La Dama Angelica, nuovo romanzo tra il giallo e il noir del torinese Ivano Barbiero
Torna per i lettori appassionati di gialli un nuovo romanzo firmato da Ivano Barbiero, famoso per i suoi libri editi dalla Frilli Editori. Questa volta, però, La Dama Angelica segna l’inizio per lui di una nuova esperienza letteraria: quella della autoproduzione.
Il romanzo segue le peripezie e i tormenti dei tre protagonisti che si vanno ad intersecare con il protagonista principale, il Ccommissario Giancarlo De Salvo, figura pacata e riflessiva. Tutto il romanzo è però imperniato sulla figura della beffarda Dama Angelica, capace di stupire e sorprendere sino alle ultime pagine.
Chi conosce la scrittura di Barbiero non resterà deluso, perché già sa che sarà presente l’esoterismo e il mistero. sapientemente distribuito in piccole dosi, dimostrando di conoscerne alla perfezione le varie sfaccettature.
La storia si sviluppa sul finire degli anni Sessanta, a ridosso dei primi movimenti studenteschi e poco prima della tragica stagione del terrorismo. Un’epoca ben lontana dalla nostra e con tecnologie di indagine diverse da oggi.
Individuare chi ha ucciso la donna rinvenuta nella fontana Angelica di piazza Solferino a Torino, non sarà affatto facile e il lettore resterà inevitabilmente affascinato nello scoprire attraverso i vari interrogatori e i ricordi di amiche e nemiche i trascorsi e le gesta di questa diabolica donna.
La Dama Angelica è soprattutto un giallo mentale, dove sono quasi assenti le parti cruente, pur tuttavia l’abilità dell’autore risalta nell’aver saputo creare un racconto godibile, ben studiato e congegnato e dagli esiti assolutamente inaspettati. Parliamo di esiti perché i destini dei vari protagonisti si intrecceranno insinuando nel lettore la voglia di avere un altro libro da leggere per capire come è continuata la trama.
Ivano Barbiero ancora una volta conferma le sue grandi potenzialità e si può tranquillamente affermare che, come trame e intrighi, non ha nulla da invidiare rispetto ad altri famosi autori di thriller stranieri.
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Abbiamo chiesto a Ivano Barbiero come è nata l’idea di questo libro e perché lo ha voluto ambientare sul finire degli Anni Sessanta.
”Per questo mio terzo noir, come per i precedenti, l’ispirazione mi è venuta da alcune persone che ho conosciuto quando ero cronista di nera. Ho preso ‘in prestito’ le loro storie di base per riportarle in un contesto completamente diverso, di fantasia, conservandone a volte i caratteri, il loro modo di parlare e di muoversi, i loro tic. Il resto della storia si è sviluppato via via mentre scrivevo il romanzo; perciò, posso dire che neanche io sapevo esattamente come si sarebbe sviluppata la trama e quale sarebbe stato il finale della Dama Angelica, sapevo però che di sicuro sarebbe stato diverso da come me lo ero immaginato. Invece l’ambientazione in quel preciso periodo di tempo mi è servita per caratterizzare al meglio i protagonisti è inserirli in un contesto cittadino che meglio conoscevo, avendo scritto in passato anche libri storici su Torino”.
Ma il commissario Giancarlo De Salvo esiste o è esistito?
“Dopo gli altri romanzi noir con il commissario Aldo Piacentini, sentivo l’esigenza di staccare momentaneamente il mio ‘rapporto’ con questo protagonista. Così ho dato vita a una nuova figura con caratteristiche e stati d’animo nuovi agli antipodi come modo di pensare e agire rispetto al precedente. Anche in questo caso i ricordi mi sono stati utili. In realtà il commissario De Salvo è il nome di un mio caro amico d’infanzia che mi ha suggerito di usare il suo nome quando cercavo di delineare questa figura. Forse per caratterizzarlo meglio ho messo un po’ di lui nel modo di pensare e riflettere, magari ne è uscita fuori anche una parte di me nel modo di decidere ed agire. Penso che ne sia venuto fuori un bel miscuglio di caratteri ed emozioni, a volte contrastanti, che in definitiva evidenziano le fragilità e le insicurezze di ognuno di noi a dispetto delle apparenze decisionistiche”.
Il romanzo ha una vena esoterica. Perché?
“Torino è una città dai mille volti, in equilibrio tra il magico e il post tecnologico, con monumenti che hanno un fortissimo potere simbolico, ricchi di storia. È una città dove è facile perdersi, incantevole, sorprendente, persino aspra, capace di regalare sorprese inaspettate ed emozioni fortissime anche in chi ci vive da anni. Con tutti questi presupposti è stato sin troppo facile trovare il mistero e la magia anche dove a prima vista non dovevano assolutamente esserci”.
Nel corso del romanzo un personaggio che tu ha inquadrato in un certo modo ha preso una strada diversa da quella che aveva pensato, addirittura autonoma?
“Questo per me è il vero piacere della scrittura: creare un personaggio, indirizzarlo verso un determinato percorso nella trama che hai ideato, poi accorgerti che questa figura diventa ‘autonoma’ ovvero sembra suggerirti lui quale sia la sua collocazione esatta nella storia e nel finale. Personaggi che dovevano continuare a vivere e invece sono finiti in modo anche inglorioso e altri che invece hanno ‘resistito’ e sono rimasti vivi nonostante io avessi pensato per loro un finale totalmente diverso. Questa ‘stranezza’, chiamiamola pure così, è capitata anche negli altri due romanzi noir che ho scritto e anche questo non ha fatto eccezione. Una sensazione emozionante, e forse è questo il vero mistero, la magia del raccontare e creare le storie”.