Lingua & tradizioni piemontesi

L’incomparabile piacere di gustare un caffè “come si deve” da Platti

Il raffinato locale storico torinese fu caro a Luigi Einaudi, Macario e a Pavese e vanta una storia centocinquantenaria

La storia del Caffè-Confetteria Platti, il raffinato locale in stile eclettico-barocco di Corso Vittorio all’angolo tra Corso Vittorio Emanuele II e Corso Re Umberto, supera i centocinquant’anni. Fu fondato probabilmente nel 1870, con l’insegna “Liquoreria Re Umberto”: originariamente la Liquoreria occupava soltanto i locali attualmente adibiti a Confetteria-Pasticceria.

Vent’anni dopo, nel 1890, l’esercizio venne rilevato da Ernesto e Pietro Platti, e da allora è diventato il “Platti”, una denominazione che è rimasta immutata nel tempo per identificare uno dei più noti caffè storici torinesi. Tutto ciò ancorché siano stati frequenti i passaggi di proprietà, con alcuni periodi di chiusura più o meno prolungati, anche per dar luogo a ristrutturazioni, come quelle avvenute nel 1999 e – più recentemente – nel 2015, anno in cui (oltre ai lavori di restauro conservativo dei locali al piano stradale), sono state effettuate opere di ripristino ed ammodernamento nei locali al piano interrato, ove hanno sede le cucine e i laboratori del locale. 

Uno scorcio della Tea Room del Caffé Platti

Al momento in cui la famiglia Piatti subentrò nella proprietà dei locali, Ernesto e Pietro decisero di arredarli in un modo ricercato e accogliente, com’era nella tradizione dei più sofisticati caffè della città, per farne un magnetico e raffinato punto di ritrovo per i Torinesi. E non è un caso se – nel tempo – illustri personaggi come Erminio Macario, Cesare Pavese, Luigi Einaudi e molti altri incliti avventori, divennero habitué di questo storico locale.

Il rifacimento degli arredi interni del locale originariamente adibito a Liquoreria venne affidato alla ditta Valabrega. Il bancone ed i mobili sono in noce massiccio nostrano, che –  come riporta il sito www.museotorino.it nella pagina dedicata al Caffè Platti“nella parte superiore sono arricchiti da un ricco frontone semicircolare, decorato con intagli a festoni e ghirlande con medaglione dorato stile Luigi XVI; la parte bassa, sbalzata, è a cassetti con maniglie in ottone e specchi dietro la scaffalatura a giorno. Il pavimento della sala ha tessere musive con disegno a greca stilizzata. Dal soffitto, riccamente decorato con stucchi dorati in stile Impero, scendono i lampadari in legno dorato”.

Bignole mignon, chantilly, funghetti, pasta di mandorle e al cocco: particolare della vetrinetta
ove sono esposte le specialità della pasticceria Platti

Sia la Sala ove ha sede il bancone per la somministrazione del caffè e delle bevande ai clienti che la Tea Room, sono invece più recenti e frutto di interventi eseguiti tra il 1910 e gli anni Trenta. In particolare, l’attuale banco-bar, realizzato tra il 1923 e il 1929 dalla ditta Strola, ha un piano in alluminio e stagno, e alla base è contornato da uno zoccolo in marmo Verde Alpi.

Anche tutti i più trascurabili particolari di arredo sono curati con attenzione e stile. Le porte di comunicazione interna, in noce massello, sono dotate di vetri molati con decori a incisione. Colpiscono i soffitti e le pareti, caratterizzate da stucchi barocchi, tinteggiati a nuance pastello e giallo oro; l’attigua Sala da tè è decorata con cornici in stucco in pigmento monocromatico, medaglioni e decori floreali. Sulle pareti sono posizionati specchi a tutt’altezza, contornati da modanature in stucco e motivi a festoni di stile Impero, che moltiplicano la dimensione dell’ambiente, di per sé già ampio e maestoso. Lampadari e appliques sono originali e danno un ulteriore tocco di solennità ed eleganza al contesto.

Il portoncino di accesso al locale sul lato di Corso Re Umberto

Pur prevalendo l’impronta baroccheggiante, gli arredi del locale sono un amalgama di diversi stili (non mancano decorazioni ed elementi ispirati all’Art Déco, e neppure alcuni interventi eseguiti dopo il 1930 che tradiscono qualche timida impronta razionalista), ma il tutto è armonizzato con garbo ed eleganza. Nel locale si conservano i tavolini in marmo, con struttura in ghisa, un tempo utilizzati nei due spaziosi dehors che durante l’estate venivano aperti lungo Corso Vittorio e Corso Re Umberto, ora limitati ad alcuni tavolini sotto i portici di Corso Vittorio.

Al Caffè Platti, inserito nella lista dei Locali Storici d’Italia, si può gustare una deliziosa pasticceria: il locale è ideale per un incontro, d’affari o romantico che sia. Qui si respira un’autentica atmosfera torinese d’antan che ci riporta in anni lontani.

Non credo che esista un torinese autentico che da Platti non abbia degustato almeno una volta un ottimo caffè, un tè con gli inimitabili pasticcini mignon, oppure non vi abbia consumato una prima colazione con una fragrante brioche, o assaporato un ghiotto tramezzino all’ora della merenda.

Ma se per caso questo torinese o questa torinese dovesse esistere, ecco l’indirizzo del locale: è in Corso Vittorio Emanuele II 72, a Torino. E non ci vada da solo: ci porti la fidanzata, la moglie, il compagno, il marito, gli amici: sarà una esperienza memorabile e affascinante per tutti.

Il locale è anche dotato di un eccellente Ristorante (il buffet è al primo piano, ed è aperto tutti i giorni dalle 12.30 alle 15.00). Platti è aperto anche alla domenica e chiude ogni giorno alle 21.00. Questo è il numero di telefono: 011-4546151.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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