«Quello che si evince dalla ricerca è che le comunità animali sono costituite da specie progressivamente sempre più piccole all’aumentare della temperatura», spiega Elena Piano dell’Università di Torino. Le diminuzioni di dimensioni registrate dai ricercatori vanno dal 15% dei crostacei ostracodi al 20% dei coleotteri e dei ragni erranti, fino al 45% dei crostacei cladoceri, importante elemento del plancton d’acqua dolce.
«Gli ambienti urbani sono però caratterizzati, oltre che da temperature maggiori rispetto alle aree naturali limitrofe, anche da un’elevata frammentazione degli habitat disponibili, con piccole aree naturali separate da vaste aree completamente antropizzate – puntualizza invece Diego Fontaneto, ricercatore Cnr -. Questo elemento aumenta, all’opposto, la frequenza delle specie di dimensioni maggiori. In città abbiamo per esempio trovato specie in media del 10% più grandi nelle farfalle diurne e del 20% nelle falene notturne, nelle cavallette e nei grilli. Sopravvivono quindi le specie di dimensioni maggiori malgrado l’aumento di temperatura».
Pesrino gli animali a sangue caldo (mammiferi e uccelli), – spiegano i ricercatori – potenzialmente non influenzati da temperature superiori di pochi gradi, subiscono indirettamente gli effetti che il riscaldamento provoca sull’ambiente e sull’ecosistema, a causa della perdita di prede.
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