Con il FAI visite esclusive per le scuole dal 18 al 23 novembre: cosa visitare in Piemonte
Tornano nella settimana dal 18 al 23 novembre le “Giornate FAI per le Scuole”, manifestazione interamente dedicata alle scuole che da tredici anni il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS organizza in tutta Italia su modello delle Giornate FAI di Primavera e d’Autunno. Protagonisti dell’evento saranno gli Apprendisti Ciceroni, studenti appositamente formati dai volontari del FAI in collaborazione con i docenti, che accompagneranno altri studenti in visita nei Beni e nei luoghi da loro selezionati e aperti grazie al FAI, vivendo un coinvolgimento diretto nella valorizzazione del proprio territorio come parte attiva della comunità, e assurgendo a esempio per molti giovani in uno scambio educativo tra pari.
Le Giornate FAI per le Scuole si confermano un’esperienza formativa di grande efficacia e soddisfazione per tutti: unprogetto che trasforma, ispira per il futuro, rende protagonisti e diffonde passione per la conoscenza, da cui scaturisce il desiderio di proteggere quel patrimonio per sempre e per tutti, come è descritto nella missione del FAI.
Info: www.faiscuola.it; www.giornatefaiperlescuole.it – scuola@fondoambiente.it
Cosa visitare in Piemonte
Il Collegio delle Province e la piazza Carlo Emanuele II di Torino. Sede storica dei Reali Carabinieri sin dalla loro costituzione, dal 1865 a oggi ospita il Comando Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta, intitolato dal 1893 alla medaglia d’oro Chiaffredo Bergia (1840-1892). Il collegio fu edificato su volontà di Vittorio Amedeo II per ospitare studenti poveri, capaci, provenienti da tutto il regno sabaudo, da avviare a incarichi amministrativi o d’insegnamento; progettato da Bernardo Antonio Vittone (1704-1770), venne costruito tra il 1735 e il 1737 su un edificio preesistente. Caserma dal 1792, fu trasformato nel 1797 in quartiere militare, e assegnato al corpo dei Carabinieri Reali nel 1814. La facciata, con un alto basamento a finto bugnato e alte lesene, è caratterizzata dal bel portale in pietra. Il cortile interno è alleggerito da un loggiato al piano terra, ripreso nello stile al piano nobile. Apre sull’elegante atrio con raffinata decorazione a stucchi “rocaille”, dal quale si diparte uno spettacolare doppio scalone, caratterizzato da agili rampe a doppio arco, tese tra una maglia di esili pilastri. Nell’apprezzare il palazzo, è imprescindibile analizzare il contesto, ovvero la piazza Carlo Emanuele II, dal duca di Savoia a cui si deve l’ampliamento di Torino. Progettata da Amedeo di Castellamonte come piazza ducale a pianta ottagonale, nel 1678 per volontà della seconda Madama Reale, reggente per il figlio Vittorio Amedeo II, venne trasformata da ottagona a quadrata. Fino a metà ‘800 fu piazza del vino e poi mercato alimentare per tutto il ‘900. È delimitata a est dal palazzo Coardi di Carpeneto (Castellamonte), di fronte al quale sorge il complesso di case allora destinato al “ghetto nuovo”; a ovest dal Palazzo Roero di Guarene (facciata di Juvarra) e dall’edificio, che ospitava l’Albergo di virtù, ristrutturato nell’attuale NH Hotel. La completa la Chiesa di Santa Croce (Juvarra) con il suo Monastero. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo statale Regina Margherita e del Liceo scientifico Galileo Ferraris di Torino, Istituto I. S. Bosso-Monti di Torino e delle Scuole Salesiane di Lombriasco (TO)
Il Rifugio antiaereo II Guerra Mondiale di Sant’Antonino di Susa (To). Si trova nel giardino dei Medagli, in viale IV Novembre, di fronte alla stazione ferroviaria. È stato costruito nel 1943 a opera del Cotonificio Valle Susa e poteva contenere 100 persone. Il manufatto, realizzato in calcestruzzo a 4 metri sotto il livello di calpestio, è ricoperto in terra e non facilmente individuabile dall’alto. Di dimensioni contenute (circa 34 mq) sono ancora ben visibili una traccia per l’illuminazione elettrica e alcune condotte per l’areazione forzata, entrambi probabilmente azionate a pedali. La struttura era quella standard per edifici di questo tipo: una scala di accesso che conduce alla stanza dove erano collocate le panche per i rifugiati, una via di fuga di emergenza. Il rifugio santantoninese è l’unico edificio del genere ancora visibile in valle di Susa. La messa in sicurezza del rifugio è stata realizzata di concerto dall’amministrazione comunale, i Vigili del Fuoco del Distaccamento di Sant’Antonino – Borgone e l’Unitre. Quest’ultima ha curato la ricerca storica e la preparazione del materiale documentario, mentre il Comune ha provveduto alla recinzione dell’area di accesso. Il bene è stato riaperto al pubblico il 15 ottobre 2016. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’ITC Galileo Galilei di Avigliana (TO).
