“cateRINA. Un nome, due storie”, un romanzo di famiglia dal Piemonte rurale di metà Novecento ai giorni nostri
“cateRINA. Un nome, due storie”: è questo l’accattivante titolo del primo romanzo che ha preso forma, per LAReditore, dalla penna di Caterina Canavosio, autrice nata a Pinerolo nel 1978, già conosciuta per i suoi componimenti poetici, risultati vincitori di concorsi nazionali, e presidente dal 2021 del Circolo Ricreativo Airali di San Secondo di Pinerolo, dedito a iniziative culturali e sociali.
Il libro, ambientato nelle campagne pinerolesi, intorno al paese di Buriasco, è incentrato sulla figura di Caterina, soprannominata “Rina”, nonna paterna dell’autrice, ricostruita attraverso una serie di testimonianze raccolte con sensibilità e pazienza da Caterina Canavosio facendosi raccontare dalla nutrita schiera di figli e figlie di nonna Rina un loro ricordo della madre, che essi ebbero modo di conoscere soltanto per un breve arco della loro esistenza, dato che un’improvvista malattia, dal decorso fatale, la rapì prematuramente all’affetto dei suoi cari all’età di 48 anni.
L’autrice del libro, Caterina Canavosio, detta “Cate”, porta lo stesso nome della nonna paterna, che ebbe vita breve, ma molto intensa, costellata da fatiche, rinunce e sofferenze, ma gratificata dal grande amore per il marito, di nome Benedetto, chiamato però “Pierino”, e per i dieci figli, sette maschi e tre femmine, e accompagnata da una fede salda in Dio e da una devozione profonda, alimentata quotidianamente dalla presenza vivificatrice e confortante della preghiera.
L’opera è anche, in parte, autobiografica, perché Caterina Canavosio propone al lettore un’interpretazione di se stessa, alternando le testimonianze degli zii riferite alla nonna Rina con i passi più significativi della propria esistenza, dall’infanzia al matrimonio, fino alla nascita dei due figli maschi. L’autrice mostra di ritrovare una parte di sé nella memoria della nonna, che non ha avuto modo di conoscere direttamente, ma solo attraverso la mediazione dei ricordi altrui, rispecchiandosi in quella figura che si staglia forte e solida e che è la “pietra d’angolo” capace di sorreggere l’intero edificio familiare. E’ come se le anime della nonna Rina e della nipote Cate, che non s’incontrarono mai in forma corporea su questa terra, si ricongiungessero idealmente nel dipanarsi della trama del romanzo.
Il libro, infine, offre anche un altro piano di lettura, delineando un vero e proprio spaccato di un Piemonte novecentesco, segnato dalle ferite della seconda guerra mondiale, ancora strettamente legato all’ambiente rurale e alla civiltà contadina, dove i ritmi di vita appaiono ben lontani dalla frenesia e dalla superficialità dei giorni nostri, e dove la dimensione intimistica del contesto familiare e della fede cristiana avevano un peso determinante nell’esistenza dei singoli.
“Il cibo, dunque, non è mai mancato in casa”, racconta Ezio, uno dei dieci figli di Rina, “e, inutile a dirsi, neanche il lavoro. Per preparare le ceste da portare al mercato, si stava svegli fino all’una di notte: bisognava far sì che la verdura fosse bella, sana, presentabile. Per non crollare dal sonno, ma non solo per quello, si recitava il santo rosario. Alle tre, alle quattro, o alle cinque del mattino – a seconda del periodo – Rina e Pierino partivano con le bici cariche di verdura, diretti al mercato”.
In questo passaggio della testimonianza di Ezio, l’autrice Caterina Canavosio restituisce una delle immagini più significative che raccontano l’essenza della vita di nonna Rina.
Il radunarsi serale della famiglia, dopo una giornata trascorsa all’insegna del lavoro nei campi, per pulire e preparare le verdure e gli ortaggi da portare il giorno dopo al mercato di Pinerolo, trasmette il senso della durezza del vivere, tipica di un ambiente contadino che non beneficiava ancora dei vantaggi della meccanizzazione. L’asprezza esistenziale, non temperata dagli agi cui oggi siamo abituati, appare però realmente mitigata, quasi annullata, dal solido legame affettivo e dall’affiatamento che unisce i componenti di Casa Canavosio, e anche, come abbiamo già messo in evidenza, dalla presenza sempre costante e viva della preghiera, che non è concepita solo come una sequenza di formule da ripetere meccanicamente, ma è la ricerca di un dialogo con il divino, che entra nel quotidiano e dà significato all’esistenza.
Caterina Canavosio, cate-RINA. Un nome, due storie, LAReditore, pag. 163, euro 15