Con Giancarlo Caselli a parlare di giurisprudenza per la tutela dell’anziano
La società scientifica SISMED presieduta dal dottor Catena, ha organizzato nei giorni scorsi il congresso “L’anziano in famiglia” la cui prima sessione dedicata agli aspetti giuridici è stata presieduta dall’ex procuratore e presidente del Comitato Scientifico “Osservatorio sulla criminalità nell’Agricoltura e sul sistema Agroalimentare”
La popolazione anziana, quella over 65, sta diventando un esercito. Un esercito che necessita maggiori attenzioni e sostegni in quanto soggetta ad una o più patologie croniche, tanto da divenire una priorità sanitaria. Condizioni che richiedono non solo ricoveri ospedalieri ma anche una più adeguata assistenza famigliare. Per queste ragioni la sezione regionale piemontese della società scientifica SISMED presieduta dal dott. Gabriele Catena, referente regionale dott. Bruno Bertagna, ha organizzato nei giorni scorsi il congresso “L’anziano in famiglia” la cui prima sessione dedicata agli aspetti giuridici è stata presieduto dal dott. Giancarlo Caselli, Procuratore della Repubblica e presidente del Comitato Scientifico “Osservatorio sulla criminalità nell’Agricoltura e sul sistema Agroalimentare. Nel corso del convegno è stato evidenziato il problema dell’assistenza agli anziani ammalati cronici e non autosufficienti, sempre più attuale in ambito sanitario e assistenziale: in Italia l’assistenza alle persone anziane e ai disabili è affidata alle famiglie nel 64% dei casi; nell’84% vi è il supporto dei figli, e nel 60% delle badanti. Un vero e proprio corso di aggiornamento per medici, infermieri, psicologi e fisioterapisti per i quali sono stati approfonditi diversi aspetti: dal confine tra invecchiamento fisiologico e patologico ai più ricorrenti aspetti patologici come l’ipertensione arteriosa, le varie forme di cardiopatia, il diabete e la sua gestione, i problemi dell’apparato respiratorio, le infezioni, le varie sindromi neurodegenerative, l’alimentazione, le difficoltà dell’autonomia e dell’indipendenza, ed altro ancora. Altre relazioni hanno riguardato gli aspetti giuridici e dei diritti-doveri. Per questo capitolo l’avvocato Roberto Longhin, libero professionista, ha ricordato che nel nostro Ordinamento costituzionale e giurisprudenziale non viene citata la figura dell’anziano dal punto di vista della definizione, mentre quest’ultima è data da altre Scienze come la Medicina che considera l’anziano over 65 e successive fasce di età.
«Nel mondo giuslavoristico – ha precisato Longhin – si definisce anziano la persona che è entrata nell’età post-lavorativa; ma la mancanza di una definizione giuridica dell’anziano nell’ambito dell’Ordinamento ci porta in un terreno opaco…, che però conserva una serie di caratteristiche e disposizioni soggettive non diverse dai sui primi decenni di vita. Ma ciò fino a quando?». In ogni caso la persona anziana mantiene gli stessi diritti e doveri come quelli relativi alla salute, all’assistenza, all’uguaglianza, alla solidarietà, etc. (artt. 32 e 38 della Costituzione). Tutto ciò ha come fulcro la Persona e l’invecchiamento non la priva di nessuno dei suoi diritti, sia in fase produttiva che non. «Ma l’anziano – ha concluso il legale – ha dei bisogni specifici che sono propri della sua età, i quali determinano una rilevanza sul piano della esigibilità… che famigliari e società non possono non tenerne conto».
