Alla scoperta di Vho, uno dei Borghi più belli d’Italia alle pendici dell’Appennino
TORTONA. Alle pendici dell’Appennino e in una splendida posizione panoramica, sorge Vho, una piccolissima frazione del Comune di Tortona che conta appena 50 abitanti. Dal 2021 è uno dei Borghi più belli d’Italia. Nonostante si trovi a soli 210 metri d’altitudine, dal borgo si può godere di una vista spettacolare sui vigneti, i campi, le montagne e i borghi circostanti. Nelle giornate più nitide e terse, la vista spazia dai vicini Appennini Liguri (sulle cui pendici si estende il territorio tortonese) alla catena delle Alpi piemontesi, attraversando con lo sguardo la pianura che si allarga nel mezzo. Ai filari, che corrono in file lunghe e parallele, si alternano i campi coltivati, che in base alla stagione assumono colorazioni diverse, rendendo il paesaggio sempre vario e spettacolare.
I primi riferimenti a Vho si trovano negli “Statuta Civitatis Dertonae ” e altri si trovano in alcuni documenti del IX secolo quando la Signora del paese, di nome Teberga, donò i propri beni in Vho (scritto Vau) alla Chiesa Maggiore di Tortona. La storia è testimoniata soprattutto dal suo castello, la cui costruzione risale al 1413, e dalle due chiese: quella di Chiesa di San Salvatore che si erge nel pieno centro dell’abitato e la Chiesa della Madonna della Purità, alle porte della frazione. Il borgo si è sviluppato, come sempre avveniva, attorno al maniero. Questo, circondato da un fossato che lo percorreva perimetralmente, disponeva di un ponte levatoio il quale dava accesso all’arco di ingresso.
Passeggiando nelle strade di Vho è facile imbattersi nei riferimenti storici di questo passato: via del Fosso (chiaramente riconducibile al fossato), via di Castel Zenone (proprietari del castello agli inizi del 1700), strada del Pozzo, via Maestra, Piazza Corte del Castello. Dell’insediamento originario sono ancora visibili l’arco di accesso e parte delle antiche abitazioni, queste ultime restaurate nel rispetto storico e urbanistico del luogo. Il fossato che cingeva l’agglomerato è stato invece interrato agli inizi del secolo scorso per questioni di salubrità, divenendo un’area verde presso cui sostare per ammirare il paesaggio.
La frazione può vantare di uno dei carnevali più antichi del Tortonese, festeggiato il Martedì Grasso. I primi cenni storici risalgono addirittura agli inizi del Settecento, quando la popolazione usava trovarsi il Martedì Grasso per il “banchetto del contado” portando ciascuno vivande da mangiare insieme. Agli inizi dell’Ottocento questa iniziativa si è trasformata nel Carnevale Vhoese. Questa festa non si è mai interrotta, neppure durante le due guerre mondiali, e si è protratta fino ad oggi, divenendo una tradizione. Ogni anno nella piazza della chiesa, vengono distribuiti polenta e salamini; la prima fatta con farina di mais ottofile – varietà di mais coltivata nel tortonese e macinata rigorosamente a pietra – e salamini insaccati da norcini locali.
Altro evento di rilievo è la Sagra dell’agnolotto Vhoese. La manifestazione, organizzata a fine estate dalla Società Mutuo Soccorso del paese, è dedicata al piatto tipico del borgo: l’agnolotto. E’ il primo piatto tipico delle grandi festività del passato: una pasta ripiena di stufato di solo manzo, cotto a fuoco lento con vino rosso robusto e corposo. La sfoglia è preparata con farina 00, legata con uova e acqua. Gli “anlôt” sono conditi con il sugo dello stesso stufato con cui è stato fatto il ripieno; è possibile degustarli anche in brodo, sebbene gli amanti di questo piatto li prediligano “annegati” nel barbera, ovviamente dei Colli Tortonesi.
In quanto ai vini, tipico della zona è il Timorasso, prodotto da un vitigno autoctono a bacca bianca presente fin dai tempi remoti, ma che solo in anni recenti i viticoltori locali hanno ripreso ad impiantare. Oggi, grazie ad un gruppo di giovani agricoltori, il Derthona Timorasso è una delle DOC più rinomate tra i bianchi piemontesi. Nelle cantine presenti nel borgo è possibile degustare questo vino color dell’oro, tesoro inestimabile della tradizione e della storia del luogo accompagnandolo, magari, con un piatto di salumi o formaggi prodotti nella zona.