A spasso nelle Residenze sabaude: la torinese Villa della Regina
TORINO. Il complesso di Villa della Regina fa parte delle Residenze Reali, conosciute anche come “Corona di Delizie”, ovvero il sistema di residenze regali di proprietà della dinastia sabauda. La via di accesso principale si trova alle spalle della chiesa della Gran Madre di Dio, percorrendo via Villa della Regina. Dal 1997 fa parte del circuito dei beni Unesco.
La splendida dimora situata sulla collina è stata per secoli la residenza di molte sovrane sabaude, a partire dalla moglie di Maurizio di Savoia, Ludovica. Venne progettata intorno al 1615 dall’architetto orvietano Ascanio Vitozzi, il progettista del Palazzo Reale di Torino, che però morì nello stesso anno. Originariamente concepita come una sontuosa residenza di campagna con annessi vigneti, venne allora realizzata dagli architetti Carlo e Amedeo di Castellamonte (padre e figlio) su commissione del cardinale Maurizio di Savoia, secondogenito del duca Carlo Emanuele I nonché fratello del duca Vittorio Amedeo I.
Inizialmente venne chiamata Villa Ludovica, in onore Ludovica di Savoia, per la quale Maurizio rinuncio alla porpora cardinalizia per sposarla. Lui aveva 49 anni, lei soltanto 13. In un padiglione della villa Maurizio di Savoia era solito organizzare dotte riunioni di accademici, scienziati e intellettuali. Questo salotto, del quale fecero parte lo storico sabaudo Emanuele Tesauro e il futuro papa Innocenzo X, era detto l’Accademia dei Solinghi e vi si discuteva di letteratura, scienza, filosofia e matematica. Maurizio di Savoia e sua moglie morirono entrambi in questa villa, rispettivamente nel 1657 e nel 1692. Dopo la morte di Ludovica, il complesso divenne la residenza della regina Anna Maria di Orléans, moglie di Vittorio Amedeo II, che amava trascorrere il proprio tempo nella villa, soprattutto per seguire l’educazione dei figli.
Il nome con cui è rimasto conosciuto il complesso deriva dal fatto che esso fu residenza delle regine sabaude nel corso del Settecento. In particolare Anna Maria di Orléans, moglie di Vittorio Amedeo II, la elesse a suo soggiorno prediletto dopo averne affidato la riprogettazione a Filippo Juvarra, che curò ogni aspetto dell’interno e degli esterni, comprese le più minute decorazioni.
Vittorio Emanuele II nel 1868 donò la residenza all’Istituto per le Figlie dei Militari. Purtroppo, il complesso fu pesantemente danneggiato durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e in seguito cadde in stato di abbandono. Bisognerà attendere il 1994, anno in cui la villa diviene proprietà dei beni artistici dello Stato, per far sì che abbia inizio il progetto di recupero e restauro dell’edificio.
All’interno possono essere ammirate numerose tele di artisti come Daniel Seiter e Giovanni Battista Crostato. Di particolare bellezza sono gli splendidi gabinetti cinesi in legno laccato e dorato che si trovano al suo interno.
Sul retro dell’edificio si trova un giardino all’italiana, a forma di anfiteatro, in cui è situato il padiglione a due piani a forma di pagoda in cui si riuniva l’Accademia dei Solinghi. Al centro del giardino terrazzato, la Cascatella e la Fontana del Mascherone concludono con il massimo splendore il cosiddetto Teatro d’Acque della Villa.
La villa è stata spesso scelta come set cinematografico: la prima occasione documentata riguarda un cortometraggio nell’epoca pionieristica del cinema muto torinese, prodotto nel 1909 dalla Ambrosio Film col titolo di Spergiura!. La più recente è del 2014, quando viene girata all’interno e all’esterno della villa la miniserie La bella e la bestia.
In questi ultimi decenni, nel giardino è stata riportata in vita la vigna, così che nel 2008 è stato possibile eseguire la prima vendemmia. Ogni anno fornisce oggi circa dalle 4 alle 5 mila bottiglie di vino, prevalentemente di Freisa, che dall’annata 2011 è diventato Freisa Doc. Torino torna così ad essere una delle poche città europee a vantare un vigneto urbano, insieme a Parigi, (con la vigna di Montmartre) e a Vienna. La cura della produzione è affidata all’Azienda Balbiano, con sede nel Chierese.
Piero Abrate