Il Duomo di Mondovì e il suo tesoro. La chiesa è dedicata a San Donato di Arezzo, vescovo e martire, la cui statua, scolpita da Giovanni Maria Quadrone, campeggia nella monumentale facciata. È la Cattedrale, ultima opera del grande architetto Francesco Gallo (Mondovì 1672-1750). Alla costruzione della chiesa, iniziata nel 1744, contribuirono Bernardo Vittone, Benedetto Alfieri e Filippo Nicolis di Robilant. Venne consacrata dal Vescovo Casati il 4 settembre 1763. La prima testimonianza della chiesa di San Donato risale al sec. XIII, quando il titolo venne portato sul “monte” dagli abitanti di Vico: e fu parrocchia dalla fine del Duecento, poi collegiata di Canonici e infine chiesa Cattedrale dal 1388. Il ricco apparato pittorico e le preziose testimonianze d’arte, insieme con l’aspetto più importante che è la celebrazione eucaristica e la presenza della cattedra del Vescovo, fanno della Chiesa madre uno dei più insigni monumenti della città di Mondovì. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni del Liceo Classico e Scientifico “Vasco, Beccaria, Govone”; dell’IIS “Giolitti, Bellisario”; dell’IIS “Cigna, Baruffi, Garelli” di Mondovì.
Basilica di San Gaudenzio a Novara. Un primo tempio dedicato a San Gaudenzio esisteva fin dall’841 al principio dell’attuale viale XX Settembre; l’edificio fu in seguito ricostruito e nuovamente consacrato nel 1298. Nel 1535, alla morte di Francesco II Sforza, il Ducato di Milano venne occupato dagli spagnoli dell’imperatore Carlo V. Novara divenne così città di frontiera e l’imperatore decise di trasformarla in una piazzaforte. Vennero allora smantellati tutti i borghi esterni alle mura. Scomparve l’antica basilica di San Gaudenzio che sorgeva fuori dalla cinta difensiva della città e il corpo del patrono fu portato nella chiesa di San Vincenzo e riposto in una grande corona di sasso di epoca romana. I Novaresi hanno da secoli usato un termine prettamente locale per indicare il luogo della venerazione e devozione per il santo patrono: scurolo. La parola è di derivazione dialettale lombardo-piemontese e serve per designare gli apparati dove venivano conservati i corpi dei santi, vale a dire le cripte poste al di sotto degli altari. Uno scurolo quindi non sarebbe altro che è una cripta posta al di sopra della quota del pavimento con qualche vantaggio scenografico in più. Si trovano due scale di accesso ai lati, utili per regolare il flusso dei devoti, ma anche spettacolari nell’impianto spaziale perché permettono di introdurre elementi di raccordo solenni come nei palazzi e nelle ville. La soluzione in alzato garantisce una visibilità maggiore della custodia del santo lasciando inalterato lo spazio della liturgia nella chiesa. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’ITC Istituto Immacolata di Novara
Mulino Capittini di Galliate (No). Sorge nelle vicinanze del Comune di Galliate all’interno della campagna che circonda il paese. La sua collocazione è dovuta alla presenza del Diramatore Vogevano, le cui acque sono state fondamentali per il funzionamento del mulino stesso. Oggi il Mulino è costituito dal Museo, la parte più antica di tutto il complesso, diviso in locali per la produzione e locali di vita quotidiana, e dalla parte di azienda più moderna nella quale oggi si lavora il riso derivante dalle coltivazioni. In origine si trovava all’interno del Parco del Ticino, poi a seguito della costruzione di quello che oggi è il Diramatore Vigevano e quindi alla presenza