Addio a Bruno Binasco, per anni braccio destro del re delle autostrade Marcellino Gavio
RIVALTA SCRIVIA. Bruno Binasco, noto manager alessandrino più volte indagato e arrestato nell’ambito delle inchieste di Mani Pulite, si è suicidato impiccandosi sotto il portico della sua casa di campagna a Rivalta Scrivia. Avrebbe compito 74 anni il prossimo 6 agosto. A dare l’allarme è stata la moglie questa mattina alle 9: la donna, preoccupata perché il marito non le rispondeva, è scesa nel giardino e l’ha trovato morto. Secondo le ultime indiscrezioni, l’uomo avrebbe scritto un biglietto con cui spiegava i motivi dell’estremo gesto e esprimeva tutta la sua amarezza per essere stato estromesso dalla gestione del business dai figli di Marcellino Gavio. Sul gesto estremo comunque stanno indagando i carabinieri.
Qualche anno fa aveva rilevato l’azienda Acerbi Industrial Vehicles S.r.L., che produce e commercializza semirimorchi cisterna per il trasporto di carburanti, gas, ammoniaca, metano e bitume oltre a semirimorchi ribaltabili e telai nudi in alluminio. Amministratore delegato della Argo finanziaria fino al 31 luglio 2013, dalla quale si era dimesso dopo oltre 40 anni, Binasco è stato responsabile di altre quattro società nel settore assicurativo e finanziario, oltre che amministratore della editrice News Srl del settimanale Panorama di Tortona e consigliere di amministrazione della società Calcio Derthona, che aveva rifondato insieme ad esponenti della famiglia Icardi, detentori del marchio in uso gratuito al trust “Noi Siamo il Derthona”.
Molto vicino all’imprenditore Marcellino Gavio e all’ex presidente della Provincia Fabrizio Palenzona, Bruno Binasco nel 1992 fu coinvolto nell’inchiesta Mani Pulite per cui in un anno fu arrestato sei volte. In una di queste occasioni fece il nome di Primo Greganti, il “compagno G”, come destinatario di un miliardo di lire per il Partito Comunista Italiano. Ma da Tangentopoli alla fine era uscito con la fedina penale pulita grazie ad assoluzioni e prescrizioni. Di recente era stato assolto con l’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati nel processo per il cosiddetto “sistema Sesto”.