Nati il 14 marzo: Vittorio Emanuele II di Savoia, ultimo re di Sardegna e primo re d’Italia
Vittorio Emanuele II di Savoia nasce a Torino il 14 marzo 1820, figlio di Carlo Alberto e Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Ha la passione della caccia e della vita militare, preferisce la vita semplice e la compagnia del popolo alla vita mondana della corte e dei nobili. Nel 1842 sposa Maria Adelaide, figlia di Ranieri d’Asburgo. Nella Prima guerra d’indipendenza combatte a Goito e Custoza. Dopo la sconfitta di Novara e l’abdicazione di suo padre (1849) diviene re di Sardegna e firma l’armistizio di Vignale con l’Austria. Pur essendo di idee conservatrici, non abolisce lo Statuto albertino e ne rispetta le istituzioni, tanto che viene definito dal patriota e uomo politico piemontese Massimo d’Azeglio “re galantuomo”. Poiché il parlamento, a maggioranza democratica, non vuole ratificare la pace con gli Austriaci, lo scioglie, indicendo nuove elezioni e con il proclama di Moncalieri invita gli elettori a votare per i candidati vicini alla corona. Il proclama ha successo e il nuovo parlamento approva la pace.
Nonostante sia molto religioso, nel 1850 accetta le leggi Siccardi, che aboliscono i privilegi della Chiesa. Nel 1852 affida il governo a Camillo Benso, conte di Cavour, politico laico e liberale lontano dalla sua mentalità cattolica e conservatrice. Non mancano però i contrasti. Quando Cavour sostiene un progetto di legge che elimina numerosi ordini religiosi, il vescovo di Casale, Nazari di Calabiana, protesta presso il re, che si dimostra sensibile alle ragioni della Chiesa. Cavour rassegna le dimissioni, ma il re deve invitarlo a ritirarle per le pressioni dell’opinione pubblica.
Nel 1860 sostiene segretamente la spedizione dei Mille di Garibaldi, che porta alla conquista della Sicilia e dell’Italia meridionale. Le truppe piemontesi scendono quindi nello Stato pontificio, conquistando Marche e Umbria. Il re incontra a Teano, presso Caserta, Garibaldi che gli consegna i territori conquistati. Il 17 marzo 1861 il “padre della patria” è proclamato a Torino re d’Italia. Non cambia il nome in Vittorio Emanuele I: conservando la vecchia numerazione, vuole sottolineare la continuità tra il Regno d’Italia e quello di Sardegna. Alla morte di Cavour (1861) affida il governo ai politici della destra storica. Trasferisce la capitale da Torino a Firenze, stabilendosi a Palazzo Pitti (1865) e, dopo la presa di Roma, nella nuova capitale, nel palazzo del Quirinale (1871).
Rimasto vedovo nel 1855, nel 1869 sposa morganaticamente – cioè privatamente e senza effetti sulla successione – una popolana, Rosa Vercellana, la “bela Rusin”, che nomina contessa di Mirafiori. Negli ultimi anni si avvicina alle potenze centrali (Austria e Germania), gettando le basi di una futura alleanza. Muore a Roma nel 1878.