Personaggi

Nati il 5 febbraio: la matematica torinese Tina Pizzardo, di lei s’innamorò Cesare Pavese

Battistina Pizzardo nasce a Torino il 5 febbraio 1903. Primogenita di una famiglia numerosa della piccola borghesia torinese, Tina (così viene chiamata sin da piccola), è impregnata di cultura cattolica: diversi suoi zii scelgono la vita religiosa e uno di essi, Giuseppe Pizzardo, ordinato prete proprio nell’anno di nascita di Tina, diventerà cardinale nel 1937. Lei stessa, alla morte della madre nel 1912, viene accolta con una sorella in un istituto di suore.

Nell’autunno del 1920, dopo essersi diplomata all’istituto magistrale e aver trascorso un anno a prepararsi per sostenere l’esame di licenza fisico matematica, s’iscrive alla Facoltà di matematica dell’Università di Torino. Gli anni in ateneo non sono però all’altezza delle aspettative, almeno sotto il profilo del rendimento scolastico. Tina, infatti, si laurea fuori corso nel luglio del 1925 e con una media non troppo alta essendosi inimicata un “barone” della facoltà, avendo raccontato in maniera avventata ai compagni di corso dell’atteggiamento discriminatorio e poco professionale che egli teneva con le studentesse.

Quelli dell’università sono, tuttavia, tempi intensi fatti di buone letture, poesia, arte, teatro e tanto studio. Nel 1926 diventa socia della Accademia pro interlingua che intende realizzare il progetto ideato da Peano di una lingua universale intesa principalmente come strumento di comunicazione tra le persone colte. Si trattava di un latino dalla grammatica estremamente semplificata, secondo un antico progetto leibniziano, e integrato dal vocabolario comune delle principali lingue europee.

Ma la matematica non è l’unico interesse di Tina in quel periodo; anzi, ella si appassiona soprattutto alle discussioni su temi politico-sociali. Nel Paese stava allora divampando la violenza fascista rivolta verso le organizzazioni operaie e contadine e contro ogni forma di espressione democratica. In tale atmosfera, Tina approda alla militanza antifascista e comunista, dapprima, intraprendendo iniziative personali. Nel luglio del 1926 aderisce al Partito comunista, entrando in contatto con alcuni “compagni” della capitale, in particolare con Altiero Spinelli, futuro promotore del movimento federalista europeo, con il quale intrecciò una intensa relazione sentimentale vissuta per lo più per via epistolare.

Vinto il concorso per l’insegnamento, nell’ottobre del 1926 Tina si trasferì a Grosseto ove prende servizio come docente di matematica e fisica al Liceo classico “Carducci-Ricasoli”. Divenuta segretario della nascente federazione comunista di Grosseto inizia un periodo di attività clandestina interrotto bruscamente nel settembre del 1927 quando viene arrestata e, successivamente, condannata a un anno di carcere e a tre di vigilanza speciale. E’ tradotta in un primo momento alle “Nuove” di Torino, poi al penitenziario di Ancona, quindi alle “Mantellate” di Roma. In questo periodo, continuò a coltivare anche l’altra sua altra grande passione: la matematica. Scarcerata il 13 settembre 1928, è proprio Peano, antifascista, socialista e pacifista, ad avvicinarla e a proporle un posto in ateneo come sua assistente. L’interdizione dai pubblici uffici fece però sfumare tale opportunità.

Nel corso del ventennio fascista Tina deve pertanto vivere di lezioni private e di altre occupazioni precarie. Ma non rinuncia all’impegno politico; anzi, nel 1932 riprende i contatti con gli ambienti antifascisti torinesi riuniti attorno a Mario Carrara e alla moglie Paola Lombroso, i quali sono divenuti un punto di riferimento per coloro che non accettavano di piegarsi al regime. Tina conosce anche Cesare Pavese che s’innamora di lei e le chiede di sposarla. Ma la donna rifiuta. Nel maggio 1935 vengono entrambi arrestati: Cesare è condannato al confino a Brancaleone, un piccolo paese della Calabria dove resta fino al marzo del 1936; Tina viene nuovamente incarcerata per qualche mese alle “Nuove”. Quest’ultima esperienza sarà più traumatica delle precedenti e la segnerà profondamente, facendo subentrare alla vitalità di un tempo un senso di stanchezza.

Nel frattempo la sua vita privata ha una svolta con la decisione di sposare nell’aprile del 1936 Henek Rieser, militante comunista di origine polacca. Nel 1962 scrive le sue memorie. Si spegne a Torino all’età di 86 anni nel 1989.

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