Pallapugno e Pallatamburello: gli sport tradizionali del Piemonte
In Italia il calcio e il tennis sono indubbiamente tra gli sport più popolari e diffusi, ma probabilmente molti atleti o semplici appassionati ignorano l’esistenza di altre attività che hanno attecchito nello specifico solo in alcune zone. Oggi si può parlare tranquillamente di giochi tradizionali, che contribuiscono al folklore e al valore storico-culturale di una regione. Si pensi ad esempio ai giochi di carte, che negli ultimi anni si praticano sempre meno dal vivo a causa dell’insorgere delle piattaforme di gioco digitali. Le nuove generazioni preferiscono talvolta il tavolo verde virtuale oppure le slot online alle attività all’aperto. In Piemonte, tuttavia, è possibile individuare ben 2 sport molto caratteristici, poco conosciuti nel Centro-Sud: si tratta della Pallapugno e della Pallatamburello, che derivano dall’epoca romana. Ai giorni nostri non sono pochi gli sportivi che si divertono a praticare queste discipline anche per tenere viva la tradizione locale.
La Pallapugno era perlopiù tipica del Basso Piemonte e della Liguria di Ponente. Diversi sono i punti di contatto con giochi che richiedono l’utilizzo di un pallone ordinario od elastico. Si gioca in squadre composte da 4 membri: il battitore, il centrale e i 2 terzini. Il terreno di gioco è il cosiddetto sferisterio, che misura 90x16m, mentre la palla deve avere un diametro di una decina di centimetri e pesare meno di 200 grammi. I partecipanti devono proteggere la mano con cui colpiranno la sfera con un’apposita fasciatura. Della Pallapugno esistevano anche alcune piccole varianti, la più nota delle quali era la Pantalera, che si giocava molto più facilmente negli spazi cittadini all’aperto.
In questo caso la palla non si colpiva con i pugni, ma la si lanciava su una struttura di legno, la pantalera appunto. Una soluzione ideale per rendere il gioco più accessibile anche a chi era più in avanti con l’età e non era propriamente prestante dal punto di vista fisico. Giocando per strada la presenza di elementi architettonici come tetti e scale rendeva ancora più complicato intuire dove sarebbe rimbalzata la sfera. Col passare del tempo la Pallapugno è riuscita a conquistarsi una piccola popolarità, pur risultando fortemente legata ad un contesto regionale, così all’alba degli anni ‘80 la Federazione Italiana Pallapugno è stata riconosciuta ufficialmente dal CONI. Alcuni campioni italiani sono rimasti impressi nella memoria, come Felice Bertola o il compianto Franco Balestra. Gli amanti di questo sport raggiunsero finalmente l’agonismo tanto agognato.
Più datata è invece l’origine della Pallatamburello. Già nel ‘600 i ragazzini si divertivano a colpire i palloni con attrezzi e strumenti di fortuna, solitamente in legno. La Federazione Ginnastica d’Italia riconobbe il tamburello solo nel 1890, ma già diverse decine di anni prima veniva consigliato nelle Regie Scuole Pie di Savona come attività accessoria. A cavallo tra i due secoli il gioco fece il suo esordio in un evento nazionale e ben presto nacque addirittura un campionato ufficiale.
Oggi è possibile inquadrare 4 specialità della Pallatamburello: Open, muro, indoor e tambeach. Nel primo caso si gioca in un campo da 80x20m e in squadra sono previsti 2 terzini, un centrocampista, un rimettitore ed un battitore. Si utilizza una palla di gomma bianca, che può essere anche di dimensioni ovali in occasione del servizio. Nel muro sono permessi i rimbalzi sui muri d’appoggio, nell’indoor si gioca al chiuso per favorire la diffusione dello sport anche nei periodi più freddi dell’anno. Infine, il tambeach non è altro che la Pallatamburello praticata sulla sabbia, in spiaggia o su campi appositi.