Andar per luoghi sacri: l’Abbazia di Santa Giustina a Sezzadio, a pochi chilometri da Ovada
A Sezzadio, a pochi chilometri da Ovada, si trova uno dei monumenti medioevali più importanti del Piemonte: l’Abbazia di Santa Giustina. Una leggenda riporta la narrazione della fondazione della primitiva chiesa di Santa Giustina in epoca longobarda e più precisamente la attribuisce al re Liutprando che nel 722 avrebbe sostato non molto lontano dall’attuale luogo dove sorge la struttura religiosa, mentre accompagnava la salma di Sant’Agostino da Genova a Pavia. Il re era solito portare con sé le ceneri di Santa Giustina in un cofanetto di avorio. La leggenda narra che, mentre riposava sotto un albero, il cofanetto si spostò e di alcune decine di metri. Il re, molto devoto a Santa Giustina, pensò a un miracolo e decise di far erigere una chiesa in suo onore.
Nei primi decenni dell’XI secolo il marchese aleramico Ottoberto ricostruì quasi completamente l’edificio sacro e diede vita ad una fondazione monastica affidata ai benedettini. La testimonianza di questo intervento edilizio ricostruttivo è contenuta nel pavimento a mosaico all’interno della cripta. “Otbertus marchio huius domus domini reparator et ornator” è scritto in tessere nere su fondo bianco. Affermazione se vogliamo riduttiva, in quanto il marchese ricostruì sostanzialmente l’edificio dalle fondamenta.
Il prestigio del complesso abbaziale crebbe notevolmente, raggiungendo il massimo sviluppo delle attività spirituali e commerciali tra l’XI e il XII secolo, per poi cominciare una fase di declino. Assegnata agli abati di Sant’Ambrogio di Milano, durante il periodo napoleonico fu oggetto dello stesso destino di altre grandi abbazie piemontesi, con i possedimenti assegnati ai veterani dell’esercito.
Il carattere altomedievale e ottoniano dell’edificio andò modificandosi durante gli anni di governo dell’abbazia da parte della congregazione benedettina di San Girolamo della Corvara. Infatti, l’interno della chiesa venne fortemente modificato nel 1397 in seguito ai crolli dovuti a un terremoto: l’antica spazialità romanica venne stravolta dall’introduzione di pilastri dal sapore gotico.
Importanti sono gli affreschi interni collocabili tra l’XI ed il XV secolo, dai temi alquanto vari: spiccano le corone sorrette da catenelle che simboleggiano la supremazia della Fede e il trionfo della vita ultraterrena. Nell’abside centrale si nota un affresco del XV secolo rappresentante il Giudizio. Altri dipinti, che rappresentano la Vergine Maria (XV secolo) sono invece in precario stato di conservazione. Altre immagini raffigurano il Cristo in mandorla con i quattro Evangelisti, i quattro dottori della chiesa, santi e profeti.
Nel 1863 ciò che rimaneva del complesso venne acquistato dalla famiglia Frascara che la trasformò gran parte in villa, denominata “L’Abbadia”, oggi meta di ricevimenti ed eventi. Restaurata nel corso del XX secolo, la chiesa mantiene tutti gli elementi di stampo romanico e gotico. Questi le conferiscono un aspetto suggestivo e rigoroso nelle forme, visibile sia sulla parte esterna che interna della struttura. La facciata in cotto è arricchita da file di archi poco sporgenti dalla parete esterna. Al suo interno sono presenti affreschi e decorazioni risalenti ai secoli XIV e XV della scuola longobarda raffiguranti la Passione e il Giudizio Universale. Sul fondo della navata centrale troviamo estesi dipinti tardo gotici del XV secolo. Di costruzione ancora più antica (risale ai tempi di Liutprando), la cripta è divisa in tre navate tramite basse ed eleganti colonnine; sul pavimento a mosaico un’iscrizione ricorda – come detto – Ottoberto, “riparatore della chiesa”. Il campanile dell’VIII-IX secolo è stato inglobato nell’XI secolo.
Una curiosità per concludere. L’abbazia di Santa Giustina fu di ispirazione al pittore e incisore alessandrino Franco Sassi (1912-1993). La ripropose in diversissime opere a “sanguigna” in bianco/nero e ad acquerello. Fu, soprattutto, una delle sue ultime fonti di ispirazione negli ultimi anni di vita.
Piero Abrate