Una camelia all’occhiello… un rododendro, una azalea… e un papillon di seta blu
Veramente nella sua canzone “Vecchio frac” Domenico Modugno aveva all’occhiello una gardenia, ma è uguale appartengono entrambe alla stessa famiglia di acidofile. Le piantine sono già tutte quante pronte per la fioritura nei giardini più riparati e dai vivai del lago Maggiore sta per giungere fino a noi, il fiore di febbraio dai colori vivaci: rosso, bianco e rosa variegato. È la camelia, quella che ha i fiori più belli ed è rossa preferibilmente, la più robusta e meno sensibile al freddo, quella dai fiori bianchi è più delicata, poiché teme le gelate che ben ci dobbiamo ancora attendere, e sono entrambe, adornate di verde, tanto verde brillante nei boccioli e nelle lucide foglie: insomma i colori della nostra bandiera. I francesi amano e sanno fare aiuole leggere e coloratissime con i fiori, bisogna averle viste per capire con che spiritoso e naturale principio si può amare il proprio paese.
Poi non guasta ricordare – e chi se la dimentica! – “La dame aux camélias”, (La signora delle camelie) di Alexander Dumas figlio, che divenne celebre proprio grazie a questo romanzo (1848), la cui protagonista è una tragica eroina che tanto piacque a molti autori e compositori, primo fra tutti Giuseppe Verdi che si ispirò ad essa per la sua famosa “Traviata”. L’originale primadonna usava camelie bianche per dire ai suoi altolocati amanti ch’era libera e disponibile, e camelie rosse per segnalare ch’era fisicamente impedita.
Tornando alla camelia che fa bello il nostro giardino ancora freddo, questa pianta è originaria dalla Corea, dal Giappone, ma anche dall’India. È la camelia Japonica la specie più adattata, più riprodotta e coltivata con successo, rustica e resistente ed appartiene alla famiglia del tè; prospera ancora meglio se in posizioni riparate. Se ne coltivano ormai in Italia innumerevoli varietà apprezzabilissime per la forma dei fiori ottenuti: ovvero sempre più grandi, sempre più doppi, sempre più belli.
Approfittiamo per andare ad ammirarle negli spazi espositivi, conoscerle e distinguerle: troveremo la “Contessa Lavinia Maggi”, la “Jupiter”, la “Kelvingtoniana”, la “Mathotiana rubra”, e tante altre. Ma non una che si chiami Marie Duplessis, l’originaria la prima e più celebre cortigiana parigina che tanto amò questi fiori.
Si sa storie e piante si avvicendano, si susseguono, nuovi usi, nuove specie, nuovi innesti a spacco o a corona. Tra botanici e musicisti, tra vivaisti e romanzieri, la camelia si è diffusa e spesa in tutta la sua bellezza.
Roxi Scursatone