
I cattolici di Borgo San Paolo, per quanto indignati per l’incendio del principale luogo di culto del quartiere, si dimostrarono tuttavia alquanto indulgenti e solidali con i più facinorosi socialisti, che pur avevano saccheggiato la “loro” Chiesa ed il Convento ed appiccato le fiamme, perché il problema della fame e della sopravvivenza di quei dimostranti, e delle loro famiglie, era anche il problema delle famiglie cattoliche stesse, un problema cioè socialmente grave, che aveva raggiunto dei livelli di criticità obiettivamente insostenibili ed era esploso con una manifestazione certo violenta, ma – per la pubblica opinione – assolutamente motivata.
La Chiesa parrocchiale di Gesù Adolescente
La Chiesa di Gesù Adolescente, sita in Via Luserna 16, è un esempio di architettura eclettica. Fu progettata nel 1922 dall’architetto salesiano Giulio Valotti (progettista, fra l’altro, anche della Chiesa di Santa Rita e del Santuario di Nostra Signora di Lourdes, al Selvaggio, presso Giaveno). L’idea della sua costruzione accanto a un nuovo Oratorio nacque nel 1918 in seguito alla donazione dalla Contessa Teresa Rebaudengo del terreno situato nel quadrilatero tra Corso Racconigi, Via Luserna, Via Vigone e Via Verzuolo, su cui già sorgeva la Cascina Saccarello. Nel 1918 don Filippo Rinaldi e don Pietro Ricaldone, rispettivamente Vicario e Prefetto della Congregazione Salesiana, approvarono così la creazione dell’Oratorio «San Paolo», (oggi al confine con la Borgata Cenisia). L‘Oratorio entrò in funzione già nello stesso anno. Nel 1921 il Rettore dei Salesiani don Paolo Albera promuove lo studio per la progettazione della chiesa. Nel 1922 il card. Agostino Richelmy benedice la posa della prima pietra.
Queste le misure dell’edificio di culto: dalla fronte all’esterno dell’abside 55 metri; larghezza: 24 metri. Il campanile misura 50 mt.: le campane provengono da Maria Ausiliatrice. Nel 1934 viene eretta a Parrocchia con decredo del card. Maurilio Fossati. Una Basilica dedicata a Gesù Adolescente è presente anche a Nazareth, in Israele.
E finiamo con qualche altra curiosità artistica e architettonica sulla Parrocchia di Gesù Adolescente, che con la Chiesa di San Bernardino costituisce il principale luogo di culto di Borgo San Paolo. Essa fa parte del già citato Oratorio Salesiano San Paolo, complesso che comprende la Casa della Comunità religiosa, aule, uffici, cortili, campi sportivi e un Cinema Teatro. Edificata tra il 1922 e il 1925, è stata abbellita nei decenni successivi con molte opere d’arte, per farne la “Casa di tutti gli adolescenti del mondo”, com’era nell’intento dei suoi fondatori. L’edificio ha orientamento Sud-Nord: vi si accede percorrendo un piccolo sagrato lastricato, delimitato da una cancellata. La facciata, a coronamento triangolare, è rivestita da lastre in pietra e definita ai lati da due agili torri ottagonali con terminazione a guglia; è decorata da mosaici, sculture e un grande rosone. Sul lato destro dell’edificio, presso l’abside semicircolare, si innalza l’audace Campanile. L’interno della Chiesa, in muratura intonacata, ha pianta longitudinale a navata unica coperta da volte a crociera costolonate, illuminate da una serie di finestre. Su ambo i lati, si susseguono tre cappelle che si aprono sulla navata centrale con delle arcate, in modo da apparire come due snelle navate laterali. L’area presbiteriale, adeguata liturgicamente nel 2010, è caratterizzata da un monumentale Altare Maggiore in marmi policromi.
Sulle pareti laterali, è particolarmente interessante l’artistico ciclo di affreschi iniziati nel 1952 dal pittore genovese prof. Giovanni Bevilacqua (1871|1968), riproducenti episodi evangelici: Il figlio della vedova di Nain; Gesù Cristo cresceva in sapienza; Il sacrificio dell’Agnello Pasquale (Gesù Adolescente nel Tempio); L’ultima cena (La distribuzione del pane); Lasciate che i fanciulli vengano a me; L’entrata di Gesù in Gerusalemme (Domenica delle Palme). Di Giovanni Bevilacqua è anche il Mosaico dell’Altar Maggiore, raffigurante Gesù dodicenne ritrovato nel Tempio.
L’edificio di culto fu colpito dai bombardamenti il 18 Novembre 1942, riportando danni al soffitto, alla copertura del tetto e agli infissi, e crepe ai muri interni, a causa di un «soffio» di bomba dirompente. Anche la Casa Parrocchiale venne colpita e danneggiata al tetto. I danni furono ripristinati nell’immediato dopoguerra.
Sergio Donna
Bibliografia:
Giuseppe Isidoro Arneudo, Torino Sacra, nelle sue Chiese, nei suoi Monumenti religiosi, nelle sue Reliquie, Giacomo Arneodo Editore & C., Torino, 1898;
Emilio Borbonese, Guida di Torino, Roux Frassati & C., Torino, 1898;
Francesco Cognasso, Storia di Torino, Aldo Martello Editore, Milano, 1961;
Autori Vari, Chiese, Campanili e Campane di Torino, Ël Torèt Monginevro Cultura, Torino 2020