Centro studi piemontesi, una “marenda sinòira” per il 50°
Conoscenza e coscienza del passato piemontese per vivere il presente e proiettarsi nel futuro: questo il senso dell’incontro conviviale che ha riunito centinaia di associati ed amici della “Ca dë Studi Piemontèis” in occasione del primo cinquantenario della fondazione
Con una marenda sinòira di gran classe cui hanno partecipato centinaia di associati, amici e simpatizzanti del Centro Studi Piemontesi – Ca dë Studi Piemontèis, tenutasi l’11 Giugno 2019 nell’ampia sala Conferenze del Museo dell’Automobile di Torino, si è celebrato il primo Cinquantenario dalla fondazione dell’Associazione torinese, oggi presieduta da Giuseppe Pichetto e diretta da Albina Malerba.
Con l’occasione, si è ricordata la figura di uno dei suoi autorevoli fondatori, il prof. Renzo Gandolfo, primo firmatario dell’atto costitutivo del Centro Studi Piemontesi: le firme dei soci costituenti (letterati, storici, cultori della letteratura piemontese, docenti e accademici, tra cui Censin Pich, Dino Gribaudi, Gianrenzo e Amedeo Clivio, Armando Mottura, Tavo Burat, tanto per citarne qualcuno), furono apposte a Torino l’11 giugno del 1969, in un appartamento di Via Donati 27. Oggi come allora, il Centro Studi Piemontesi, non solo rimane fedele agli obiettivi statutari originali (preservare e promuovere la lingua, la storia, il patrimonio artistico e culturale e l’ambiente naturale del territorio piemontese), ma ha ampliato, con crescente passione, la gamma delle proprie competenze culturali, con attività multidisciplinari che nel corso dei decenni sono state via via ideate, promosse e incoraggiate, trovando sbocchi editoriali in centinaia di monografie, articoli, e dando vita, di anno in anno, ad intensi programmi di conferenze, convegni, mostre, seminari, concerti, ecc., tutti di alto interesse culturale.
La figura di Renzo Gandolfo (Cuneo, 1900 – Torino, 1987) docente, imprenditore, saggista e uomo di cultura, è stata ricordata anche con la ristampa di una plaquette contente il testo di una sua conferenza tenutasi al Circolo della Stampa di Torino il 31 maggio 1984, che è stata distribuita in omaggio a tutti i convitati. Lamentando il crescente abbandono della lingua piemontese da parte dei piemontesi, Gandolfo ammoniva che “se una lingua non è più il veicolo dei moti dell’affetto e del vivere quotidiano, rischia di ridursi in un primo tempo a lingua passiva, per finire di essere del tutto deserta”: un segnale inquietante di “una civiltà che si spegne”. Poi, citando Luigi Firpo, Gandolfo apriva tuttavia uno spiraglio di speranza: “il mondo moderno unifica e appiattisce, ma il Piemonte vivrà se ciascuno di noi riuscirà a serbare vivo in sé quel tanto di segreto, di profondo, di infantile, di patetico, in una parola di umano, che ci lega alla nostra terra e alla nostra gente”, a partire – aggiungiamo noi – dal recupero e dal mantenimento della lingua dei nostri avi.
La marenda sinòira tenutasi l’11 giugno 2019 è solo la prima di una serie di iniziative per celebrare il Cinquantenario della Ca dë Studi: venerdì 5 Luglio, ore 21.00, ad esempio, si terrà al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino (Piazza Bodoni) il Concerto d’estate “Da le rèis për l’avnì”, con l’intervento dell’Orchestra Progetto Futuro Musica, del duo Amemanera e dell’Ensemble Pianà. L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento dei posti disponibili in sala.Gandolfo concludeva il suo intervento al citato convegno del 1984 con queste parole: “Piemont fà grado”. Ci piace adottare questo motto anche a conclusione di questo articolo. “Piemont fà grado” non è infatti solo espressione del legittimo orgoglio di essere piemontesi, ma – come diceva Gandolfo – è soprattutto un “motto di servizio”: la disposizione cioè ad assumere, con critica convinzione, un compito di civiltà, e farsi carico di quelle responsabilità che di un cittadino fanno un soggetto e non un numero, al servizio del Piemonte, dell’Italia, dell’Europa e del mondo.