Nati il 9 luglio: Marisa Bellisario, dirigente d’azienda di origini cebane: trasformò Italtel
Nata da padre pugliese di Gioia del Colle e da madre originaria del comune ligure di Altare, Marisa Bellisario (all’anagrafe Maria Isabella) nasce a Ceva (Cn) il 9 luglio 1935. Dopo gli studi superiori di ragioneria, consegue la laurea in economia e commercio nel 1959 presso l’Università degli Studi di Torino. Successivamente, si reca a a Milano dove da neolaureata entra alla divisione elettronica dell’Olivetti, con le funzioni di programmatrice sul main frame di progettazione Olivetti, Elea 9003 (Elaboratore elettronico aritmetico), il primo computer interamente progettato e prodotto in Italia, per poi occuparsi di applicazioni commerciali.
Nel 1963 partecipa alla fusione dell’Olivetti con la Bull, e l’anno dopo assiste alla cessione della divisione elettronica di Olivetti alla General Electric, che opererà con il nome GEISI (General Electric Information Systems Italia) passando a occuparsi di pianificazione prodotti. Nel 1970 la General Electric vende la GEISI al colosso dell’automazione Honeywell e la GEISI Diviene HISI (Honeywell Information Systems Italia).
Rientra in Olivetti nel 1971, chiamata dall’allora amministratore delegato Ottorino Beltrami a ricoprire l’incarico di responsabile della direzione pianificazione operativa. Ha il compito di riordinare i rapporti tra le aree della ricerca e sviluppo, della produzione, della commercializzazione e marketing. In più si tratta di accelerare la completa transizione dei prodotti dalla meccanica all’elettronica. Con l’arrivo di Carlo De Benedetti quale nuovo azionista di riferimento dell’Olivetti, nell’aprile 1978, le funzioni della Bellisario cambiano nuovamente e nel gennaio del 1979 diviene presidente della “Olivetti Corporation of America”, risanandone in breve tempo il pessimo bilancio.
Nel 1980 s’iscrive al Partito Socialista Italiano, al cui interno diventerà membro dell’Assemblea Nazionale.
Nel 1981 torna in Italia per assumere la dirigenza della Italtel, grande gruppo industriale parastatale di 30 aziende elettromeccaniche con circa trentamila dipendenti, allora in grave crisi e da ristrutturare. Il gruppo fattura allora 503 miliardi di lire all’anno, perdendone 2 327. Il piano da lei proposto e seguito, che prevede l’avvio di nuovi progetti e la sostituzione della dirigenza, trasforma il gruppo Italtel in una moderna azienda. Il gruppo da lei diretto, in soli tre anni, eleva il proprio fatturato a 1 300 miliardi di lire, producendo anche un notevole attivo. Per questo lavoro ottiene il consenso dei sindacati, che in precedenza erano stati dubbiosi nei confronti del suo piano di ristrutturazione. Nel 1986 le viene assegnato il premio di Manager dell’anno.
Nel 1984 entra a far parte della Commissione Nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna, istituita dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi, come presidente della sezione per le nuove tecnologie. Nello stesso anno la rivista Capital le dedica una copertina. Nel 1987 viene riconfermata amministratore delegato dell’Italtel per altri tre anni. Il risanamento dell’impresa si confrontava allora con la prospettiva di costruzione di un mercato europeo delle telecomunicazioni, basato su accordi tra grandi imprese del settore; allo stesso tempo, Italtel rafforza i rapporti con imprese americane (nel 1987: l’accordo di cooperazione tecnologica e di marketing con Apple e l’accordo con Bell Atlantic).
Nonostante una malattia irreversibile (tumore delle ossa) che la portò lentamente alla morte, continua a gestire il proprio lavoro, anche a distanza, fino al termine dei suoi giorni. Si spegne a 53 anni, il 4 agosto 1988, nella sua villa torinese presso la collina di Superga. Dopo i funerali, celebrati con cerimonia civile, è sepolta nel cimitero di Ceva.
(fonte: Wikipedia)