Artisti torinesi: Alessandro Fioraso, il pittore della realtà e dei sentimenti umani
A colloquio con il grande maître chocolatier dalla poliedrica personalità artistica: “Devo ringraziare Lella Burzio, dalla quale ho appreso molti segreti”
Se è vero che per conoscere profondamente un uomo e diventarne un amico sincero è necessario partire da un incontro casuale (che poi forse così casuale non è mai), ebbene è stato proprio un incontro casuale quello che anni fa ebbi con l’artista, divenuto amico, Alessandro Fioraso. O meglio, galeotto fu l’inaspettato incontro con i giandujotti della storica ditta Piemônt Cioccolato, fondata a Torino tre quarti di secolo fa, che suo padre rilevò dal fondatore e che a sua volta venne poi rilevata da Alessandro e dai suoi familiari. Quella sera, Fioraso pose i suoi giandujotti in un ampio vassoio su un tavolino approntato al centro della pista una nota milonga torinese a disposizione di decine di tangueri, affinché tra un tango di Osvaldo Pugliese e un vals di Juan D’Arienzo, potessero degustare quelle incomparabili delizie avvolte in un involucro di carta stagnola dorata.
Per me furono una scoperta: mi avvicinai ad Alessandro, mi complimentai con lui (essendo io un ghiotto gourmet di cioccolato, devo dire che di giandujotti me ne intendo) e fu in quella occasione che scoprii che quell’uomo, alto, distinto, dai lineamenti raffinati e dal sorriso accattivante era un “maestro del gusto”, e che rispondeva al nome di Alessandro Fioraso. Divenni così un “consumatore abituale” del suo cioccolato e in più occasioni ebbi a visitare la sua “fucina”, ovvero il laboratorio in Bertolla dove vengono prodotte le delizie di Piemônt, e non vi dico quante volte ho fatto rifornimento nel negozio annesso alla fabbrica di cioccolato.
Incontrai ancora Alessandro in milonga e via via ebbi occasione di conoscere sempre qualcosa di più della sua vita, tanto riservata quanto sorprendente. Venni così a sapere che l’attività di maître chocolatier di Alessandro Fioraso non era che la punta di un iceberg di una pleiade di molte altre attività intellettuali, culturali ed artistiche. Scoprii infatti che Alessandro Fioraso, uomo di una riservatezza e di una modestia che è spesso prerogativa delle persone geniali, oltre ad essere un ottimo tanguero, era un uomo di cultura, un autentico intellettuale, e soprattutto, un artista a tutto tondo. Venni così a conoscenza della sua passione per la cultura indiana e per le pratiche di Yoga e della sua attività di conferenziere su questo tema, di frequentatore di congressi e protagonista di interviste radiofoniche. Ma poco alla volta mi resi conto che Alessandro Fioraso era, soprattutto, un grande maestro della pittura, con un’attività intensa e prestigiosa. E non me ne stupii, visto che ormai cominciavo a conoscere più approfonditamente le infinite risorse di questo geniale personaggio, che è stato, tra l’altro, un figlio d’arte.
Mi raccontò infatti un giorno di aver ereditato la passione per il disegno e la pittura da suo padre: “Volevo fare ciò che faceva lui; allora disegnavo e lo imitavo. Tutte le occasioni erano buone per prendere la matita in mano e così anche a scuola: la materia in cui eccellevo maggiormente era il disegno e la pittura. Mi divertivo a fare i ritratti ai miei compagni, le caricature ai professori e disegni di ogni tipo”. Entrato giovanissimo in azienda, l’impegnativa attività professionale di chocolatier lo distolse gioco forza per qualche anno dalla sua passione per la pittura. “Ma il richiamo dell’arte era troppo forte – prosegue –. Fu attorno ai trent’anni che volli riprendere in mano tavolozza e pennelli, non senza approfondire ulteriormente le tecniche dell’arte pittorica presso lo Studio dell’artista Lella Burzio, dalla quale appresi molti segreti .”
Conciliando lavoro e attività artistiche, Fioraso è sempre riuscito a soddisfare le sue passioni: lo sport, la danza, la fisarmonica e la ricerca yogica. “Lo Yoga ‒ conclude ‒ mi ha spinto ad approfondire la conoscenza della vita, dei filosofi e dei maestri spirituali, per trovare risposte alle mie eterne domande e al mio bisogno di comprendere il senso dell’esistenza. Così ho iniziato non solo a frequentare l’ambiente dello Yoga ma anche ad approfondire le attività salutistiche per l’uomo: dal massaggio al Reiki, dalla meditazione all’esoterismo”.
Tra le tante eccellenze di questo artista a 360 gradi, in questo articolo voglio però celebrare, in particolare, l’Alessandro Fioraso pittore. I suoi dipinti, esposti in decine di Mostre individuali, retrospettive o collettive di prestigio (in questi giorni è presente alla Promotrice delle Belle Arti del Valentino, 181esima Esposizione di Arti Figurative), trasmettono soprattutto emozioni. Colpiscono il critico e l’osservatore comune per la forte, inequivocabile, diretta comunicazione interiore che l’Artista sa trasmettere, sia dall’opera nel suo insieme, che dai singoli particolari che la contraddistinguono.
Fioraso sa riprodurre nei ritratti, con stupefacente realismo, i dettagli di un volto, soprattutto degli occhi, di cui sa cogliere persino l’umor vitreo e un’espressività che è lo specchio dell’anima del soggetto; un’attenzione particolare è sempre riservata alle mani di cui sa riprodurre – con minuziosi tocchi di pennello – ogni piega della pelle, ogni vena, ogni minuscolo pelo. Ma Fioraso non è solo un ritrattista d’eccellenza: ritrae paesaggi realistici e onirici in cui sempre ci fa partecipi delle sue più profonde emozioni. Perché i suoi quadri non sono affatto mera materia pittorica muta, sia pur distribuita con maestria sulla tela: sono colori parlanti, sono dialogo con l’osservatore, sono scambio di emozioni e di umanità. Perché per Fioraso è sempre l’uomo al centro della vita, anche nei dipinti più simbolici e surreali, dove in filigrana traspaiono sempre l’animo e i sentimenti umani.
Sergio Donna