La Lingua piemontese ora appassiona i glottologi di tutto il mondo
Lo confermano due prestigiose Grammatiche Piemontesi, una in Inglese e l’altra in Spagnolo, di recente pubblicazione
Torniamo sul tema della Lingua piemontese, già trattato su questo quotidiano on line in diverse occasioni. Non dialetto, ma lingua, ovvero nobile idioma di tutto rispetto, il Piemontese è da tempo oggetto di crescente interesse e di studio da parte di molti glottologi di ogni nazionalità. Una lingua a tutto tondo, dunque, che vanta una storia di oltre ottocento anni, una splendida letteratura, e un lessico capace di affascinare i linguisti di ogni parte del pianeta per la sua unicità, la sua completezza e, diciamolo pure, per la sua autentica bellezza.
A dispetto di chi ritiene, per convinzione personale o per pigrizia mentale, che una lingua si possa mantenere anche solo oralmente, senza una testimonianza scritta (con tanto di regole grammaticali condivise e di una grafia codificata) della sua evoluzione, del suo costante rinnovamento, ma anche della sua contaminazione per l’inevitabile influenza di altre parlate “dominanti”, c’è chi, pur non essendo piemontese, dedica alla “nostra” lingua studi approfonditi, raccolti in autorevoli Grammatiche e insigni Saggi linguistici.
È recentemente uscito, edito da Brill (prestigiosa casa editrice internazionale, con sedi a Leyden e a Boston, specializzata nella pubblicazione di testi universitari), il volume “A grammar of Piedmontese | A minority language of Northwest Italy” che fotografa i comportamenti e le dinamiche della Lingua piemontese, registrando le abitudini di parlanti e scriventi così come si sono consolidate ed evolute nell’uso. L’opera è di Mauro Tosco, professore ordinario di Linguistica Africana all’Università di Torino, insieme a Nicola Duberti, docente coordinatore del Laboratorio di Piemontese, e Emanuele Miola, professore associato di Linguistica all’Università di Bologna.
Così ci spiega il professor Nicola Duberti, monregalese, che è anche valente scrittore e noto poeta in Lingua piemontese: “La lingua di base che viene analizzata è il torinese, che rappresenta un po’ la “koinè” della Lingua piemontese, ovvero la sua versione standard e letteraria oggetto di studio, a partire dalla quale vengono registrate le varianti: il testo presenta un’analisi di 570 pagine in lingua inglese. Il Piemontese viene sviscerato in diversi ambiti d’analisi: fonologia, morfologia, eccetera eccetera. Il progetto è stato coordinato da Roberta d’Alessandro, docente dell’Università di Utrecht e coordinatrice della collana della Casa editrice dedicata alle grammatiche delle lingue del mondo, comprese le lingue minoritarie o in pericolo d’estinzione, come appunto il Piemontese. Il progetto è durato cinque anni complessivi. Il volume è corredato anche di carte geografiche per illustrare la diffusione sul territorio dei fenomeni linguistici, curate dal ricercatore Lorenzo Ferrarotti».
Un’altra prestigiosa opera che mi preme segnalare, questa a servizio degli ispanòfoni, e in particolare degli Argentini di origine piemontese – in prevalenza residenti nella provincia di Córdoba (sono almeno un milione coloro che in Argentina capiscono il piemontese e almeno 500 mila coloro che lo parlano correntemente) – è la“Gramática de la Lengua Piamontesa”, una pubblicazione edita in Lingua spagnola (castigliano) a cura dell’Asociación Cultural Piemontesa de Rafaela. Ne è autrice la professoressa Norma Brarda Bruno, di Rafaela (Argentina), docente di piemontese, interprete e autrice di diverse opere letterarie e linguistiche. Ho avuto occasione di incontrare la professoressa Norma Brarda durante il mio viaggio in Argentina avvenuto nel Novembre del 2022: oltre a farmi omaggio di una copia della pubblicazione, così mi ha spiegato: “Questa mia Grammatica della Lingua piemontese, in Lingua spagnola, si basa sul volume “La Lingua Piemontese (Fonologia, Morfologia, Sintassi, Formazione delle parole)”, pubblicato nel 1997 dal professor Bruno Villata, docente presso la Concordia University di Montreal, Canada. L’opera di Villata è in Lingua italiana, e il testo originale non era fruibile da tutti gli studenti, poiché non tutti gli Argentini conoscono bene l’italiano, anche se molti di essi lo hanno sentito parlare in famiglia dai loro genitori e dai loro nonni. Più numerosi sono invece gli studenti nelle cui famiglie si parlava e ancora si parla il piemontese, tramandato con orgoglio da due o tre generazioni fino ai giorni nostri. Gli esempi in italiano sono stati così riproposti nella lingua castigliana; altri se ne sono aggiunti, più vicini allo stile di vita e alle abitudini degli argentini, ma sempre con la traduzione in Piemontese accanto, e ciò risulta molto utile, pratico ed efficace per tutti coloro che qui vogliono perfezionare il loro Piemontese o iniziarne lo studio come principianti.
Gli obiettivi di questo libro – continua la professoressa Brarda – sono quelli di valorizzare, tutelare e diffondere la Lingua piemontese qui in Argentina, tra i discendenti dei primi emigranti piemontesi nella Pampa Gringa, oltre a fornire uno strumento basato sulla Lingua spagnola, facilmente accessibile a coloro che vogliono imparare a leggere e scrivere il Piemontese nel nostro Paese”.
E ai cari amici Piemontesi che stanno in Piemonte, e che hanno a cuore la lingua parlata da generazioni dai loro vecchi, cosa possiamo suggerire?
“Prendete esempio dai Piemontesi d’Argentina! Acquistate un buon vocabolario piemontese e una buona grammatica, per perfezionare sia il modo in cui parlate il Piemontese, e soprattutto quello con cui lo scrivete. Certo ci vuole un po’ di impegno (e d’altronde ciò vale per tutte le lingue), ma non è certo né difficile né impossibile migliorarsi”.
Sagge parole.
Sergio Donna