Relativamente alla tutela giuridica dell’anziano fragile è intervenuta la dottoressa Roberta Dotta, magistrato, giudice tutelare al Tribunale di Torino, precisando che la parola anziano è menzionata nella Carta dei Diritti Europea (Strasburgo 2002), il cui art. 25 recita: «L’Unione Europea riconosce e rispetta il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente, e di partecipare alla vita sociale e culturale». E ciò è vincolante per tutti gli Stati membri. La civilistica italiana pone da tempo attenzione alle persone anziane proprio perché l’età biologica si è allungata, e l’esigenza di protezione è sempre più urgente. «L’assistenza alle persone di una certa età (che spesso vivono sole) – ha precisato la relatrice – non può essere lasciata esclusivamente alle famiglie e neanche alle organizzazioni volontarie. La tutela che il nostro sistema offre, tradizionalmente era ripartita in due forme: interdizione e inabilitazione; forme di tutela che privano le persone della capacità di agire la quale viene limitata o eliminata quando il soggetto è incapace di intendere e di volere. In questi casi viene nominato un tutore che sostituisce il soggetto per ogni suo interesse economico e di cura. Azione che è definita potere sostitutivo». Dal 2004 è stata introdotta la figura giuridica dell’amministratore di sostegno. Così come per il tutore, anche l’amministratore di sostegno viene nominato dal giudice tutelare indipendentemente dall’età del soggetto, in quanto l’attenzione deve essere per la disabilità e non per l’età, in quanto la senilità è una delle cause maggiori che richiedono l’attivazione dell’amministratore di sostegno che può essere attivata dal giudice tutelare anche su richiesta dei famigliari o dei Servizi Sociali. «Tale attivazione – ha concluso il magistrato – tutela i diritti del soggetto fragile e la necessità di personalizzare ogni situazione, che a volte favorisce la soluzione delle liti familiari».
Per quanto concerne l’assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, con patologie in atto o con esiti delle stesse, nei vari interventi è stato precisato che possono fruire delle cure domiciliari consistenti in trattamenti medici, infermieristici e riabilitativi volti a limitare il declino funzionale e migliorarne la qualità di vita. Una volta dimesso dall’ospedale, ad esempio, il paziente torna ad essere un “malato a pezzi” che deve essere sottoposto a controlli passando da uno specialista all’altro senza essere visto da un esperto che sappia mantenere una visione d’insieme e, a riguardo, è il medico di famiglia che fa da “collante” nel predisporre, coordinare l’assistenza domiciliare programmata, (ADP), oppure l’assistenza domiciliare integrata (ADI), o l’ospedalizzazione domiciliare (OD). Inoltre, nell’ambito della cronicità la cura volta come healing (guarigione) da parte del medico di famiglia, può aiutare il paziente ad affrontare la minaccia della “disintegrazione”, recuperando il senso di connessione con il suo mondo e, per quanto possibile, il contatto su di esso. Ma poiché da tempo, ormai memorabile, bisogna fare i conti con la spending review e gli obiettivi da raggiungere da parte delle Asl, a volte viene meno il rispetto di questi diritti; pertanto, si impone la necessità dell’attuazione di una protezione anche giuridica, soprattutto nei confronti dell’anziano fragile, spesso solo e indifeso… È stato inoltre ricordato che l’avanzamento dell’età non modifica in nessun modo e in nessun caso né i diritti, né i doveri, né la libertà di qualsiasi persona, né i principi che sono il fondamento della dignità umana.
«Ma purtroppo – ha precisato chi scrive nell’introdurre la relazione della dr.ssa Dotta –, a causa della Riforma del Titolo V della Costituzione (2001) che riconosce l’autonomia alle singole Regioni, siamo di fronte a due emergenze: la precaria sostenibilità del sistema sanitario e la disomogeneità dell’offerta tra le Regioni». Conseguenza dunque, del federalismo sanitario che, come principale ed altrettanta conseguenza, ha creato la divisione dei cittadini, in particolare tra nord e sud; aspetto peraltro evidenziato anche dall’ultimo rapporto “Osservatoriosalute” che ha certificato, tra l’altro, come al sud del Paese si possa vivere in media anche quattro anni meno. «I nostri pazienti – ha concluso il dottor Bertagna, che è geriatra e medico di famiglia – hanno tanto bisogno di competenza professionale, ma anche di armonia e collaborazione tra i professionisti che costituiscono la loro unità di cura. Per questo la SISMED vuole rappresentare una risposta in termini di formazione, di ricerca scientifica e di educazione sanitaria».
Un impegno-dovere che questa Società scientifica rinnova ogni anno organizzando congressi ed incontri di formazione tra le diverse specialità mediche, sia in ambiti regionali che nazionale.