Anche negli Anni Cinquanta e Sessanta del Novecento le estati torinesi erano torride, certo, e l’afa talvolta era insopportabilmente soffocante. Ma i temporali estivi (raramente così violenti come ora) erano un toccasana naturale per rinfrescare periodicamente le temperature, e riportare le colonnine di mercurio a livelli più tollerabili. Insomma, i periodi di canicola non erano mai troppo prolungati. E poi si poteva ancor trovare beneficio all’ombra degli ippocastani dei giardini, oppure ci si poteva far aria con gli indimenticati ventagli ricamati della nonna, pacificamente seduti sulla panchina di un viale. Ma c’era, soprattutto, un altro rimedio infallibile per abbassare la temperatura del corpo, e soddisfare la gola dei Torinesi in quegli anni ormai lontani: rinfrescarsi il palato con un mitico gelato Chiavacci o dissetare la gola con un succulento stick al sapor di banana.
Li ricordate, vero, i gelati Chiavacci, voi, che avete i capelli grigi e che siete diventati nel frattempo nonni di vivaci
Già: d’estate i gelati e gli stick; e d’inverno… le caldarroste. Sì, perché – a quei tempi – l’attività di gelatiere era tipicamente stagionale. Nei mesi freddi i gelatai si trasformavano in fuochisti di caldaie o in venditori di caldarroste. Facevano di necessità virtù, dal momento che dovevano mantenere una famiglia che si nutriva tutto l’anno, e non solo d’estate. Angelo fece tesoro della scuola professionale di suo padre, ma soprattutto della sua scuola di vita, facendone proprio il mestiere e apprendendone la tenacia e la grande forza di volontà, anche di fronte alle difficoltà più avverse.
Quando Angelo Chiavacci morì, la Stampa Sera del 21 Luglio 1964 gli dedicò un affettuoso articolo di commiato in cui si rievocava la sua brillante carriera d’imprenditore torinese: «In questi ultimi tempi, avendo ormai raggiunto il successo, Angelo Chiavacci aveva un po’ rallentato il ritmo di lavoro, senza però abbandonare completamente la guida della sua azienda. Giocava a tennis, era appassionato di fotografia, e nel complesso godeva di una buona salute. Domenica era solo in casa, con la maggiore delle sue quattro figlie, che sta sostenendo gli esami di maturità classica: con lei avrebbe raggiunto poi la famiglia al mare. Si è sentito male al mattino. È accorso il medico di famiglia che gli ha somministrato qualche cardiotonico. Alle 19, una seconda crisi lo ha purtroppo fulminato. Nel pomeriggio di oggi si svolgeranno i funerali».
Tra le specialità della Chiavacci, era famosissimo il biscotto Novellino. Lo Scozzese e lo Scozzesino erano invece delle
Ma torniamo al signor Chiavacci e alla sua fabbrica di gelati. Nei primi Anni Ottanta, dopo il boom del decennio precedente, si ebbero purtroppo i primi segni di cedimento del fatturato. Poi, l’azienda entrò in una delicata fase di crisi gestionale. La storia della Chiavacci terminò nel 1989 con la definitiva chiusura dell’azienda. Rimpiangiamo quelle estati lontane, afose certo, ma mitigate dal refrigerio che ci regalavano quei succulenti stick alla banana e quei genuini gelati dal sapore indimenticabile prodotti da Chiavacci.
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