Alla scoperta di… Oneglia, la più sabauda delle città liguri
La Spezia ed Oneglia, in certe loro strade e nel loro scenario urbanistico, ma anche in certi locali storici, rispecchiano, a tratti, un gusto vagamente subalpino. Ecco perché...
La Spezia, in non pochi suoi palazzi e nel tracciato delle sue vie ottocentesche, risente non poco del gusto architettonico piemontese che caratterizzò gli interventi urbanistici conseguenti alla decisione del Governo sabaudo, presa nel 1849, di realizzare un Arsenale Militare Marittimo nella città ligure. Nel 1857, il progetto venne affidato da Cavour, allora Presidente del Consiglio e Ministro della Marina, a Domenico Chiodo, ufficiale del Genio Militare. Oltre all’Arsenale Navale, si diede il via ‒ parallelamente ‒ ad un radicale intervento urbanistico nella città, che pur mantenendo la propria identità ligure, in certe strade, a perpendicolo tra loro, assunse uno stile ordinato, elegante e vagamente subalpino.
La storia della città di Oneglia, invece, è legata a quella dei Doria, che ne divennero signori fin dal 1298, quando acquistarono, per la somma di undicimila lire genovesi, la “villa d’Oneglia”, il relativo castello, e molti altri borghi e castelli vicini, con totale giurisdizione anche su acque, molini, boscaglie, ecc. (come recita l’atto di vendita, rogito a Savona nella Chiesa di Santa Maria delle tre Fontane): territori che da feudo pontificio, assunsero la dignità di Signoria, o meglio di Principato.
Ma tre le due belle città, una del Levante, e l’altra del Ponente ligure, forse è Oneglia che vanta maggiori convergenze storiche e culturali con il Piemonte. Oneglia, insieme con Porto Maurizio, è uno dei due centri abitati fra loro attigui che compongono la città di Imperia. Nel 1923, le due città sono state unite in un solo comune, che assunse, appunto, il nome di Imperia, con il ruolo di capoluogo di provincia. Il pittoresco borgo di Porto Maurizio si sviluppa a Ponente, su un promontorio che si protende verso il mare; Oneglia occupa invece la zona alluvionale attorno alla foce del torrente Impero, corso d’acqua da cui le due città unite presero il nome.
Il Principato di Oneglia, indipendente dalla Repubblica di Genova e di cui costituiva un’enclave a sé, venne poi ceduto dalla ricca e potente famiglia ligure nel 1576 al duca Emanuele Filiberto di Savoia, che ambiva fortemente ad uno sbocco strategico sul Mar Ligure per il suo Stato. La cessione di Oneglia avvenne con un rogito redatto il 30 aprile di quell’anno, al prezzo di 41.000 scudi. L’accordo prevedeva anche la concomitante concessione del titolo di marchese di Ciriè a Giovanni Gerolamo Doria, signore di Oneglia, che da tempo era diventato inviso agli Onegliesi per gli esosi tributi imposti alla popolazione, ma anche per la discutibile amministrazione della giustizia, nonché per il generale peggioramento della sicurezza e dello stile di vita in città, divenuta ricettacolo di malavitosi e truffaldini. Oneglia si rivelò sempre “Civitas Fidelissima” nei confronti dei Savoia. Insieme a Nizza, capoluogo della vicina Contea, Oneglia divenne così un vivace porto commerciale e militare, strategico per lo Stato sabaudo.
Tra i più insigni principi di Oneglia, ricordiamo il cardinal Maurizio di Savoia, figlio di Carlo Emanuele I e fratello di Vittorio Amedeo I, che lo insignì del titolo nel 1642, unitamente a quello di conte di Nizza.
Dopo l’occupazione napoleonica, la città tornò ai Savoia (insieme a tutta la Liguria, del resto, che venne annessa al Piemonte, come disposto dal Congresso di Vienna). Verso la fine dell’Ottocento, Oneglia sviluppò una vivace attività mercantile (oleifici e pastifici), alimentata dalla spiccata vocazione industriale del suo territorio e del suo entroterra.
I legami con il Piemonte sono secolari, e non sono solo storici, ma anche culturali ed architettonici: la centrale via Bonfante, ad esempio, è una strada porticata di gusto neoclassico piemontese, così come la piazza Dante, il cuore palpitante della città. Legatissimo a Torino e al Piemonte è stato anche lo scrittore onegliese Edmondo De Amicis, (Oneglia, 21 ottobre 1846 – Bordighera, 11 marzo 1908), l’autore del libro Cuore, ambientato – com’è noto – nel capoluogo torinese. Di gusto tipicamente subalpino è pure il famosissimo Caffè Piccardo, che si affaccia sotto i portici di piazza Dante, al civico 2: è l’unico della provincia di Imperia ad essere iscritto nell’Albo dei Locali Storici d’Italia. Entrarvi, dà la stessa emozione di trovarsi in un elegante caffè torinese: pasticceria raffinata, inservienti in giacca bianca e cravatta, e persino una gentilissima cassiera, figura pressoché scomparsa ovunque, che si può trovare ‒ forse ‒ solo più al Caffè Baratti di Torino, o alla Pasticceria Arione di Cuneo.
Chiudo con una spigolatura. Uno degli angoli più suggestivi di Oneglia è la Calata Cuneo, con le antiche case porticate dei pescatori che si affacciano sul vecchio porto, in cui si susseguono osterie e locali tipici. Nonostante il forte legame di Oneglia con il Piemonte, la banchina del porto non prende il nome dalla città piemontese, come qualcuno potrebbe pensare. Essa è dedicata invece a Giovanni Battista Cuneo (Oneglia, 1809 – Firenze 1875), patriota, giornalista e mazziniano convinto. Ma tant’è. Sempre Cuneo è. E se è vero il detto nomen omen, allora anche questa è una prova del forte legame di Oneglia con il Piemonte.
Sergio Donna