Nati il 20 luglio: il tenore novarese Geremia Bettini
Il 20 luglio del 1821 a Trecate, in provincia di Novara diede i natali a Geremia Bettini. Figlio di un modesto operaio, fu istruito nella musica dal maestro napoletano Carlo Coccia, divenendo un tenore di spicco nel panorama internazionale. La sua voce si tenore fu apprezzata in quanto potente ed espansiva, schietta nell’intonazione, sfogata e vibrante anche nell’emissione degli acuti. Voce predisposta, dunque, ad interpretare le opere verdiane, fra le quali gli furono congeniali soprattutto l’Ernani e Il Trovatore.
Egli si avvalse, tuttavia, della naturale ricchezza di voce e del suo stile di canto completo per includere nel suo repertorio opere (quali, ad esempio, il Mosè e Il Barbiere di Siviglia)che ancora risentivano l’influenza dello stile virtuosistico della voce sopranista, o che necessitavano di un portamento classico nei suoni e di purezza nel fraseggio (come la Norma,la Lucia e La Favorita),nelle quali riuscì ad ottenere inflessioni e sfumature di particolare dolcezza.
Fin da subito, Bettini si affermò nei principali teatri italiani e riscosse successo all’estero, in particolare a Vienna, San Pietroburgo, Madrid, Parigi e in America. Dopo essersi ingraziato le lodi della regina di Spagna, si esibì nella stagione autunnale al Teatro comunale di Bologna nel Vittor Pisani di Achille Peri, nonché al Teatro Apollo di Roma e alla Pergola di Firenze. Nell’aprile 1852 sposò Sofia Maretzek, nipote dell’impresario Max Maretzek, ottenendo in autunno una breve scrittura a Parigi: alla Sala Louvois cantò nell’Otello di Rossini e al Teatro Odéon il 7 dicembre nella Luisa Miller di Verdi. L’anno successivo al Teatro alla Scala di Milano ebbe un grande successo di pubblico e di critica per un’interpretazione del ruolo di Manrico nella prima esecuzione locale del Trovatore di Verdi. E sempre alla Scala interpretò nel gennaio 1861 la Lucrezia Borgia di Donizetti. La sua intensa carriera teatrale si concluse il venerdì di quell’anno a Parigi, quando egli cantò insieme con altri artisti del Teatro Italiano frammenti dello Stabat di Pergolesi e di Rossini
Spinto da sentimenti patriottici, e devolse spesso il frutto delle sue rappresentazioni a favore dell’emigrazione politica e della lotta unitaria: contribuì, per esempio, generosamente alla sottoscrizione per il milione di fucili necessari alla spedizione dei Mille. Cantò sovente anche per beneficenza e morì all’età di 43 anni a Novara il 24 aprile 1865.
In occasione del bicentenario della sua nascita, il Consiglio comunale di Trecate ha intitolato il teatro comunale al suo illustre concittadino.