dell’acqua, fu costruito in località Montereggio. La Riseria Capittini è stata fondata nel 1881 da Giuseppe Capittini. Inizialmente l’attività era solo molitoria, trattandosi cioè di trasformare per conto terzi i cereali grazie a tre mole a palmenti (sasso) e di produrre olio di semi da distribuire nel circondario. Durante la Seconda Guerra Mondiale i fratelli Pietro, Valentino e Livio Capittini avviarono anche l’attività di pilatura del riso. Nel corso degli anni, con l’aumento della richiesta di riso, la tecnica si è sempre più affinata, consentendo alla Riseria Capittini di ottenere un riso di qualità molto apprezzato. La Riseria è oggi un luogo destinato totalmente alla lavorazione del riso, grazie ai sofisticati e moderni macchinari utilizzati. Una prima parte dell’azienda è però destinata a Museo: in una prima sala si possono vedere le vecchie macine originali del 1881 e tutti gli attrezzi utilizzati per la produzione di farine. Gli ambienti superiori, egregiamente allestiti, rievocano la difficile vita contadina grazie al racconto degli oggetti antichi raccolti dalla famiglia Capittini, non solo destinati alla vita quotidiana ma anche ai passatempi. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto Comprensivo italo Calvino di Galliate (NO).
Le sculture di Antonio Brilla nella Cappella Madri Pie a Ovada (Al). Nel 1826, per volontà testamentaria della marchesa Giulia Fieschi Spinola, giunsero in Ovada le prime Madri Pie, per fondare una scuola per le fanciulle meno abbienti. Acquistarono Palazzo Maineri e vi rimasero per tutto il secolo. Nel 1862 aprirono un convitto femminile, una scuola materna e le prime scuole elementari con personale docente proprio in una sede provvisoria, poi nel Palazzo Santa Caterina, fatto costruire nel 1882. Nel 1876 fu aperta al pubblico la Cappella S. Maria Sedes Sapientiae; furono quindi acquistati Palazzo Scassi – Buffa e l’annesso giardino. La chiesa S. Maria Sedes Sapientiae, esempio di architettura ottocentesca, ha forma circolare; i fondali lungo le pareti, di un leggero colore azzurro, esaltano i bassorilievi e le statue, opera del Cav. Antonio Brilla di Savona. La volta della cupola rappresenta un cielo aperto con angeli e raggi di luce. La bellissima statua della Madonna, in marmo di Carrara, posta sul prezioso altare maggiore, è opera dello scultore Giuseppe Frumenti di Savona. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’Istituto Santa Caterina di Ovada
Il Monastero della Visitazione a Vercelli. L’edificio del Monastero della Visitazione si trova nel centro della città. Nel 1804 fu adibito a sede del Collegio di Vercelli, dove insegnò lo scienziato Amedeo Avogadro di Quaregna (1809-19). Nel 1836 gli edifici monastici furono dati in uso alla vicina caserma di cavalleria e la chiesa divenne stalla e infermeria. Nel 1844 una radicale trasformazione degli edifici prevedeva, tra l’altro, la pressoché totale scomparsa dell’antico chiostro, ma fortunatamente la proposta non ebbe seguito. Dopo la scoperta di pregevoli affreschi cinquecenteschi, attribuibili in parte a Eusebio Ferrari, staccati e ora conservati presso il museo Borgogna di Vercelli, nel 1964 l’edificio è stato sottoposto al vincolo monumentale. Visite a cura degli Apprendisti Ciceroni dell’I.I.S. “A. Avogadro”; I.I.I. “Lagrangia” Vercelli e della scuola secondaria di I grado Pertini di Vercelli.
Qui l’elenco completo dei luoghi su: https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-per-le-scuole/