Dai Bolongaro ai Padri Rosminiani: le vicende della Villa Ducale di Stresa
Costruita intorno al 1770, la Villa Ducale di Stresa è ritenuta la più antica tra le tante ville d’epoca che sorgono nella rinomata località turistica situata sulla sponda piemontese del lago Maggiore.
L’edificio era in origine conosciuto con l’appellativo di “Villa Bolongaro” in quanto eretto su committenza di Giacomo Filippo Bolongaro, esponente d’una facoltosa famiglia originaria di Stresa che s’era insediata ad Anversa, nelle Fiandre, dove aveva avviato un fiorente commercio di tabacco. Come annota la studiosa Vilma Burba, il giovane Giacomo Filippo, chiamato dal nonno ad aiutarlo, diede un notevole impulso all’impresa di famiglia escogitando un nuovo modo di conciare il tabacco, che riscosse notevole successo in tutta Europa e favorì l’apertura di nuove sedi dell’attività ad Amsterdam, Francoforte e Lipsia.
In età matura Giacomo Filippo tornò nel borgo natìo, dove volle far costruire per sé e per la famiglia una magnifica e lussuosa residenza in un periodo in cui Stresa non era ancora una meta turistica di richiamo internazionale, bensì un paese povero, di pescatori e contadini. Il Bolongaro, animato da solida fede cristiana e spirito caritatevole, destinò anche una parte dei suoi averi al sostegno di iniziative in favore dei compaesani meno abbienti e si fece benvolere da tutti per l’aiuto materiale che mai faceva mancare ai bisognosi.
La villa dei Bolongaro a Stresa, che dal punto di vista architettonico aveva un aspetto un po’ diverso dall’attuale per via di una serie di modifiche realizzate in seguito, era stata edificata più o meno negli stessi anni in cui un fratello di Giacomo Filippo, Giuseppe Maria, fece costruire la propria residenza di famiglia, denominata “Bolongaropalast” (Palazzo Bolongaro), tuttora esistente, nei sobborghi di Höchst, località oggi inserita nel distretto urbano di Francoforte sul Meno in Germania. Qui il principe elettore Emmerich Joseph di Mainz (Magonza) aveva in animo di realizzare un nuovo agglomerato urbano attorno al castello dinastico, ma il progetto non fu mai portato a termine, lasciando come testimonianza di sé solo alcuni edifici di pregio, come il Bolongaropalast.
Proprio per la contemporaneità costruttiva e la committenza proveniente dalla stessa famiglia, esistono indubbie similarità tra la residenza dei Bolongaro a Höchst, affacciata su “Bolongarostrasse”, intitolazione che testimonia la fama acquisita dalla famiglia piemontese in questa regione tedesca, e la villa fatta costruire nello stesso periodo da Giacomo Filippo a Stresa, che fu soprannominata “Casa d’oro” dagli abitanti, colpiti dalle dimensioni imponenti e dalla sfarzosità delle sale, soprattutto se messe a raffronto con la modestia delle case del borgo.
Molti anni più tardi, nel 1850, Anna Maria Bolongaro, nipote del costruttore della villa, conosciuta come “Madama Bolongaro”, cedette la proprietà della splendida residenza all’abate e filosofo roveretano Antonio Rosmini che aveva avuto modo di conoscere e di ospitare nella sua casa in occasione dei viaggi compiuti dal religioso a Domodossola, dove già nel 1828 s’era ritirato per fondare sul Monte Calvario l’Istituto della Carità (Congregazione religiosa dei Padri Rosminiani).
Antonio Rosmini abitò nelle stanze di Villa Bolongaro fino alla morte, avvenuta il 1° luglio 1855, e qui ebbe modo di coltivare la sua amicizia con il celebre scrittore Alessandro Manzoni, che lo assistette negli ultimi giorni. Una targa in bronzo, opera dell’artista Pietro Canonica eseguita tra il 1898 e il 1905 e collocata all’interno della villa, celebra l’indissolubile legame spirituale e culturale tra Rosmini e l’amico Manzoni.
La prestigiosa storia di Villa Bolongaro era, però, destinata a proseguire perché nel 1857, grazie all’intermediazione del marchese Arconati, i Padri Rosminiani vendettero il palazzo di Stresa a Elisabetta di Sassonia, principessa tedesca che nel 1850 era convolata a nozze con Ferdinando di Savoia-Genova, secondogenito di re Carlo Alberto di Savoia, e madre di Tommaso e della futura regina Margherita, moglie di re Umberto I.
Elisabetta, duchessa di Savoia-Genova, elesse l’antica villa dei Bolongaro a residenza prediletta per la villeggiatura, soggiornandovi per lunghi periodi dal 1857 al 1912, anno della morte, in compagnia del secondo marito, il marchese Rapallo. E’ questa la ragione che giustifica l’appellativo di “Villa Ducale” attribuito all’antica dimora dei Bolongaro.
La duchessa di Genova fece apportare alcune modifiche all’architettura della villa, aggiungendo una mansarda per ampliare gli spazi abitabili, ma questo cantiere non fu l’ultimo perché nel 1946 divampò un violento incendio che distrusse la parte superiore dell’edificio, costringendo i proprietari di allora a intervenire.
In tempi più recenti, furono ancora i Padri Rosminiani a imprimere una nuova svolta al destino della Villa Ducale di Stresa: nel 1942 l’Istituto della Carità fondato dal filosofo roveretano, in concorrenza con il comune di Stresa, aveva infatti deciso di riacquistare l’edificio, insediandovi dapprima un piccolo collegio per gli alunni delle scuole elementari e poi, nel 1966, scegliendolo come sede ufficiale del Centro Internazionale di Studi Rosminiani, ente creato allo scopo di promuovere lo studio e la diffusione del pensiero rosminiano attraverso pubblicazioni, convegni e corsi di livello universitario.
Il percorso di visita della Villa Ducale di Stresa comprende l’ampio parco, oggi meno esteso di quanto non fosse in origine, e il Museo storico Antonio Rosmini, che include la biblioteca e la camera dove il religioso roveretano visse gli ultimi anni e morì.
Per visitare la tomba e il monumento dedicato a Rosmini, capolavoro dello scultore ticinese Vincenzo Vela inaugurato nel 1859, occorre invece salire al Colle Rosmini, in splendida posizione panoramica sul lago Maggiore, dove sorge il complesso del Collegio “Rosmini”, istituito nel 1835 per volere di Anna Maria Bolongaro e oggi adibito a sede del Centro di Accoglienza rosminiano con finalità religiose, culturali e formative. A lato del Collegio si erge la chiesa del SS. Crocifisso, che ospita, in una cappella laterale, il monumento con la statua di Antonio Rosmini, la cui tomba è collocata nella cripta, e il sarcofago con le spoglie mortali del poeta e sacerdote rosminiano Clemente Rebora, ivi traslate nel 1985.