A Pianezza il canton Gorisa-San Bastian si aggiudica la XXIX edizione del Palio dij Sëmna-Sal
La XXIX edizione del Palio dij Sëmna-Sal, svoltasi a Pianezza nelle giornate di sabato 18 e domenica 19 settembre,si è conclusacon la vittoria del canton Gorisa-San Bastian, aggiudicatosi la prima posizione nella tradizionale corsa delle Sivere, cuore pulsante della manifestazione, che ha visto gareggiare, con entusiasmo e partecipazione di popolo, sei squadre di Coreur (corridori) in rappresentanza dei sei canton in cui è suddivisa la cittadina della cintura occidentale di Torino.
Il Palio dij Sëmna-Sal affonda le proprie origini nei primi anni Ottanta del Novecento quando un gruppo di pianezzesi, guidati dal parroco, don Virginio, e dal giovane Roberto Brero, misero le basi della manifestazione, con l’intento di creare un momento identitario di aggregazione sociale a beneficio della comunità pianezzese, ispirandosi alla storia e alla tradizione dei luoghi. Il territorio comunale venne ripartito in sei zone, chiamate canton in piemontese, di cui si provvide a tracciare ij finagi, i confini, e a ciascun rione si diede un’organizzazione, con una badia (direttivo) e un Abà, cioè un capo, una guida, con il compito di coordinare le attività del cantone di appartenenza in vista dell’annuale corsa del Palio.
Per scegliere il nome dell’evento, Palio dij Sëmna-Sal, si attinse al repertorio di leggende locali, rispolverando la figura del Sëmna-Sal, da cui ha anche tratto origine l’appellativo con cui sono noti gli abitanti di Pianezza. Si tramanda che, in un periodo indefinito del passato (come spesso accade per le leggende), un contadino pianezzese, ammirato dall’aspetto rigoglioso di una vigna situata nel confinante, e rivale, paese di Alpignano, avesse chiesto informazioni al proprietario sui trattamenti effettuati per ottenere un così sorprendente risultato.
Il coltivatore del paese vicino, volendo prendersi gioco del contadino di Pianezza, gli raccontò di aver cosparso il terreno con il sale e quest’ultimo, molto ingenuo, non capì lo scherzo, procedendo, malgrado l’evidente assurdità del consiglio, a mettere in pratica quanto gli era stato suggerito. Con l’ausilio di quattro amici, si fece trasportare nella sua vigna usando una barella (sivera in piemontese), per evitare di rovinare i solchi, e prese a gettare abbondanti manciate di sale sul terreno. Si può ben immaginare il risultato, frutto d’un raggiro, e, da quel momento in avanti, i pianezzesi vennero battezzati con lo stranòm di Sëmna-Sal, appellativo recuperato dai fondatori per la denominazione del Palio.
Ecco, quindi, che creatività e tradizione si mescolarono, integrandosi a vicenda, nell’ideare la nuova manifestazione, rappresentativa dell’anima profonda e dell’identità di Pianezza, e destinata a grandi successi. Cuore dell’evento, come è stato sottolineato, è la corsa delle Sivere, una disputa tra le squadre di corridori che rappresentano i sei canton, chiamate a correre lungo le vie del paese, ripetendo l’itinerario prestabilito per tre volte per un totale di 1.680 metri di percorso e trasportando a spalla una sivera, barella, sostenuta da quattro coreur (corridori), più un riservista, e riempita con 50 Kg. di sale, ingrediente di cucina un tempo molto prezioso in quanto indispensabile, in assenza dei moderni frigoriferi, per la conservazione dei cibi.
La ratio del gioco consiste nel percorrere di corsa l’itinerario nel minor tempo e conservando sulla barella il maggior quantitativo di sale possibile. Il vincitore, che si aggiudicherà in premio il palio, rappresentato da un grande stendardo ogni anno dipinto da un pittore diverso (tra questi, c’è stato Francesco Casorati, figlio del più celebre Felice), viene quindi decretato sulla base di un duplice punteggio: il primo, da 6 a 1 punto, tiene conto della rapidità nel completare il tracciato, e il secondo, sempre da 6 a 1 punto, misura invece la quantità di sale che ciascuna squadra è riuscita a trattenere sulla barella.
In occasione del Palio, prima della corsa, si svolge lungo vie e piazze della cittadina la sfilata del corteo storico, con costumi d’epoca e con la partecipazione d’una pianezzese – quest’anno è stata Barbara Conti – che interpreta la parte di Maria Bricca, storica figura di popolana locale le cui eroiche gesta, legate agli eventi dell’Assedio di Torino del 1706, ancora risuonano nella memoria e nell’immaginario dei cittadini di Pianezza. Nella notte tra il 5 e il 6 settembre 1706, Maria Bricca, nata Maria Chiaberge, mostrando grande presenza d’animo e coraggio, condusse, attraverso un passaggio segreto, un drappello di Granatieri di Brandeburgo e di soldati piemontesi all’interno del castello di Pianezza, sorprendendo gli occupanti francesi e obbligandoli alla resa.
Si ringrazia Fabrizio Giampaolo Nucera per la concessione delle immagini.