Personaggi

Casa Montagnana, un crogiolo di cultura laica, emancipata e sociale ai primi del Novecento

Nel “salotto” delle sorelle e dei fratelli Montagnana si davano convegno in segreto i più eminenti intellettuali di sinistra: Negarville, Bibolotti, Giambone, Cavallo e Pajetta, quasi tutti residenti in Borgo San Paolo. Una piccola targa a memoria è stata recentemente affissa a lato del portone attraverso il quale si accedeva all’abitazione

Furono molti i personaggi carismatici che giocarono un ruolo fondamentale nella formazione di un’intellighenzia tipicamente ‘sanpaolina’ nel periodo tra le due Guerre, e di conseguenza, di una cultura politica popolare tipica del quartiere.

Tra queste figure non possiamo dimenticare la famiglia Montagnana. Correva l’anno 1911 quando Consolina Segre, saluzzese di nascita, detta nòna cita per il fisico esile e minuto, si decise ad acquistare una casetta unifamiliare all’interno del cortile di Via Monginevro 68/6. Era rimasta vedova già a 35 anni del fossanese Moise Montagnana, e si ritrovava con sette figli a carico. Quell’abitazione poteva finalmente accogliere tutti i suoi figli, ormai adulti, con un minimo di comodità. Era una famiglia ebraica (non era praticante), molto unita, certamente non indigente, ma nemmeno particolarmente agiata. E come la madre, tutti i ragazzi erano fortemente attratti dall’impegno politico e sociale. Gemma, Lidia, Clelia, Rita ed Elena Montagnana, ed i due figli maschi Mario e Massimo Montagnana crebbero in un ambiente operaio che subito fecero proprio.

Proprio come la mamma, accogliente, generosa e sempre disponibile al dialogo nei confronti di chiunque nel borgo avesse dei problemi, anche economici, i ragazzi e le ragazze Montagnana strinsero legami di amicizia con le famiglie proletarie di Via Monginevro e del quartiere. Ma quella palazzina era anche un luogo di ritrovo e di scambio di opinioni, di discussioni culturali e politiche: un po’ salotto letterario, un po’ fucina di idee. Qui si ritrovavano personaggi come i Negarville, i Bibolotti, i Cavallo, i fratelli Giambone, i fratelli Pajetta, ed altri ancora, quasi tutti residenti nel quartiere.

Celeste Negarville, classe 1905, ex dipendente Diatto e SPA, fu Segretario della Sezione Comunista di Borgo San Paolo; venne eletto Sindaco di Torino subito dopo la Liberazione. Suo fratello Osvaldo, già dipendente Lancia, venne arrestato dopo la promulgazione delle Leggi Eccezionali per la sicurezza dello Stato, per la sua attività di opposizione al regime. Fu membro del CLN regionale piemontese.

Eusebio Giambone, ‘sanpaolino’ di Via Cesana, venne fucilato dai fascisti al Martinetto. Suo fratello, Vitale Giambone, morì nella Guerra di Spagna.

La famiglia Pajetta risiedeva in Piazza Peschiera (ora Piazza Sabotino). Papà Carlo era avvocato. Elvira Pajetta, insegnante alla Cesare Battisti, nel dopoguerra fu eletta Assessore al Comune di Torino. Ebbero tre figli. Giancarlo, partigiano, dopo la Liberazione divenne membro dell’Assemblea Costituente; venne eletto dodici volte Deputato. Fu direttore de l’Unità e di Rinascita. Giuliano Pajetta, entrato nell’organizzazione comunista clandestina, nel 1931 fu esule in Francia, poi a Mosca. Fu internato a Mauthausen, e liberato nel Maggio del ’45. Fu eletto Deputato del PC. Gaspare Pajetta, anch’esso partigiano, venne ucciso in un’azione in Valle Strona, sulle alture che sovrastano il Lago d’Orta.

Le sorelle Montagnana erano assidue frequentatrici del Circolo Socialista di Borgo San Paolo, in Via Barge: fu lì che Rita Montagnana conobbe Palmiro Togliatti, di cui divenne la prima moglie. Lidia Montagnana vi incontrò Olivio Berga. Elena vi conobbe Paolo Robotti.

Un’immagine di Rita Montagnana, prima moglie di Palmiro Togliatti.
S’impegnò notevolmente per i diritti e l’emancipazione delle donne.

Il Circolo e Casa Montagnana furono davvero una fucina di cultura laica, emancipata, orientata al sociale, oltre che un punto costante di ritrovo e di riferimento per tutti gli abitanti del borgo: un crogiolo di cultura operaia antifascista e democratica.

Con l’applicazione delle infauste Leggi razziali, la casa di Via Monginevro 68 viene sequestrata e sigillata dalla polizia di regime, e sulla porta di ingresso viene affisso un cartello con la scritta “Casa di ebrei”. Inizia così la diaspora della famiglia: i fratelli e le sorelle Montagnana sono costretti all’esilio (chi in Australia, chi a Mosca, chi a Parigi, chi in Messico, chi nell’Italia Centrale). Franco Montagnana, figlio di Mario, lascia Parigi e rientra clandestinamente in Italia per arruolarsi nelle Brigate Partigiane e combattere sulle montagne sopra Luserna San Giovanni per la causa della libertà, insieme al cugino Ugo Berga, figlio di Lidia Montagnana e di Olivio Berga.

Con la Liberazione, i fratelli Montagnana faranno tutti ritorno in Italia, e anche se lontani dalla loro Torino, e dal loro amato Borgo San Paolo, resteranno sempre legati da un affetto profondo a quel quartiere in cui vissero gli anni più intensi della loro vivace attività giovanile.

Mario Montagnana, tornato a Torino, insegnò Fisica e Matematica all’Istituto Tecnico Luigi Einaudi di Via Paolo Braccini.

Sergio Donna

Fonti

Giorgina Arian Levi, I Montagnana, Giuntina Editore, 2000
Sergio Donna, Mè Borgh San Pàul, libro con CD, Ël Torèt – Monginevro Cultura, Torino, 2012
Sergio Donna, Venti di guerra in Borgo San Paolo | Dal Ventennio alla Liberazione – Ël Torèt | Monginevro Cultura, Torino, 2024

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino" e "Statue di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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