Nati il 19 febbraio, il partigiano, politico e scrittore valsusino Giovanni Dolino
Giovani Dolino nasce a Susa il 19 febbraio 1923. Nel 1942, a soli 19 anni, entra nella Resistenza con il nome di “Gianni”. Aderisce a Torino alla cellula “Stella Rossa” e quindi, nell’inverno del 1943 entra a far parte del Partito comunista. In Val d’Ala, Dolino viene catturato dai tedeschi, ma riesce a fuggire dal convoglio che lo sta trasportando in Germania. In aprile torna al suo reparto, divenendone commissario politico. Dopo essere stato vice commissario della II Divisione Garibaldi “Piemonte”, qualche mese dopo ne diviene commissario. Nel periodo dell’occupazione tre brigate partigiane, falcidiate e distrutte dai nazifascisti vengono da Dolino rimesse in piedi: dalla Valle di Lanzo ai contrafforti alpini della Francia.
Nel dopoguerra svolge l’attività di insegnante e direttore didattico. Membro dell’ANPI Torinese e nazionale sino ai più alti incarichi, si distingue come animatore e organizzatore della rivolta genovese contro il governo Tambroni. Negli Anni Settanta è consigliere e assessore al Comune di Torino con il PCI. Si impegna fermamente nel campo della formazione professionale, del lavoro e dell’istruzione. Con lo scioglimento del PCI, è tra i fondatori di Rifondazione comunista, di cui fu deputato dal 1992 al 1994. Lascia il partito che ha fondato, in polemica con Fausto Bertinotti che ha determinato la caduta del governo di centro sinistra, e s’iscrive al Partito dei Comunisti Italiani.
Tra le sue opere ricordiamo Partigiani in Val di Lanzo (Milano, 1989) e Anche i boia muoiono. Diciannovesima Garibaldi tre volte brigata partigiana (Torino, 1992).
Giovanni Dolino muore a Torino il 28 gennaio 2002, poche settimane prima di compiere 79 anni.