la mia prima auto fu una 500 da corsa, un rottame sepolto in cortile
questa è la pubblicazione di una serie di racconti che rimandano al tempo passato. sono 12 +1. dodici come le ore (nell’ordine: la sveglia / l’uomo del plasmon / tra linee rette e curve / condor n. 5 / magellano / rai radiotelevisione italiana / bwv565 / italia ‘61/ 48/14 / la 500 da corsa / la racchetta di rod laver / il giro di sol) più uno dedicato all’orologio del minareto della moschea di testour (tn) dove questa idea di ritornare indietro nel tempo è nata. in ogni racconto è riportata una pagina di immagini che rimandano al testo e quella dell’oggetto/scultura con l’inserimento di un orologio dal movimento antiorario.
vabbè la patente l’ho presa a poco più di 20 anni. ma la prima macchina che ho potuto comprami era da corsa. un rottame da corsa. l’avevo trovata sepolta sotto le foglie nel cortile della nardi1. all’incrocio di via lancia con il corso racconigi. abbandonata. beh, a dire il vero non ricordo la marca (forse non l’ho neanche mai saputa) ma credo fosse una alfa-romeo. lo testimoniano le due foto ritrovate tra quelle (sparse e sperse in un cassetto) della mia vita tra i motori. boh. non durò molto. prese fuoco dalle parti di via duchessa jolanda. comunque sebbene io non fossi un guidatore disinvolto (leggasi incosciente) ma suggestionato dalle nuove tecnologie in campo meccanico, mi dedicai alle corse. lavoravo allora al politecnico e l’idea di sperimentare l’avanguardia tecnica mi affascinava. ma, gesù, con le risorse economiche a disposizione mi toccò partire dal go-kart. usato. telaio birel. motore parilla100 cc. gomme dunlop. non so quante siano le notti passate a fare il meccanico. preparatore. boh. tante. rispetto ai risultati ottenuti. che comunque si chiusero con una vittoria alle 12 ore di mondovì (almeno così io la ricordo. sulla coppa compare solo il nome dello sponsor). eravamo due piloti che ci alternavano alla guida. e questa vittoria mi (ci) valse l’ingresso alla scuola di alta velocità di vallelunga. beh, quasi subito, imparai che l’alta velocità non rientrava nei miei interessi. più che per una questione di riflessi credo fosse un problema di allergia gastro-enterica che si manifestava alle alte velocità. me ne resi conto quando dopo aver perso la ruota posteriore sinistra all’ingresso della curva in fondo rettilineo durante un giro di prova con una f1 (de tomaso). niente né di tragico né di drammatico. in quel momento viaggiavo ad una velocità tutto sommato misurata. fu così che il mio spirito di conservazione (forse troppo spiccato) mi portò ad entrare nel mondo dei rally. ma con la fiat 500 (strettamente di serie). la mia prima (e ultima) scuderia fu la nord-ovest di torino della quale non ero un appassionato frequentatore. ricordo solo un primo piano di una piccola via trasversale dell’attuale corso turati. all’ inizio. mah. non tante furono le gare.
ma di sicuro il lavoro di preparazione della vettura, pur nel rispetto del regolamento tecnico, fu impegnativo. ho perso il conto del tempo passato tra chiavi inglesi, cacciaviti, pinze e altri utensili, tra i quali aveva un ruolo importante il martello. c’è da dire che i risultati ottenuti furono di tutto rilievo. riferiti naturalmente alla categoria. il primo posto nelle poche gare fatte ne è la prova. a dire il vero questo non tanto per la prestazione in sé ma perché al via si era in quattro o cinque vetture. e all’arrivo due o tre. da un motore di 500 cc e una carrozzeria al risparmio (anche se allora in lamiera) non si poteva pretendere di più. la classifica generale non rientrava nell’interesse di noi piloti dalle irrilevanti disponibilità finanziarie. noi eravamo quelli che sognavano l’abarth2ma solo come marmitta. noi eravamo quelli che partivano con i panini i per risparmiare i soldi del ristorante. vabbè. avrei anche poi voluto fare (sempre nella stessa categoria ma con vetture preparate) gare di velocità. imparai ad abbassare il baricentro con una balestra con occhi rovesciati e molle accorciate a 17,5. cm. e naturalmente il camber negativo al posteriore. tralascio qui lo studio delle risultanti con poligoni delle forze in gioco. basti sapere che gli ammortizzatori sono parti essenziali per la stabilità di una auto. anche comune. cosa non di poco conto. la vita nel suo percorso spesso ci riserva qualche scossone. aiutare a percorrerla senza sobbalzi è anche un atto di misericordia. a volte la stabilità se non è tutto è parecchio. poi abbandonai le corse. e dalle classiche 4 ruote passai alle 4×4. prima britanniche (land rover 88, 90, 109 110) poi dagli occhi a mandorla (nissan patrol e toyota bj70). con loro andai incontro a nuove e distanti culture. dai ghiacci del nord ai deserti sahariani. ma questa è tutta un’altra storia. poi già detta in tanti altri racconti.
1 Nardi – officina fondata da Enrico Nardi e Renato Danese e dopo la Seconda Guerra Mondiale in Via Vincenzo Lancia a Torino, per la costruzione di auto da corsa, prototipi e design speciali per piccole serie.
2 Abarth – casa automobilistica italiana fondata dall’ingegnere italo-austriaco Karl Albert (Carlo) Abarth e dal pilota Guido Scagliarini il 31 marzo 1949 a Bologna ma con attività a Torino. Nata come scuderia sportiva, passò alla produzione di autovetture sportive di piccola cilindrata. Il suo maggior successo fu l’omonima marmitta (silenziatore per motori a combustione interna) dal classico suono e prodotta per l’elaborazione di diverse vetture di altre case automobilistiche.
mino rosso