Motori

L’evoluzione e le caratteristiche dei motori utilizzati in Formula Uno

Appassionante, avvincente, fa battere i cuori di milioni di tifosi in giro per il mondo. La Formula 1 è uno degli sport più amati dagli sportivi di tutto il mondo per il brivido della velocità, del rischio a 300 chilometri orari, per i sorpassi azzardati e le manovre impossibili. Eppure è uno sport relativamente recente, ovviamente, che però ha visto nel corso dei decenni una evoluzione costante in termini ingegneristici per quanto riguarda i telai, i materiali, le innovazioni tecnologiche, e ovviamente per i lati dell’aerodinamica, la meccanica e la motoristica. La forma dei telai e degli alettoni, le prese d’aria, le sospensioni, la ripartizione dei pesi nell’auto, l’assetto del pilota all’interno dell’abitacolo, per non parlare del complicatissimo volante e delle novità tecnologiche come il KERS e il DRS. Sono tutte caratteristiche che hanno fatto la differenza, naturalmente come il motore, che è determinante per la competitività delle vetture. Le scuderie con maggiori probabilità di successo secondo pronostici e quote sulle sfide della F1 sono sempre spinte da un formidabile propulsore anch’esso mutato nel tempo a 8, 10 o 12 cilindri, prima verticale, poi in linea, un tempo sull’avantreno poi centralmente alle spalle del pilota.

Anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta

La moderna F1 nasce nel 1948 in sostituzione della Formula A, poi diventata a carattere mondiale nel 1950. A quell’epoca il motore era ancora posizionato frontalmente al pilota, un 8 cilindri in linea poi a V con la mitica Lancia-Ferrari D50 di Juan Manuel Fangio. A quell’epoca, inoltre, la potenza del motore era di circa 400 CV che portava le monoposto a oltre 300 chilometri orari. E nel 1959 arriva la Ferrari 375 con il duo V12 aspirato di 4,5 litri. La svolta arriva a cavallo degli anni ’50 e ’60. Non tanto da un punto di vista dei motori, la cui ingegneria si evolveva ma a ritmi lenti, quanto da quello dell’aerodinamica, spostando il motore in posizione posteriore centrale e con nuove soluzioni ai telai e alla loro forma con assetti più ribassati, più sinuosi per fendere il vento e soprattutto con l’arrivo della Lotus sulle piste di F1. Furono di quegli anni le idee geniali del progettista e fondatore della scuderia inglese, Colin Chapman, a fare vera scuola nell’evoluzione tecnica delle auto da corsa.

Gli anni Settanta, Ottanta e Novanta

Ed è infatti del 1970 la realizzazione della Lotus 79, una macchina che ha fatto storia e ha cambiato il modo di concepire le auto con il primo esperimento del cosiddetto “effetto suolo”. Un’idea geniale che da un lato ha determinato un grandissimo carico aerodinamico con un conseguente repentino aumento delle prestazioni dell’auto. Per questo qualche anno più tardi la FIA decise di abolire questa innovazione perché rendeva pericolosa la guida dei mezzi. Nel frattempo però sempre la Lotus ha fatto scuola con la Lotus 72 che introduceva una forma più a freccia, radiatori laterali anziché frontali, freni montati all’interno e una presa d’aria sopra la testa del pilota. Si evolvono così i motori, come quello 12 cilindri “boxer” della Ferrari che fece la fortuna di Lauda e Scheckter. In quegli anni si sviluppano i progetti dei motori turbo che portano in casa 1000-1200 cavalli. Troppo per la FIA che decide di bandirli e mettere un freno all’eccessiva potenza, e quindi pericolosità delle auto. Si arriva così agli anni ’90 e all’introduzione in maniera massiccia dell’elettronica le sospensioni attive, il cambio semiautomatico, il controllo della trazione e il sistema anti bloccaggio delle ruote in frenata. E sono questi gli anni d’oro delle auto francesi, della Renault in particolare che conquista i titoli mondiali con Williams e Benetton.

Il Duemila e le recenti evoluzioni

Cambiano le motorizzazioni e cambiano anche le gerarchie in gara. Con il suo motore V10, 3.000 che sprigiona una potenza di più di 800 cavalli, prima la F-399, poi la F1-2000 della Ferrari aprono la strada al dominio del cavallino rampante con Michael Schumacher alla prima guida e con a capo della rossa Luca Cordero di Montezemolo. Nel 1999 la Ferrari torna a vincere il campionato costruttori dopo sedici anni e nel 2000 il campionato piloti dopo ben 21 anni. Il V10 fa storia ma nel 2006 la F1 cambia le regole e la FIA consente solo motori 2.4 V8. Questo contestualmente all’introduzione di innovazioni elettroniche epocali quali le power unit che controllano la potenza delle auto, recuperando l’energia cinetica delle frenate e dai gas di scarico, e portando i mezzi a sviluppare quasi 1000 cavalli. La F1 è diventata dunque terreno di sperimentazione della più alta ingegneria automobilistica, non solo dunque una gara tra macchine. E la sfida per il futuro si sviluppa in termini di biocarburanti e sostenibilità economica e ambientale.

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