A spasso nelle Residenze sabaude: il torinese Palazzo Chiablese
TORINO. Palazzo Chiablese è uno dei palazzi nobiliari del centro storico di Torino, le cui vicende sono legate alla storia della Casa Reale dei Savoia.
Appartenente agli edifici che costituiscono la zona di comando, è collegato a Palazzo Reale da una passaggio interno e ha l’ingresso principale e l’affaccio storico su Piazza San Giovanni.
Nato su nuclei abitativi preesistenti (alcune tracce di questi ultimi sono visibili in facciata), Palazzo Chiablese risale al XVI secolo e a volerlo è il duca di Savoia Emanuele Filiberto. Situato tra Palazzo Reale e la chiesa di San Lorenzo, all’interno della cosiddetta “zona di comando” (parte del centro di Torino destinata ad accogliere le sedi rappresentative e amministrative del potere sabaudo), la costruzione acquisisce un’unitarietà architettonica a partire dal 1753, quando Carlo Emanuele III (1701-1773) affida al Primo Architetto Regio Benedetto Alfieri (1699-1767) il progetto per la totale rivisitazione della residenza.
La prima proprietà è quella della marchesa Beatrice Langosco di Stroppiana, che lo riceve in dono dal suo amante Emanuele Filiberto. Diviene poi residenza dell’ex cardinale Maurizio di Savoia e della sua consorte Ludovica a partire dal 1642; in seguito vi abiteranno il secondogenito di Carlo Emanuele III, Benedetto Maurizio duca del Chiablese (che dà il nome al palazzo) e altri membri della famiglia reale.
Durante il periodo di occupazione francese di Torino è abitato da Camillo Borghese e sua moglie Paolina. Tornato ai Savoia con la Restaurazione, divenne residenza del re Carlo Felice che vi morì nel 1831. In seguito vi abita Ferdinando duca di Genova, secondogenito di Carlo Alberto e nel 1851 vi nasce Margherita, prima regina d’Italia dal 1878 al 1900.
Durante la seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti, subisce notevoli danni: il tetto venne distrutto insieme a gran parte dei solai del piano nobile prospiciente la piazzetta Reale e via XX settembre; molti arredi vanno persi insieme alle boiseries e agli stucchi. Tra gli arredi che si salvano dai bombardamenti, ma successivamente dispersi, vi è anche una pregiata scrivania a doppio corpo dell’ebanista Pietro Piffetti, esportata senza autorizzazione e finalmente recuperata, nel 2018, dai carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino. Dal 1946 appartiene al Demanio.
Tra le parti più significative del palazzo si segnalano lo scalone d’ingresso e gli ambienti interni, connotati da una ricca e raffinata decorazione rocaille realizzata da abili stuccatori di origine luganese scelti direttamente da Benedetto Alfieri. Oggi sede degli uffici della Direzione Regionale per i Beni Culturali del Piemonte e delle Soprintendenze per i Beni Architettonici e per il Paesaggio e per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichità Egizie.
Dopo i restauri avviati alla fine degli anni Novanta del Novecento, ha riaperto al pubblico alcune delle sale più significative e ricche di arredi, mentre quelle del piano terreno, storicamente destinate ad aree di servizio e quasi prive di decorazioni, ospitano le mostre temporanee dei Musei Reali. Le mostre sono spesso dedicate ai grandi artisti internazionali e permettono al visitatore di compiere un viaggio nella storia e nell’arte, dall’epoca romana fino al Novecento.
Piero Abrate