Non tutti sanno che… il campanile del duomo di Alessandria è il terzo più alto d’Italia
Alto e slanciato, che lo si può vedere anche dalla periferia cittadina: con i suoi 106 metri di altezza, il campanile del duomo di Alessandria è il terzo più alto d’Italia. Lo sovrastano unicamente quello del duomo di Mortegliano, in provincia di Udine, che misura 113,20 metri e quello della cattedrale di Cremona (111,12 metri). Quello mandrogno, rappresenta qualcosa di più di una semplice torre campanaria fedele insegna della sua chiesa. La struttura per la sua bellezza e la sua altezza è anche divenuto un particolare caratteristico per Alessandria, così come la Mole Antonelliana per Torino, la cupola di San Gaudenzio per Novara, la Madonnina per Milano. E l’elenco potrebbe proseguire oltre.
Progettato alla fine dell’Ottocento dall’architetto Giuseppe Antonio Boidi Trotti, in stile eclettico, presenta anche elementi strutturali innovativi tipici del periodo di passaggio tra il XIX e il XX secolo, come la gabbia metallica costituente la struttura portante della guglia. Nel periodo in cui venne edificato il campanile, l’architettura faceva uso del ferro non più solo come elemento accessorio per le costruzioni, ad esempio ancoraggi e tiranti, ma come elemento strutturale vero e proprio anche se spesso nascosto da elementi in muratura o in conglomerato cementizio tipico delle costruzioni tradizionali. Si pensava di realizzarlo in poco tempo ma, per mancanza di fondi, fu costruito a più riprese impiegando ben 33 anni: dal 1889 al 1922.
Il campanile, come detto, è alto 106 metri dal suolo alla sommità della croce. Questa che reca le chiavi della tiara pontificia, è in ferro, alta 8 metri e del peso di 12 quintali. Nelle quattro cartelle che sovrastano i grandi rosoni sono ripetute a grossi caratteri le parole di Gesù: “Et portae inferi non praevalebunt adversus eam”. (E le porte dell’inferno non prevarrano contro di essa). Due epigrafi presso l’entrata interna del campanile ricordano gli oblatori per la sua costruzione.
L’attuale campanone risale al 1818: era stato fuso a Casale da Pietro Gattinara. Le altre quattro campane minori invece subirono parecchie trasformazioni. Nel 1850 Zerbino di Alessandria le fondeva riducendole a tre. Nel 1901 i fratelli Barigozzi di Milano le rifusero e con l’aggiunta di altro metallo, le riportarono a quattro, in perfetto accordo con il campanone. E’ consuetudine che ogni campana destinata ad uso sacro, porti l’effigie del crocifisso insieme alle figure dei santi. Nella fusione vengono pure aggiunte iscrizioni varie, indicanti il titolo e lo scopo a cui le campane sono consacrate.