Coppia torinese bloccata in Kenya dove stava svolgendo attività di volontariato
TORINO. Da oltre un mese Lallo De Giosa e la moglie Gianna De Masi sperano di trovare un volo che li possa riportare a casa. Dall’inizio di febbraio sono infatti bloccati in Kenya a causa dell’assenza di voli che permettano loro di fare ritorno in Italia, vista l’emergenza Coronavirus. Per il momento la loro sembra essere un’attesa vana.
La De Masi, ex assessore dell’Istruzione a Rivoli e Rivalta, e De Giosa, ingegnere e ambientalista, si trovano a Nairobi per svolgere attività di volontariato in un orfanotrofio, dove si recano almeno una volta l’anno a dare una mano a chi è in difficoltà, in paesi dove c’è sempre bisogno di un aiuto, di un supporto. A maggior ragione quando si ha a che fare con bambine e bambini che una madre e un padre, per via di un destino beffardo, non ce l’hanno.
Nel Torinese è partita una raccolta firme a sostegno della loro domanda di rientro. “Da oltre un mese sono in contatto con l’ambasciata italiana di Nairobi alla ricerca di un volo per rientrare in Italia, ma non vedono ancora, neppure in prospettiva, alcuna possibilità concreta”, ha spiegato Ezio Bertok intervistato dal periodico locale Luna Nuova: con un gruppo di amici sta cercando di dare risalto a questa situazione che diventa ogni giorno più difficile. L’unico volo partito dal Kenya dopo il blocco risale infatti a fine marzo, ma l’aereo è stato riempito dai molti turisti imbarcatisi a Mombasa. «Da allora l’ambasciata sembrerebbe essere in attesa di una autorizzazione a organizzare un altro volo in accordo con le autorità locali e questa dovrebbe arrivare dalla Farnesina», commenta sempre Bertok.
La figlia Elena De Giosa ha pubblicato su Facebook il servizio che il Tg3 ha dedicato ai genitori, con questo9 commento: “È arrivato il momento di condividere la storia di Gianna e Lallo, i miei genitori! Dopo mesi che esprimevano il piacere di andare a prestare il loro tempo da volontari da qualche parte nel mondo, a fine gennaio sono partiti per il Kenya e in particolare per un piccolo villaggio fuori Nairobi. Sono andati a stare presso Nijuru Progressive Center, un orfanotrofio a cui anch’io personalmente sono molto affezionata da tanti anni. Sì sono trovati bene e hanno svolto molte attività per e con i bambini anche grazie all’aiuto di molti amici che li hanno sostenuti emotivamente ed economicamente mandando il loro contributo. Data l’emergenza mondiale la situazione si è complicata anche per loro e dopo un periodo di serenità e un po’ di rassegnazione hanno voluto e vogliono raccontare la loro storia legata alle difficoltà sul loro rientro a casa”.