Grandi passi avanti in cardiochirurgia alle Molinette di Torino
Significativi progressi tecnologici e logistici per il trattamento delle malattie cardiovascolari: una modernissima sala ibrida emodinamica e un nuovo reparto di degenza. Importante il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo che pone sempre più valore nei rapporti pubblico-privato e quindi nel paternariato
TORINO. Le innovazioni solitamente vanni di pari passo con le esigenze di chi deve fruire di determinate prestazioni e servizi, e questo vale soprattutto nell’ambito della Sanità. Tra queste ben si impone la “rivisitazione” di tutto il comparto della Cardiologia e della Cardiochirurgia all’ospedale Molinette, in particolare la nuova Sala Ibrida emodinamica e il nuovo reparto di degenza, diretti dal prof. Mauro Rinaldi. Alla inaugurazione, in presenza di un folto pubblico, hanno preso parola l’avv. Gian Paolo Zanetta (commissario della Città della Salute e della Scienza), l’assessore regionale alla Tuela della Salute Antonio Saitta, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, e la vice presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino avv. Lisa Mattioli. L’ambizioso progetto è stato illustrato in tutti i particolari, occupa complessivamente oltre 1.300 mq per un costo di oltre 4 milioni di euro; in particolare, la Sala Ibrida è stata realizzata con un costo di 2 milioni di euro, di cui 1,7 erogati dalla Compagnia di San Paolo (la differenza dalla Regione Piemonte), mentre il reparto di degenza consta di 29 posti letto (in camere singole o doppie), la cui modernità e razionalizzazione garantiscono il massimo confort alberghiero nel rispetto dei più elevati standard qualitativi di sterilità ed asepsi, ed è costato 2 milioni e 300 mila euro.
Cifre importanti, snocciolate dalla vice presidente della Fondazione, che giustificano ampiamente la disponibilità di sofisticate apparecchiature per il trattamento delle malattie cardiovascolari, causa principale di mortalità e morbilità tra la popolazione in genere. Sin dal 2012 la Compagnia di San Paolo ha sostenuto un progetto pluriennale per sostenere la ricerca ed ogni innovazione relativa alla terapia quale l’eccellenza in campo cardiologico-interventistico e cardiochirurgico, con un contributo complessivo di oltre 4,3 milioni di euro; per la seconda fase del progetto, invece, la Fondazione ha stanziato un contributo di 1,7 milioni di euro. Questa realizazione fa parte a pieno titolo del Dipartimento unico cardio-toraco-vascolare della Città della Salute, in grado di far fronte al sempre più crescente numero di pazienti ad alta complessità in trattamento multidisciplianare, tale da rendere indispensabile una sala operatoria con emodinamica (sala ibrida); si tratta di una sala operatoria con classificazione ISO7 le cui caratteristiche comprendono strumentazioni di ultim generazione, ancorché integrate dalla diagnostica radiologica come l’angiografo collegato ad un braccio robotizzato che produce immagini radiologiche tridimensionali in tempo reale.
«La necessità di queste innovazioni – ha sottolineato Saitta – consentirà risparmi, azione questa, avvalorata dal piano di rientro sanitario che ha significato meno personale dell’area sanitaria anche se, per contro, è aumentata l’attività in questo ambito». Una affermazione come richiamo al futuro Parco della Salute, la cui realizzazione (a quando?, ndr) è finalizzata a superare quelle difficoltà che sono rappresentate da strutture obsolete, in particolare dal punto di vista logistico, dove non tutti i problemi possono essere risolti in tempi adeguati… e in sicurezza. Infatti, l’attività è in continua ascesa, come ha spiegato il prof. Rinaldi.
Circa 1.000 interventi di cardiochirurgia all’anno, per un totale di 4.650 interventi dal 2013 al 2017, e 652 trapianti di cuore dall’inizio ad oggi con una sopravvivenza del 60-70% nei primi dieci anni; inoltre, altro fiore all’occhiello, i trapianti polmonari: 315 dal 1993 al 2017. Nell’ultimo quinquennio sono stati trattati 175 i pazienti in stato di shock cardiogeno terminale dei quali il 60% dimessi, considerando che tali pazienti hanno un indice di mortalità del 100%. «Parte di questi – ha precisato il cattedratico – vengono indirizzati ad una assistenza meccanica, ovvero all’impianto di un cuore artificiale (tipo “LVAD”), e di questi 83 sono stati trattati in questi ultimi anni, considerando l’elevato costo di circa 110-120 mila euro per ogni impianto, che va ad incidere sul bilancio del Dipartimento. La chirurgia mini-invasiva toracoscopica ha riguardato il 90% degli interventi sulle valvole cardiache con la metodica della minincisione superando la necessità di aprire il torace». Il complesso, di assoluta ed indiscutibile eccellenza tecnico-logistica, è al passo coi tempi e si avvale di numerosi professionisti nelle varie discipline in grado di garantire il massimo “conforto” terapeutico-assistenziale e contribuire all’abbassamento delle morbilità e mortalità.